Democrazia in sofferenza, come curarla?

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Non è un tema caldo, certo lo è molto meno di altri, ma se ne sta discutendo e potrebbe venire presto in primo piano, perché ci sono forze politiche interessate a proporlo. Si tratta di una ipotesi di parziale riforma del sistema elettorale nei Comuni con più di quindicimila abitanti.

Attualmente la legge (che è una legge nazionale, non locale) prevede la elezione diretta del sindaco, con doppio turno; vale a dire con ballottaggio fra i due candidati più votati, se al primo turno nessuno raggiunge la maggioranza assoluta dei voti (cinquanta per cento più uno). Il consiglio comunale invece viene eletto con sistema proporzionale, ma è previsto un discreto pacchetto di seggi in più per le liste apparentate con il vincitore della corsa a sindaco. Fin qui, la legge che abbiamo ora e con la quale abbiamo eletto i nostri sindaci negli ultimi decenni. Adesso circola una proposta di modifica, secondo la quale sarebbe eletto sindaco direttamente al primo turno (dunque senza bisogno di ballottaggio) il candidato più votato; si farebbe comunque il ballottaggio fra i primi due, qualora il primo non avesse raggiunto il 40% dei voti.

Perché è una proposta delicata che farà discutere? Perché molti ritengono (ma è tutto da vedere) che questa regola avvantaggerebbe più l’attuale maggioranza di governo (più compatta) che l’opposizione (più frammentata e litigiosa al suo interno). Insomma: sembra più probabile che a vincere raggiungendo la soglia del 40% siano i candidati del centrodestra che quelli del centrosinistra; mentre si è visto che al secondo turno il centrosinistra riesce meglio a trovare quella compattezza che non aveva al primo turno. Si capisce che è un discorso tutto basato su ipotesi sfuggenti e indimostrabili.

Il centrosinistra ha annunciato che si opporrà alla proposta di riforma perché sarebbe poco giusto e poco ragionevole premiare con la maggioranza assoluta chi nell’elettorato ha una maggioranza solo relativa. E su questo si può essere d’accordo sul piano dei princìpi; però sta di fatto che il maggioritario a turno unico (senza ballottaggio) è già in vigore in tutti i Comuni con meno di 15.000 abitanti, e nelle elezioni regionali. Poi c’è il fatto che quando si vota per il secondo turno l’affluenza degli elettori, già bassa, scende ancora di più. Conclusione: la democrazia è in sofferenza, ma cambiare i sistemi elettorali non è un rimedio efficace.

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