Discorso del Presidente della Giunta regionale dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti

In occasione della visita dell'Arcivescovo di Perugia - Città della Pieve

Palazzo Cesaroni, 21 giugno 2005 Sono lieta di dare il benvenuto, a nome della Regione Umbria, a mons. Chiaretti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, interprete della forte tensione morale, unità all’impegno sociale che anima la Chiesa umbra in questo inizio millennio. La Chiesa, e quella umbra in modo particolare, per la responsabilità che porta per essere terra di san Francesco e san Benedetto e per essere stata scelta Assisi come terra privilegiata per il dialogo interreligioso, ha davanti a sé un impegno di ‘apertura al mondo’ e di ‘progettualità nuova’, volto a dare un contributo credibile alla costituzione di una società più giusta e a misura d’uomo, a rifiutare irrazionalità e fondamentalismi e a contrastare la tendenza a chiudere l’atto di fede nell’intimismo e nelle emozioni. Una così feconda impostazione del proprio ‘essere nel mondo’ da parte dei cattolici e delle loro istituzioni religiose non può che richiamare l’analoga e speculare impostazione di noi istituzioni civili che abbiamo inteso puntare, nel rispetto della propria laicità, non su una presunta autosufficienza nella battaglia per la costruzione di una società migliore, ma sulle sinergie, sul metodo del dialogo, della negoziazione per la soluzione dei conflitti, della collaborazione per la soluzione dei problemi. Un cammino di proficua collaborazione, che ha significato assumersi anche la responsabilità di alcuni gesti altamente simbolici e di scelte concrete che permettessero di ‘dare gambe alla speranza’, è stato avviato da tempo anche in questa regione. Ricordo l’osservatorio sulle Povertà in Umbria, istituito per iniziativa della Giunta regionale e della Conferenza episcopale umbra, che ha iniziato la sua attività nel 1995 ‘in modo da corrispondere, attraverso il perseguimento di più elevati traguardi di civiltà, alle più alte tradizioni dell’Umbria e delle sue città’. Altri esempi sono stati la collaborazione in occasione del Grande Giubileo del 2000 e quella, tuttora in corso, nel campo della lotta contro l’usura, che vede l’impegno corale della società, delle istituzioni e della Chiesa umbra. Penso alla grandissima collaborazione che sta alla base della Convenzione tra Regione e Ceu per la cura dei beni culturali e dei monumenti che si è esplicitata nella Legge regionale sul sistema museale regionale. Vorrei ricordare la scelta di Assisi da parte di Giovanni Paolo II, quale sede di incontri interreligiosi di eccezionale rilevanza, che hanno valorizzato la vocazione della nostra regione ad essere terra di pace e di dialogo tra le culture, a partire dall’esempio di san Francesco. Il primo dei valori che fonda la collaborazione fra credente e non è la dignità della persona. I valori rivoluzionari di umanità, fraternità, solidarietà, carità, giustizia i credenti li basano sulla Rivelazione, ed i laici non credenti sulla ragione e la cultura. Ma gli uni e gli altri su questi stessi valori fondano oggi gli stessi diritti. Il diritto alla libertà, all’uguaglianza. Il diritto al rispetto e alla giustizia. Il diritto alla libera manifestazione del pensiero ed espressione di culto. Il diritto all’emancipazione da ogni stato di inferiorità. Questi diritti sono sanciti dalle nostre Carte fondamentali, prima fra tutte la Costituzione della Repubblica italiana e, anche dal nuovo Statuto dell’Umbria, ove è solennemente affermato che la Regione assume come valori fondamentali la cultura della pace, della non violenza e il rispetto dei diritti umani; la cultura dell’accoglienza, della coesione sociale, delle differenze; la qualità del proprio ambiente; il patrimonio spirituale fondato sulla propria storia civile e religiosa. Sappiamo da quale storia di progresso, ma anche di controversie, dispute, lotte e anche guerre fra uomini di religioni diverse sia segnata la nostra civiltà occidentale. Sappiamo come sia difficile mantenere il rispetto e la tolleranza reciproca. Istituzioni autonome e laiche, rispettose di tutti i valori di singoli o gruppi che in esse regolano la propria vita, costituiscono la garanzia più forte perché prevalga sempre il rispetto e il dialogo.Se poi allarghiamo l’orizzonte oltre i confini regionali, crescono a dismisura terreni di possibile impegno congiunto. Penso in modo particolare alla difesa dei diritti solennemente proclamati dalle convenzioni internazionali, ma troppo spesso violati in modo clamoroso, all’ignobile sfruttamento dei minori ed alla condizione femminile in molte parti del pianeta, alla necessità di contribuire alla costruzione di un mondo più giusto, in cui la globalizzazione non sia il dominio di pochi, ma coincida con l’opportunità di acquisire condizioni di dignitoso benessere anche per i Paesi poveri. Penso al forte impegno in Malawi della Sua diocesi, che anche noi sosteniamo insieme, e della Regione in Palestina e Brasile, ai temi della pace, e ancora al dialogo fra diverse civiltà, culture, sensibilità, a partire da corrette relazioni con i nuovi cittadini immigrati in Umbria. Penso alla prevenzione e contrasto del razzismo e della violenza terroristica. Compiti difficili ma che siamo sicuri hanno sempre potuto (e potranno) contare sul sostegno e sull’incoraggiamento delle Sue parole e delle Sue iniziative. È sulla base della fiducia e collaborazione reciproche che si possono affrontare con lucidità i problemi, pur complessi e difficili, del momento presente, e spingere lo sguardo verso il futuro, interrogandosi sul contributo che l’Umbria può dare agli sviluppi della civiltà umana. (Trascrizione non rivista dall’autore)