Distretti industriali: un approccio territoriale allo studio dell’economia locale

Territorio e economia locale. Il punto di vista di un economista

Le argomentazioni che seguono sono tratte (con qualche adattamento) dal capitolo introduttivo del volume Esperienze di sviluppo locale e dinamiche dell’industria manifatturiera umbra, a cura di P.Grasselli e F.Musotti, presentato giovedì otto maggio nella Facoltà di Economia dell’Ateneo perugino. Un nutrito filone di studi, che in Italia fa capo al prof. Giacomo Becattini, dell’Università di Firenze, ha sviluppato un approccio analitico (e strategico) che attribuisce al “territorio” un ruolo centrale per il possesso e l’apprendimento di conoscenze, culture, valori, tradizioni, che risultano decisivi nell’attuale confronto competitivo. Un territorio, insomma, che va concepito come spazio reale, concreto, storico, che influisce sulla produzione ed è interconnesso con i processi di crescita e di sviluppo. l profilo territoriale dell’analisi offre altresì l’opportunità di prendere in esame eventuali aggregazioni interregionali (di cui si è parlato, negli ultimi anni, anche per l’Umbria, in occasione di incontri organizzati dall’Associazione Nemetria) fondate su interessi comuni, rivolte alla costituzione o al rafforzamento di filiere produttive, al collegamento con specifici bacini di domanda. Sotto i profili indicati, se consideriamo le realtà produttive territoriali nel contesto umbro, si avverte l’importanza di approfondire: le caratteristiche dei processi produttivi, le molteplici varietà -sia per intensità che per finalità- dei rapporti tra imprese, le modalità dei processi innovativi (di prodotto, di tecnologia e organizzazione, di mercato), le prevalenti strategie aziendali; oltre a ciò, i collegamenti tra economia e istituzioni, e più in generale le connessioni di maggior rilievo tra attività economiche e società locale. Tra le principali indicazioni a tutt’oggi disponibili in tema di aggregazioni territoriali di imprese appartenenti al manifatturiero umbro, ricordiamo che l’Istat ha individuato, nel 1995, con riferimento al Censimento 1991, sul territorio nazionale199 entità denominate “distretti industriali”, di cui 5 in Umbria. L’individuazione si è basata, tra l’altro, sulla configurazione geografica dei cosiddetti “sistemi locali del lavoro” e sui caratteri della concentrazione territoriale dell’occupazione manifatturiera nelle unità locali fino a 249 addetti. Tali distretti includono Assisi ed Umbertide per il Tessile-Abbigliamento, Città di Castello per la Carta e Poligrafiche, Gualdo Tadino e Marsciano per i Prodotti per l’Arredamento. Sia pure sulla sola base di indicatori molto sintetici, l’Umbria mostra dunque al suo interno realtà territoriali specifiche, con alcuni caratteri tipici (in termini di flussi del mercato del lavoro e di concentrazione territoriale dell’occupazione) che suggeriscono la presenza di sistemi locali di piccola e media impresa; per conoscere i tratti più qualificanti di tali sistemi, occorrono però indagini ulteriori, specificamente approfondite. In uno studio recente, compiuto da F.Musotti, A. Benni, C. Montesi e M. Cossignani (e coordinato dal sottoscritto insieme a F. Musotti) si è cercato di analizzare, seguendo l’approccio indicato in precedenza, l’assetto produttivo manifatturiero operante in alcune aree dell’Umbria: dall’Alta Valle del Tevere Umbra, all’area ternana, al Nursino. Corrispondentemente, si sono segnalati i caratteri più importanti di questi sistemi locali e alcune connessioni col paradigma distrettuale. Gli studi presentati in questo volume sono particolarmente funzionali ad un approccio di politica dello sviluppo locale di tipo “neo-istituzionale”, attento alle caratteristiche socio-culturali di un territorio, e orientato a potenziare la dimensione sia competitiva che cooperativa tra gli attori sociali, in direzione di un appropriato mix di efficienza e di giustizia. Di recente, con molta enfasi si è dato avvio in Umbria al cosiddetto “Patto per l’innovazione e lo sviluppo”; esso si propone di costruire un percorso di crescita volto a promuovere e rafforzare l’accesso della produzione regionale ai mercati globali, su una base di diffusa concertazione e costante monitoraggio e verifica, ex ante, in itinere ed ex post, delle iniziative intraprese per lo sviluppo locale. Per un’efficace azione innovatrice occorre però una conoscenza adeguata della situazione di partenza, a cui si vuole applicare tale azione. Riteniamo che le ricerche qui pubblicate possano indicare punti di forza e di debolezza, e potenzialità di sviluppo, delle realtà indagate, e soprattutto possano contribuire alla diffusione del corrispondente metodo di indagine. In presenza di analisi accurate del tipo indicato, la promozione dello sviluppo del tessuto suddetto può realizzare la sua massima fecondità. E’ interessante notare che la maggior parte delle strategie proposte nel Patto puntino proprio sul rapporto tra produzione, popolazione e territorio. La piena corrispondenza di economia e territorio, nel rispetto di principi condivisi di democrazia, di tolleranza e di reciproco rispetto, può avvicinare significativamente alla realizzazione del “Bene comune”, inteso come valorizzazione piena di ciascun membro della comunità, sotto il profilo personale e sociale: se ne deduce l’estrema rilevanza delle possibili applicazioni di un’analisi che si proponga di illuminare, in tutti i suoi aspetti, la dimensione territoriale dell’assetto produttivo.

AUTORE: Pierluigi Grasselli