Don Nello, il sacerdote-pittore

Fino al 6 settembre Corciano espone in una mostra le opere di don Palloni e dei suoi maestri Dottori e Bruschetti

‘Era nato per fare il pittore, eppure ha fatto soprattutto il prete, e molto bene. Il mattino dopo la messa, percorreva la ripida salita che dalle due chiese di San Barnaba, la vecchia e la nuova, lo conduceva a una cappella dove indossava il camice bianco per officiare l’arte, il restauro e il magistero del disegno e della pittura, arte sacra soprattutto, ma anche profana a non pochi giovani’.

Così Massimo Duranti ricorda l’amico sacerdote ‘ pittore don Nello Palloni nel suo saggio contenuto nel catalogo sulla mostra ‘Don Nello Palloni e i suoi maestri’ inaugurata sabato scorso a Corciano alla presenza, tra gli altri, del sindaco Nadia Ginetti, di mons. Giuseppe Chiaretti e dei curatori Antonio Carlo Ponti e Alessandra Tiroli. Quest’anno ricorre il centenario del Futurismo e ‘quale occasione migliore se non questa – spiega Duranti – per celebrare l’arte di don Nello considerato, a torto o a ragione, l’erede perugino del Futurismo’.

Accanto alle sue opere, esposte presso la Sala dell’Antico Mulino del Palazzo Comunale, sono state raccolte anche quelle di due tra i suoi principali maestri: Gerardo Dottori e Alessandro Bruschetti protagonisti indiscussi del Futurismo umbro. ‘Dottori, il grande maestro a livello internazionale dell’aereopittura – sottolinea Duranti – col quale l’approccio fu molto graduale, quando ormai il maestro era avanti con gli anni. Bruschetti, seppure molto più giovane di Dottori, ‘nominato’ futurista nel 1931 dallo stesso Marinetti, accostato ai futuristi in molte edizioni della Biennale di Venezia e in quella di Roma, col quale imbastì una vera amicizia’. Di loro sono state raccolte quasi una trentina di opere: dei due maestri solo pochi, ma significativi, esempi di pittura delle stagioni più mature. ‘Di don Nello, invece, abbiamo esposto anche le primissime esperienze, forse un po’ incerte, ma che chi come noi fa storia dell’arte – sostiene Duranti – deve avere il coraggio di esporle insieme alla produzione più matura’.

Un excursus artistico che comprende anche la produzione della pittura su acciaio, realizzata tra gli anni ’70 e ’80 e che ricorda molto la lezione dei due maestri, oltre ad alcuni bozzetti inediti di arte sacra realizzati in mosaico o in vetro nelle chiese perugine. Tra questi quello relativo al recente mosaico della cappella di Santa Maria della Misericordia e alcuni bozzetti della sua chiesa di San Barnaba.

‘Sappiamo che Palloni apprese tutte le tecniche possibili da Bruschetti – ricorda Duranti – dall’affresco al restauro, dalla pittura murale alla progettazione di vetrate. Il suo eclettismo lo portò negli ultimi anni a realizzare molte vetrate per le chiese di Perugia: da quelle per la chiesa del Bellocchio alla chiesa di Tuoro sul Trasimeno, di Castel del Piano, di Preggio fino alla parrocchiale di San Biagio e Savino a Perugia e alla modernissima vetrata per concezione e tema della cattedrale di San Lorenzo a Perugina voluta da mons. Giuseppe Chiaretti per il Giubileo.

Manuela Acito

Don Guerriero Giappesi, oltre 40 opere in mostra.

Fu maestro di disegno di don Nello e grande artistaIn una sala accanto, sempre nel Palazzo comunale, Corciano, sua città natale, ha voluto dedicare una mostra anche a don Guerriero Giappesi. Il maestro vicino all’allievo. Di Nello, don Guerriero fu infatti maestro di disegno al tempo del seminario. Un maestro esigente che si diceva in giro dicesse di lui ‘non capezza niente’. Salvo poi ricredersi anni dopo ‘ racconta Duranti – ‘ammettendo che ‘Giotto aveva superato Cimabue”.

Nato nel 1885, terminati gli studi teologici si iscrisse all’Accademia di Belle Arti ‘Pietro Vannucci di Perugia’ dove ottenne l’abilitazione all’insegnamento del disegno nelle scuole. Fu per un breve periodo parroco di Fontana, poi di Taverne di Corciano fino alla morte avvenuta nel 1977. Il suo stile non si rifà a nessun movimento particolare e, secondo chi lo ha conosciuto, gli si farebbe un gran torto a volergliene affibbiare uno, poiché lui mai si pose questo problema. Dipingere per lui significava meditare, pregare, cantare. Di lui si conserva un’autobiografia nella quale sono raccolte, a mo’ di catalogo, le numerose opere realizzate. Una guida preziosa ‘ spiega Alessandra Tiroli nel suo saggio al catalogo ‘ anche se incompleta del suo lungo lavoro.

‘In cima all’elenco – scrive Tiroli – cita le pergamene, nelle quali profuse tutte le sue abilità di decoratore paziente e fantasioso e per le quali era diventato ricercatissimo. Tra le opere grafiche segnala invece tra le altre la cartolina realizzata ‘come ricordo mostra d’arte sacra a Perugia 1907′ e il libricino miniato con la messa degli sposi per le nozze di Imelde Sticco, sorella di Maria. Eseguì miniature, tele e pitture murali per molte chiese come diverse decorazioni di edicole. Suoi cavalli di battaglia furono i battisteri: eseguì Battesimi di Cristo a Santa Lucia dei sobborghi, a Pruneto, a San Mariano, a Corciano. Molte opere sono conservate in collezioni private. Realizzò inoltre scenari e quinte per teatri. Per le sue doti disegnative fu richiesto anche per la progettazione di bende: nel 1909 ideò quella di Sant’Antonio abate di Corciano’.

Una carriera lunga e prolifica la sua, alla quale si rende parziale giustizia con questa mostra espositiva di circa una quarantina di opere. Tra quelle esposte molte sono di proprietà della famiglia, soprattutto miniature e pergamene. Ci sono poi pitture su tela e tavola come quelle di San Vito, della Madonna delle rose, di sant’Antonio abate o opere provenienti dalla parrocchia della Pievania, o da Taverne.

AUTORE: M. A.