Donne oggetto (di violenza)

Il 5 marzo era la Giornata europea per la parità retributiva. Quelli lavorativi però non sono i soli problemi femminili, come documenta Telefono Donna anche in Umbria

Anche in Umbria la violenza sulle donne è un fenomeno diffuso e ancora in gran parte sommerso. Ci sono tanti episodi di cronaca recenti a dimostrarlo. Donne di ogni età offese, umiliate e picchiate anche davanti ai figli. Donne aggredite e violentate in auto, per strada o in casa. Donne sfruttate e costrette a prostituirsi. Fatti i cui protagonisti, italiani e stranieri, appartengono a tutte le classi sociali. Dal monitoraggio eseguito da Telefono donna del Centro pari opportunità della Regione risulta che spesso le vittime hanno difficoltà a denunciare le violenze che subiscono: per vergogna, perché le umiliazioni subite e la paura che la violenza si ripeta annientano l’autonomia e l’autostima, e per timore del giudizio sociale. Ancora oggi infatti resiste una legittimazione culturale della violenza sulle donne, soprattutto quella domestica, che rimane circondata da omertà, silenzio e luoghi comuni. È il caso di un 32enne arrestato nel gennaio scorso a Foligno mentre inseguiva la moglie con un coltello in mano dopo averla picchiata. “Perché vi intromettete? – si sarebbe giustificato con i carabinieri. – È una faccenda privata, di famiglia”. Difficile ricavare statistiche e dati ufficiali. A livello nazionale, quelli sul fenomeno della violenza fisica e sessuale contro le donne sono stati forniti dall’Istat nel 2007 con una indagine su un campione di 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni. Una su tre ha ammesso di avere subìto almeno una volta durante la sua vita una violenza fisica o sessuale. Dallo studio emerge che la maggior parte dei maltrattamenti sono compiuti dal partner, come il 69,7% degli stupri. Circa il 90% delle vittime non denuncia l’aggressore. Un altro dato impressionante di questa indagine: i maltrattamenti sono la principale causa di morte delle donne tra i 16 e i 50 anni. Statisticamente precedono le morti per incidenti stradali e per malattie. Per quanto riguarda le donne intervistate dall’Istat, in Umbria la percentuale (28,6 per cento) di quelle che hanno subito violenze fisiche e sessuali era lievemente inferiore alla media nazionale. Il 6,4% aveva inoltre confessato di avere subito queste violenze proprio negli ultimi dodici mesi. La situazione non è sicuramente migliorata negli ultimi anni. Solo nel 2010 in Umbria sono state 433 le donne che hanno chiesto aiuto al Centro pari opportunità, non solo per le violenze ma anche per discriminazioni di vario tipo nella società e nel mondo del lavoro, e per la incapacità di congiunti e parenti di accettare la libertà e l’autonomia da loro rivendicata. Donne quindi non solo oggetto di violenze fisiche ma anche psicologiche e di discriminazioni di vario tipo. L’ultimo rapporto della Commissione Ue, reso noto in occasione della Giornata europea per la parità retributiva del 5 marzo scorso, ha documentato che le donne continuano a guadagnare in media circa il 16,5 per cento in meno degli uomini nei Paesi dell’Unione europea. La situazione è migliore in Italia, ma il fenomeno esiste e rispecchia – spiegano gli esperti di Bruxelles – le difficoltà che incontrano le lavoratrici a conciliare lavoro e vita privata. Molte donne si vedono infatti costrette a prendere congedi di maternità o a lavorare part-time. “Abbiamo deciso, come Giunta regionale, di cogliere una sfida complessa; abbiamo assunto un preciso impegno politico di cambiamento, vogliamo contribuire alla costruzione di una cultura che riduca i rischi di violenza sulle donne in questa regione” ha dichiarato la presidente Catiuscia Marini, intervenendo recentemente ad un seminario su questo problema. Dopo avere ricordato che “bisogna investire sulle giovani generazioni per rendere le donne più forti” la Marini ha detto che la strada intrapresa dalla Giunta è quella di “mettere insieme le dimensioni culturale e sociale del problema, con i contributi provenienti dai diversi soggetti coinvolti, a cui fanno capo diversi livelli di responsabilità. La meta – secondo la presidente – è dotare l’Umbria di provvedimenti realmente efficaci per contrastare la violenza sulle donne e per migliorare la rete dei servizi, così da costruire una piena cittadinanza di genere”. Infibulazione, un problema che riguarda anche l’ItaliaOgni anno in Italia tra le 2.000 e le 3.000 donne sono a rischio infibulazione. È il dato emerso da uno studio del 2011 dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà. Le ultime stime del ministero dell’Interno parlano di 40 mila donne infibulate che vivono in Italia, il numero più alto tra i Paesi europei. Dal 2006 in Italia c’è una legge specifica che punisce con la reclusione da quattro a dodici anni “chi, senza esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili”. Ma non basta. La Giunta regionale ha costituito un pool di ricerca per indagare sul fenomeno delle mutilazioni genitali femminili in Umbria. A CHI CHIEDERE AIUTOIl servizio Telefono Donna opera a livello regionale attraverso le sedi di Perugia e Terni (numero verde 800 861126). Il servizio di Pronto intervento sociale è attivo 24 ore su 24 e si occupa anche di problematiche riguardanti i minori, e in genere di persone che si trovano in situazioni di grave disagio e difficoltà e richiedono un soccorso immediato (numero 340 1780004). Per ascoltare e sostenere chi subisce violenza dal 2006 il dipartimento per le Pari opportunità ha attivato un numero di pubblica utilità: il 1522. Questo servizio è lo strumento operativo con cui orientarsi nella Rete nazionale antiviolenza: un sistema di centri e servizi pubblici e privati che mira a fornire supporto terapeutico e sostegno psicologico. In Italia ci sono circa 100 sedi di Centri di ascolto e antiviolenza, che di solito sono gestiti da associazioni di donne.

AUTORE: Enzo Ferrini