Dove c’è vita c’è felicità

Giornata per la vita. Testimonianze e Messa per i nuovi nati

Anche l’archidiocesi di Spoleto-Norcia, così come le altre Chiese del mondo, ha celebrato la 33a Giornata per la vita, dal tema “Educare alla pienezza della vita”. Due i momenti organizzati in collaborazione con il reparto di Ginecologia ed ostetricia dell’ospedale di Spoleto, con l’associazione Scienza e Vita e con il Movimento per la vita: “Racconta la vita” tenutosi sabato 5 febbraio all’auditorium della Scuola di polizia, e la “Messa per i nati nell’anno” tenutasi, invece, domenica 6 nella chiesa di S. Pietro a Spoleto. Al di là di ogni previsione la partecipazione della gente. Oltre quattrocento persone – tantissime giovani coppie con bambini – hanno riempito il grande auditorium della Scuola di polizia; altrettante sono salite nella chiesa di S. Pietro per la Messa dei nati nell’anno. “Noi – ha affermato l’arcivescovo Renato Boccardo nel saluto iniziale alla tavola rotonda di sabato 5 febbraio – crediamo che nella creatura umana vi sia l’immagine di Dio. E ciò che va contro la vita e l’amore ci fa rabbrividire”. La tavola rotondaCon questo spirito sul palco della Scuola di polizia alcune persone, moderate dal vaticanista della Rai Fabio Zavattaro, hanno raccontato la vita, la loro esperienza di vita. La prima a prendere la parola è stata Carla Erbaioli, ostetrica all’ospedale di Spoleto, che ha parlato del contatto che si instaura tra la levatrice e la mamma. “L’ostetrica – ha detto – è colei che non giudica, ma accompagna. Le sue mani sanno essere calde e fredde secondo le circostanze. All’interno della sua borsa non possono mai mancare l’amore e la passione per la vita”. Giuseppe Muni di Castel Ritaldi ha parlato della gioia che sta vivendo con sua moglie e cioè l’attesa del loro primo figlio che nascerà a giugno. “La pancia della mia sposa – ha detto il 33enne – è un po’ la mia piccola terra: nell’abbracciarla è come se abbracciassi me stesso, mia moglie, mio figlio. Ci stiamo preparando ad accogliere la vita tra le nostre braccia, ma anche lui ci dovrà accogliere con i nostri pregi e difetti”. Poi, è stata la volta di Francesca e Guido Camanni. Sposi da dieci anni, fanno parte dell’associazione “Comunità Giovanni XXIII” (quella fondata da don Oreste Benzi) e vivono nel convento dell’Annunziata a Capro di Bevagna. Hanno adottato tre figli diversamente abili – Pio, Paolo e Zoe –, che nessuno voleva, e che, secondo la decisione di altri, avrebbero dovuto trascorrere i loro giorni in un istituto. Invece la volontà di Dio era diversa, aveva stabilito che per loro si aprissero le porte di una famiglia. Quella di Guido e Francesca. E proprio Guido per spiegare la loro scelta ha detto: “Gli uomini hanno inventato gli istituti, Dio ha pensato alla famiglia per far crescere i bambini”. Oltre ai tre figli adottati, ne hanno altri in affido. Ad oggi sono passati nella loro casa 32 persone. “La vita è un’esplosione – ha detto Francesca -. Ti trasforma, ti travolge, non possiamo fermarla, va oltre quello che tu vuoi. Noi siamo felici perché dov’era sterilità oggi c’è fecondità”. Pietro e Daniela Mochetti di Turrita di Montefalco hanno invece raccontato come l’arrivo del piccolo Federico, nove mesi fa, abbia cambiato positivamente gli equilibri familiari. “Grazie al percorso pre-matrimoniale che abbiamo fatto a Cannaiola di Trevi – ha detto Daniela – abbiamo capito l’importanza dei figli in una coppia. Insieme a mio marito abbiamo scelto di non fare l’amniocentesi in quanto eravamo pronti – grazie al sostegno della preghiera – ad accogliere la vita comunque”, sia nella normalità che nella disabilità. Simonetta Mancini, sposa e mamma spoletina, ha letto la lettera di Luca Russo, papà di un bambino che vive attaccato ad una macchina. In una lettera aperta a Roberto Saviano pubblicata dal quotidiano Avvenire il 6 gennaio scorso, ha detto: “È vita vera quella di mio figlio intubato”. L’ultima testimonianza è stata quella di Linda Missione, giovane siciliana che ha portato a termine una gravidanza nonostante l’abbandono del suo fidanzato e la volontà della famiglia di farla abortire. Grazie all’aiuto delle suore della Sacra Famiglia di Spoleto che hanno una casa a Niscemi, Linda ha finto di abortire e successivamente ha detto ai suoi che sarebbe andata a Bologna a completare gli studi. In realtà non è mai partita per la città emiliana; si è solo rifugiata dalle suore a Niscemi, a 50 chilometri di distanza da casa. Dopo il parto sono stati avvertiti i genitori, ai quali è stata raccontata la verità. Oggi sono tutti felici, e grazie alla determinazione della ragazza e all’aiuto delle Suore è stato evitato un aborto ed è venuta alla luce la piccola Gianna. Hanno allietato il pomeriggio le poesie dello spoletino Simone Fagioli e la musica degli allievi della Scuola di musica e danza “A. Onofri” di Spoleto.

AUTORE: Francesco Carlini