Duecento ‘parole’ di colore e di luce

Assisi. Gli splendori di arte liturgica al Museo del tesoro del Sacro Convento

Entrando nel Museo del tesoro del Sacro Convento di Assisi, si può notare la sontuosità, la bellezza che emanano le opere esposte, la loro grandezza, ma anche l’intensa spiritualità che le circonda. Un museo che, già nel varcare la soglia, dà l’impressione di essere rivestito di un alone di solennità che affascina il visitatore. Senza dubbio non si sa dove fissare il proprio sguardo poiché, oltre tutto, si trovano in esso ben 200 opere. Ce ne parla il direttore del museo, padre Pasquale Magro. Qual è l’origine del Museo della basilica? ‘In quanto basilicale e conventuale, la collezione di opere d’arte ha avuto inizio con l’attivazione liturgica e pastorale del complesso voluto da Papa Gregorio IX, che il 17 luglio 1228 ne ha posto e benedetto personalmente la prima pietra. Come racconta la leggenda dei tre compagni del Santo, il Papa ne fu il primo mecenate anche se, purtroppo, i suoi preziosi doni non appaiono più tra quelli attualmente esposti al museo. Varie cause hanno portato alla perdita di molte opere lungo i secoli; logorio del tempo, razzie militari e politiche, furti; alla fine del Settecento, i napoleonici trafugarono 1144 libbre di oro e argento. Contro tali pericoli, impotente risulta l’importantissima bolla di Innocenzo IV, del 16 luglio 1253, con la quale s’intimava ai frati di non disperdere l’oreficeria e i paramenti liturgici, il corredo e i libri degli altari’. A quando risale l’attuale sistemazione? ‘Nell’archivio del museo si trova il catalogo manoscritto, redatto da Angelo Luppatelli della Soprintendenza di Perugia nel 1898, delle opere che dovevano costituire il Museo francescano. Ma solo nel 1930, dopo la restituzione del Sacro Convento agli antichi proprietari da parte dello Stato italiano con il Concordato del 1929, il patrimonio museale fu offerto al pubblico nella vasta sala segreta della sagrestia della chiesa inferiore; veniva inoltre mostrato al pubblico in alcune scadenze liturgiche solenni ed eventualmente ai visitatori eminenti in arrivo al Santuario primario francescano’. Che tipo di opere offre oggi il Museo al visitatore? ‘Risistemato nel Salone gotico a nord del Convento nel 1977, il museo è miscellaneo in quanto raccoglie ogni tipo di oggetto rinvenibile in un luogo di culto cattolico. Vi convivono vasi sacri (calici, reliquiari), croci processionali, benedizionali (ortodosse) e da altare, dossali e dipinti (sinopie e tavole), avori e ceramiche medievali, vetri di Murano. Emergono per importanza storica e bellezza: il calice di Guccio Mannaia (1290) con le sue ottanta figure in vetro traslucido, la statuina gotica mariana parigina in avorio policromo (1300), il messale di San Luigi IX (1260), il Volto dell’Eterno, sinopia di Iacopo Torriti (1290), l’Arazzo fiammingo con l’Albero francescano e il dossale di Antonio del Pollaiolo, ambedue dono di Sisto IV (1479). Gli oggetti sono esibiti in ordine cronologico’. Quale il senso religioso e la funzione antropologica e culturale del Museo? ‘In quanto emanazione del santuario, il Museo non può non portarne l’immagine e la somiglianza. Della grande arte, dall’ampiezza geografica europea, esso è eco e naturale dilatazione. Ogni frammento artistico va percepito come una parola di colore e di luce che racconta al visitatore le meraviglie operate da Dio nel suo servo Francesco, che trasmette all’uomo di oggi il suo amore a Dio, all’uomo, ad ogni creatura. Come diceva Hegel, l’arte è fenomenologia dello Spirito! Occhi venali non riusciranno mai a capirne l’anima. La persona di Francesco va ritenuta come il filo d’oro che lega le perle della collezione museale, nate come doni a lui offerti’.

AUTORE: Ombretta Sonno