È scomparso a 88 anni il sacerdote eugubino che ha combattuto in mezzo ai partigiani

Si è spento il 'pastore bandito'

Il 7 maggio 1944 i nazisti incendiarono per ritorsione la sua chiesa, a Morena, dov’è stato parroco per 63 anni.”Ero pronto per partire dalla chiesa, ma prima di uscire sono andato in sacrestia a nascondere il calice. Appena entrato, accanto ai muri che si affacciavano all’esterno, ho sentito parlare una lingua che non capivo. ‘Sono arrivati i tedeschi’, mi sono detto. Il mitra non era adatto per fuggire e allora presi due rivoltelle e sei caricatori di riserva in tasca. Come esco, arriva una scarica di mitra che non mi prende, e allora… ho fatto fuoco anch’io con le due rivoltelle. Finiti tutti e due i caricatori, prima di muovermi ne ho messi su altri due nuovi, ho tirato su la veste da prete annodandola a mezza vita, ho ricoperto il collarino e via, mi sono mosso verso le Marche”. Iniziò così l’avventura di don Marino Ceccarelli in mezzo ai partigiani della Brigata San Faustino. Centinaia di uomini nascosti sulle montagne e in mezzo ai boschi sul confine umbro-marchigiano, tra Gubbio, Umbertide, Città di Castello, Apecchio e Cagli. Da tempo il sacerdote aiutava i ribelli che si nascondevano nella zona, ma anche la gente comune che abitava nei dintorni della sua parrocchia, nel paesino di Morena. Proprio su questa fetta di territorio si concentrarono i rastrellamenti delle truppe tedesche tra marzo e maggio del 1944, con gli alleati già attestati su posizioni non distanti dalla piana di Gubbio. La furia nazista colpì uomini, donne e ragazzi innocenti, incontrati per strada mentre tornavano dai campi e trucidati davanti alle proprie famiglie. Il borgo contadino di Morena fu dato alle fiamme, proprio per ritorsione contro i partigiani di don Marino. La chiesa stessa non fu risparmiata. Un giovane patriota si gettò in mezzo alle fiamme, prese la pisside con le ostie consacrate e la consegnò ad alcune donne che abitavano lì vicino. Don Marino riuscì a fuggire, scampando un destino terribile, visto che i tedeschi minacciavano di volerlo appendere sulla croce del cimitero della sua frazione. “Ho sfamato tanta gente – ricordava un paio di anni fa don Marino – e mica andavo a chiedere se erano comunisti o fascisti! Per me erano tutti uguali, anche perché il vescovo Ubaldi, dopo l’8 settembre, a noi preti aveva detto queste parole: ‘Siate gli uomini della carità’. Ecco dove ho cominciato tutto, perché io non avevo nessuna idea politica”. L’hanno chiamato “prete partigiano” e “pastore bandito”. Ma la vera essenza di don Marino Ceccarelli sta tutta in quell’invito che mons. Beniamino Ubaldi aveva rivolto ai suoi sacerdoti. Si è spento lunedì scorso nel seminario di via Perugina, all’età di 88 anni e dopo 63 anni da parroco nella sua unica comunità: quella della piccola e sperduta frazione di Morena. In mezzo alla sua gente ha celebrato messa dal 1941 al dicembre del 2003, pochi giorni prima di Natale. Non ce la faceva più, alla soglia dei 90 anni. Apparentemente duro e rude, era certo battagliero, ma soprattutto semplice e verace, sincero e modesto. “Se ne va una delle figure più belle e importanti della storia e della lotta antifascista e antinazista di Gubbio e dell’Umbria intera”, ha detto il sindaco, Orfeo Goracci. “Ma il suo esempio e la sua coerenza saranno un riferimento per noi rappresentanti delle istituzioni e per le future generazioni”.

AUTORE: Daniele Morini