Emergenza democrazia in Italia

L'OPINIONE

Non c’è dubbio sul fatto che il Presidente della Camera abbia fatto bene, dopo l’ennesimo durissimo scontro tra il capo del governo e il segretario del maggior partito di opposizione, a richiamare tutte le forze politiche ricordando che il bipolarismo non può essere svilito a contrapposizione senza regole, senza misura, senza rispetto per l’avversario. Eppure alcuni distinguo e alcune considerazioni si impongono. Innanzitutto: l’equidistanza che il ruolo impone a Casini non può far dimenticare, a chi non è legato ad essa dai suoi stessi vincoli istituzionali, che l’affare Marini e il processo di Milano non possono essere posti sullo stesso piano. Da un lato (Milano) c’è una regolare procedimento giudiziario, dall’altra (Igor Marini) ci sono solo, nel momento in cui questo articolo viene steso, poco più di dichiarazioni provenienti da un soggetto certo tutt’altro che al di sopra di ogni sospetto. Si può o meno stare dalla parte di Berlusconi, ma il minimo che possa fare anche chi si sia schierato in quella posizione è prendere atto, visto il modo in cui l’affare è stato gestito politicamente da ‘Forza Italia’ e alleati, che il ‘giustizialismo’ fino a ieri attaccato dal centro-destra oggi è diventato un’arma che viene usata con gli stessi metodi ‘giacobini’ che eravamo stati abituati a sentire stigmatizzati con tanta puntualità dai portavoce di questa parte politica. Secondo: tutti quanti osservano l’attuale gioco al massacro della politica e degli interessi del paese, avendoli a cuore entrambi, possono essere d’accordo almeno su un punto: che l’agenda del ‘palazzo’ coincide sempre meno con l’agenda dei problemi della gente. Il centro-destra ha chiaramente fallito nel rispetto del ‘contratto’ con gli italiani e tenta di coprire questo scacco con un uso spregiudicato dell’unico mezzo forse che ha dimostrato di saper maneggiare con abilità, cioè i mass-media: così succede che un ipotetico abitante di un altro pianeta che scendesse oggi in questa parte del mondo e che cercasse di capire qualcosa di quello che vi accade usando lo strumento più a portata di mano, cioè la televisione, si farebbe l’idea che al primo posto tra le nostre preoccupazioni stanno le previsioni metereologiche, lo ‘stress’ da rientro-vacanze, i punti della patente, le faide del mondo del calcio; confinati in un cantoncino troverebbe poi l’andamento dell’economia, la disoccupazione, l’inflazione, lo sfascio progressivo della famiglia, il depauperamento del territorio, uno scontro istituzionale che mette a rischio la stabilità democratica, e così via. Se scendesse poi in strada, osservasse e parlasse con la gente, comincerebbe a pensare che in verità qualcuno sta cercando di farci vivere in un universo virtuale che non ha niente a che fare con quello reale; che questo qualcuno sta altresì tentando di assecondare l’apatia politica facendo sì che di politica si parli sempre meno, che si creda che ciò che conta è altro, che il mondo di cartone delle fictions, con la sua serenità inventata e i suoi problemi sempre a lieto fine, sia il mondo vero o, almeno, quel mondo fittizio che ci aiuta a dimenticare l’esistenza reale. Così non si ribalta d’un colpo la democrazia, ma la si addormenta poco a poco come con un sonnifero a lenta diluizione, finché un giorno ci si sveglia e ci si accorge che non ne rimane più niente. Terzo: da quanto precede deriva che la democrazia nel nostro paese è oggi investita da un’emergenza che non ha precedenti nella storia del dopoguerra. La cause sono molte e anche di vecchia data; ad esse si è aggiunta quella costituita da un governo il cui presidente accumula tanti poteri quanti nessun assetto democratico, anche ben più consolidato del nostro, potrebbe sopportare senza conseguenza profondamente negative. In mancanza di una efficace legge sul conflitto degli interessi (una delle tanti parti non rispettate del ‘contratto’ di Berlusconi) questa rimane un’insidia che sarebbe grave sottovalutare, e le cui conseguenze si fanno ogni giorno più evidenti. Ma un cambio di governo non basta: c’è da ricostituire l’unità intorno ai principi e ai valori della prima parte della costituzione, condizione per farli operare di fronte alle nuove esigenze di una civiltà che richiede non la riduzione del cittadino a spettatore, ma la riattivazione della responsabilità politica di ogni persona verso tutti gli altri e verso la comunità cui apparteniamo.

AUTORE: Roberto Gatti