Dopo le fiamme che si sono sprigionate nella azienda Italmacht la scorsa settimana, è stata la volta delle colline che sovrastano l’abitato di Eggi ad essere interessate da un vasto incendio, il più grave in tutta l’Umbria dall’inizio dell’estate ad oggi. Nelle prime ore della mattina di martedì scorso, le fiamme hanno cominciato ad aggredire la macchia del monte Carvello; il fumo e le lingue di fuoco erano chiaramente visibili dalla strada Flaminia e molti automobilisti di passaggio hanno prontamente provveduto a dare l’allarme ai vigili del fuoco che si sono immediatamente recati sul posto insieme agli uomini della guardia forestale. L’incendio, alimentato anche dal forte vento e da un sottobosco secco a causa della siccità, ha però continuato a propagarsi attaccando e distruggendo anche un vasto uliveto, scendendo poi verso l’abitato di Eggi. A quel punto si è reso necessario l’intervento anche del servizio antincendio della Comunità montana e dei volontari della Protezione civile, mentre era richiesto anche l’ausilio di due elicotteri e di due aerei Canadair che provvedevano a sganciare nella pineta acqua e liquido ritardante. Dopo ventiquattro ore di intenso lavoro, che avevano permesso agli uomini della Forestale di tenere sotto controllo il fronte del fuoco, evitando un pericoloso avvicinamento al centro abitato, sembrava che il peggio fosse passato. Mentre gli uomini della Comunità montana si accingevano al lavoro di bonifica del sottobosco, nelle prime ore del mattino successivo, all’improvviso le fiamme tornavano ad ardere. E’ stato necessario pertanto riprendere la lotta contro l’incendio che è stato definitivamente domato solo dopo altre tre ore di lavoro. Ettari di macchia e pineta andati in fumo, tremila ulivi bruciati: il lavoro di generazioni distrutto in poche ore. Sul posto si sono poi recati gli uomini del Nipaf, il nuovo Nucleo investigativo della polizia agro-forestale che ha il compito di indagare sulla natura degli incendi. Quattro uomini, al comando del dott. Luigi Leone, dovranno cercare di capire le origini delle fiamme che, molto spesso, sono determinate, in maniera volontaria o involontaria, dall’uomo. Il Corpo forestale dello Stato ha istituito i Nipaf proprio perché è fondamentale, per la stessa prevenzione, individuare le cause del fenomeno. Secondo le statistiche, solo l’1% degli incendi ha cause naturali. Negli ultimi cinque anni il 48% è stato appiccato volontariamente, fra questi, il 26% è di origine dolosa: l’automobilista distratto che getta un mozzicone di sigaretta acceso dal finestrino dell’auto, il contadino che brucia le stoppie dei campi o i rami delle potature, il turista maleducato che accende fuochi, sono le cause principali degli incendi dolosi. Lo scorso anno, nella sola Umbria, le fiamme hanno provocato danni per quasi cinque miliardi, oltre all’inestimabile danno ambientale; per questo è necessario scoprire i colpevoli di questi misfatti che saranno costretti a pagare in prima persona i danni causati. Soprattutto sarebbe però necessaria una maggiore attenzione e coscienza civile da parte di tutti, nella consapevolezza che i beni ambientali appartengono alla comunità e vanno preservati.
Emergenza incendi: il lavoro di generazioni in fumo in poche ore
Nonostante gli elicotteri e i Canadair, bruciati tremila ulivi
AUTORE:
Pina Silvestri