Famiglia e media: dialogo tra sordi

Convegno organizzato dal Forum delle associazioni familiari, sul tema “La famiglia esposta”

“Quello tra famiglia e comunicazione mediatica sembra veramente un dialogo tra sordi. La tv e la carta patinata tendono a dare una rappresentazione esclusiva delle patologie della famiglia mentre, dal canto suo, la famiglia non riesce ad armonizzare il proprio ruolo educativo con le potenzialità dei nuovi media. Ma si tratta veramente di un rapporto senza futuro?”. Se ne parla in un convegno organizzato dal Forum delle associazioni familiari, in occasione della Giornata internazionale della famiglia. Tema dell’incontro, in programma il 13 maggio, a Roma (nella Biblioteca del Senato, piazza della Minerva 38), “La famiglia esposta”. Durante il convegno, aperto da Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, viene presentata una ricerca su “L’uso dei media tra i bambini, gli adolescenti e i giovani”, alla presenza del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Abbiamo rivolto alcune domande a Pietro Boffi, ricercatore progetto “Fuoco” e coordinatore della Commissione comunicazione del Forum delle famiglie, sui dati della ricerca, elaborata sulla base di 1.302 questionari diffusi tra le scuole di 9 regioni diverse: “a regime”, le regioni coinvolte saranno 12, per un totale di circa 1.600 questionari (la raccolta sta proseguendo in questi giorni). La fascia di età dei ragazzi interpellati è tra i 7 e i 18 anni. Che uso fanno i giovani dei media? Ci sono differenze tra bambini, adolescenti e giovani? “Per usare una metafora, direi che oggi c’è una grande invasione dei media nella vita dei giovani. Stando ai dati della nostra ricerca, i media più tradizionali – il libro, il fumetto, l’attività di ascoltare la radio – sono in forte calo, mentre crescono moltissimo i nuovi media: dal podcast al cellulare, fino all’uso di internet per comunicare, attraverso i social network. Al crescere dell’età, corrisponde la crescita del tempo impiegato con i media: il picco dell’uso di internet si registra con l’adolescenza, il che la dice lunga sulla particolare delicatezza del rapportarsi con loro in questa fascia di età. Tra il forte calo dei media tradizionali e il forte aumento dei media, la televisione conferma la posizione molto rilevante nella vita quotidiana delle nuove generazioni: la media è di quasi due ore al giorno davanti al grande schermo”. In che modo la crescente presenza dei nuovi media “modifica” l’idea di famiglia e i rapporti tra i genitori e i figli?“Dalle risposte ai nostri questionari risulta che non più del 20% delle attività di fruizione dei media, da parte dei ragazzi, viene svolto in presenza dei genitori. Ciò significa che i nostri ragazzi svolgono da soli l’80% delle loro attività quotidiane legate alla sfera mediatica: la presenza dei genitori diminuisce con l’aumento dell’età, ma non con grandi scostamenti. Un dato significativo è che ciò avviene già in tenera età: non ci sono variazioni significative, infatti, tra le percentuali registrate tra i bambini e quelle dichiarate da adolescenti e giovani. La tendenza alla delega, insomma, è largamente prevalente tra i genitori, per quanto riguarda l’uso dei media: i ragazzi sono sempre più soli di fronte alle nuove tecnologie”. La solitudine dei giovani nell’uso dei nuovi media è la stessa che sperimentano davanti alla tv? “La presenza dei genitori è leggermente superiore, quando si guarda la tv, rispetto a quando i giovani utilizzano internet, ma ciò è dovuto in larga parte alla minor conoscenza e alla minor capacità degli adulti, in confronto ai loro figli, di utilizzare i nuovi media, e in particolare i social network. Il dato positivo è però che i giovani non sono sprovveduti davanti alla possibilità che in Rete si possa essere ‘adescati’ da messaggi ambigui, pericolosi, mistificanti. Solo il 20% di loro dichiara di aver incontrato il cosiddetto ‘orco’ su internet, ma oltre la metà di essi afferma nel contempo di averne parlato con genitori e insegnanti. Altro dato confortante è che alla domanda sull’influenza dei nuovi media sulla propria vita, lo spostamento delle risposte è sul negativo: segno che i giovani stessi sanno riconoscere l’ambiguità degli strumenti, già da piccoli. Di qui la necessità, per noi adulti, di non demonizzare i nuovi media, ma nello stesso tempo di essere consapevoli che c’è bisogno comunque di un intervento di vigilanza, perché il ‘margine di manovra’ che i giovani hanno grazie alla loro abilità nell’usarli è molto ampio”.

AUTORE: M. Michela Nicolais