C’era anche un pezzettino di Umbria sullo spazio, insieme all’astronauta Roberto Vittori. Anzi, di frammenti della nostra regione ce n’erano diversi. A cominciare dalle apprensioni della moglie Valeria e dei figli Edoardo e Davide, che durante la missione Marco Polo si trovavano a CittĂ di Castello, a casa dei familiari di lei, prima di raggiungere Roberto al rientro nella “cittĂ delle stelle” russa, a Baikonur in Kazakistan. Ma nel modulo Soyuz, che per dieci giorni è rimasto attaccato alla Stazione spaziale internazionale, Vittori ha portato tutto il suo ‘sapere’ e l’esperienza scientifica maturata come studente dell’UniversitĂ di Perugia, dove sta ultimando il corso di laurea in Fisica. Non basta ancora. Il secondo astronauta italiano che ha raggiunto la Stazione internazionale, dopo Guidoni, è stato scelto da una commissione di cui faceva parte anche Roberto Battiston, 45 anni, perugino d’adozione da quasi vent’anni, ordinario di Fisica generale alla facoltĂ di Ingegneria dei materiali di Terni e alla facoltĂ di Scienze a Perugia, oltre che direttore della sezione perugina dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. “Sono stato chiamato dall’Agenzia spaziale italiana – ricorda Battiston, che da tempo sta lavorando a un esperimento da installare nel 2005 sulla Stazione spaziale internazionale per la ricerca dell’antimateria – a far parte della commissione di selezione dei candidati per un posto di astronauta istituita nel 1998. E’ stata una esperienza molto interessante perchĂ© abbiamo dovuto scegliere i migliori tra un gruppo di persone molto selezionate e motivate. In tale occasione ho potuto verificare come Roberto Vittori avesse un curriculum e delle qualitĂ straordinarie che gli hanno permesso di impressionare molto favorevolmente la commissione e arrivare primo”. Nel 1998, dunque, Vittori era giĂ studente universitario a Perugia, dopo le tante esperienze accumulate in aeronautica?”Roberto è stato sempre appassionato di fisica. Dopo il liceo si era iscritto all’UniversitĂ di Pisa ma dopo un breve periodo ha smesso gli studi per entrare nell’aeronautica dove è diventato uno dei migliori piloti italiani. Nella seconda metĂ degli anni ’90 ha ripreso a studiare, stavolta a Perugia, superando brillantemente circa metĂ degli esami del corso di laurea in Fisica. Naturalmente non poteva frequentare i corsi, perchĂ© veniva in universitĂ giusto il sabato sera e la domenica per studiare”. La figura dell’astronauta ha un posto molto particolare nell’immaginario collettivo, soprattutto tra i giovanissimi: a metĂ fra lo scienziato e il “superuomo”. Cosa è realmente l’astronauta oggi? “Quella dell’astronauta è una figura complessa – spiega Battiston – che secondo me è ben incarnata da Vittori. Roberto è una persona normale ma con una tenacia e motivazione straordinarie. E’ un pilota di caccia ma anche uno scienziato. Ha una bellissima famiglia a cui tiene molto. Sa affrontare sacrifici molto duri, sa impegnarsi al massimo per imparare sempre qualche cosa di nuovo. E’ anche necessaria una salute di ferro e una notevole capacitĂ di resistere alla fatica e al dolore. Mi ha raccontato le prove che gli hanno fatto superare in Russia e devo dire che sono molto dure. L’astronauta è poi anche un personaggio pubblico, un ambasciatore del suo paese che porta nel mondo un messaggio positivo sulla scienza, sulla ricerca, sulle tecnologie”. Come si diventa astronauti in Italia? “L’Agenzia spaziale italiana (Asi) emette di tanto in tanto dei bandi per la selezione di candidati astronauti. Ogni volta selezione una o due persone. Negli ultimi dieci anni sono stati selezionati quattro astronauti (Malerba, Cheli, Guidoni e Vittori) e un candidato astronauta (Nespoli). La selezione si basa su caratteristiche motivazionali unite a competenze specifiche (come la capacitĂ di pilotare un aereo, conoscenze scientifiche o tecniche) che possono essere possedute da persone con alle spalle parecchi anni di attivitĂ militare e/o scientifica e che abbiano una straordinaria passione per lo spazio”.