Festa di san Benedetto: rito e rievocazione storica

La fiaccola benedettina è tornata a casa: festa in onore del Santo

La festa a Norcia è iniziata il sabato 20, con il ritorno nella casa madre di Benedetto e Scolastica della Fiaccola benedettina “Pro Pace”, accesa lo scorso 9 marzo a Betlemme. Ad accoglierla, oltre al sindaco Alberto Naticchioni, capo delegazione in Terra Santa, all’arcivescovo di Spoleto-Norcia Riccardo Fontana, c’era anche il sottosegretario di Stato al lavoro e alle Politiche sociali Grazia Sestini. Proprio la Sestini, riallacciandosi all’appello dell’arcivescovo Fontana che nel suo saluto ha ricordato nuovamente come nello Statuto della Regione Umbria sia necessario richiamare i valori di Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi, ha affermato che “Norcia e l’Umbria non potranno mai diventare una periferia del mondo avendo dato i natali a un Santo che ha operato per l’unione di popoli diversi”. Il Sottosegretario, salutando la presenza in sala dell’ambasciatore dell’autorità Palestinese in Italia, Nemeir Hammad, richiamandosi all’imminente ingresso nella Ue dei 10 paesi dell’Est europeo, ha esortato a “trasmettere agli amici palestinesi e israeliani, con i quali condividiamo lo stesso bisogno di pace, gli insegnamenti di san Benedetto e dei santi evangelizzatori dell’Oriente: Cirillo e Metodio”. Squilli di trombe e rulli di tamburi hanno poi salutato l’ingresso in piazza San Benedetto delle vaite nursine, nel giorno della festa il 21 marzo. Il capoluogo della Valnerina, come ogni anno, ha reso omaggio al suo cittadino più illustre con solenni cerimonie istituzionali, religiose e rievocative. Dopo l’esposizione sotto il balcone del municipio nursino dei gonfaloni dei Comuni dell’intera diocesi, il suggestivo corteo storico medievale ha sfilato per le vie della città di san Benedetto ricostruendo l’antica cerimonia dell’offerta dei “ceri” e dei “pallii” al santo Patrono da parte degli antichi “castelli” (odierne frazioni) e delle “guaite”, ossia i rioni in cui la città è tuttora divisa. La scena più “eclatante”, a parere di molti, è stata la rappresentazione della liberazione di un prigioniero che, in segno di ringraziamento e devozione, è poi entrato nella Basilica. La sfilata del corteo ha preceduto la solenne celebrazione eucaristica in Basilica presieduta dal nunzio apostolico Sambi. La fiaccola di san Benedetto illumini il mondoGiornata luminosa quella del 21 marzo, a Norcia, il dies natalis di san Benedetto. Da allora in quest’alba di primavera, Norcia è in festa, e con essa la diocesi intera, anche se liturgicamente la solennità è trasferita all’11 luglio, a motivo della Quaresima. Nel nome e nel segno di Benedetto, l’Europa, attraverso ormai quasi 15 secoli, è venuta costruendo se stessa, emergendo e fiorendo dal ceppo luminoso della preghiera e del lavoro che fece dei monasteri benedettini la tela radiosa di una civiltà che oggi noi raccogliamo e che pone l’Umbria al centro della storia e del futuro. Mons. Sambi si è congratulato con il nostro impegno per la costruzione della civiltà dell’amore, di cui la nostra Chiesa ha dato ultimamente testimonianza felicissima con l’accensione della fiaccola, la scorsa settimana, nella grotta della Natività, dal patriarca Sabbah. “È il luogo in cui non ci si inginocchia senza brividi di intensa emozione, quella stessa – ha detto mons. Sambi – che ho letto sui volti di quanti, di voi, erano con me quel giorno a Betlem”. E pensare che, non molte ore dopo la festa del 21 marzo, si assisteva all’uccisione dello sceicco Yassim a Gaza; pur in anticipo di un giorno, mons. Sambi aveva evocato gli “orribili scenari di una cronaca che quotidianamente ci porta, casa per casa, il cumulo di sofferenze e di assassinii in questa terra in cui pur nacque il Figlio di Dio fatto uomo, ‘Consigliere ammirabile, Dio potente, Principe della pace'”. Ma non bisogna perdersi d’animo: la croce è via alla risurrezione; la luce che a Betlem accese il Cristo vincerà ogni logica umana di violenza e di morte. La tragedia di Gaza ha mobilitato migliaia e migliaia di seguaci dello sceicco, in una sfida ringhiosa e mortale, che sembra annullare ogni pur debole speranza. Occorre dunque pregare e “vivere, già qui, in Italia e in Europa, il richiamo della pace”. Se – come già dichiarò Paolo VI, citato da mons. Sambi – “la pace esige molto di più che trattative diplomatiche ed equilibrio di forze e di intenti, in quanto solo nella vicinanza di Dio e nel dono dello Spirito, in rinnovata fraternità, essa può finalmente concretarsi”, proprio noi, della terra di Francesco e di Benedetto, i cui figli tanto lavorano nella stessa Terra Santa, dobbiamo coltivare in noi stessi quell’anelito universale di fraternità e di giustizia di cui è simbolo la fiaccola, in questa Terra Umbra che si apre al visitatore come un’isola felice, non solo con i suoi monti e le sue valli, ma soprattutto con la sua gente, tanto accogliente ed aperta”.

AUTORE: Eleonora Rizzi / Agostino Rossi