Formazione come leva per agire sul futuro dei giovani

Le interviste di Umbria Radio / L'assessore regionale Gaia Grossi

Da due puntate stiamo verificando con chi amministra questa Regione cosa ci aspetta nel 2002 e dopo. Abbiamo chiamato i diretti responsabili: con Gianfranco Maddoli abbiamo parlato di cultura, con Ada Girolamini di economia. Questo terzo appuntamento è con l’ assessore Gaia Grossi, perugina doc., che ha le deleghe per le politiche sociali, del lavoro e politiche formative. Gaia Grossi è professore associato di Chimica generale all’Ateneo perugino. Negli anni ha sviluppato conoscenze sulla comunicazione telematica ed è stata presidente del comitato tecnico scientifico del Sir ( Sistema informativo regionale) dal quale si è dimessa il 16 maggio 2001 all’ atto della nomina ad assessore. Gaia Grossi è assessore esterno, non consigliere, in quota Ds. Ha respirato da sempre politica in famiglia, suo padre, Vinci Grossi, è stato senatore del Pci. Per i suoi compiti istituzionali deve seguire le politiche del lavoro. Ma c’ è lavoro in Umbria?”Sì, nonostante gli ultimi dati Istat che registrano un avanzamento della disoccupazione: quattromila posti di lavoro in meno. Credo sia una cifra da tenere presente come tendenza, poiché ritengo difficile che possano sparire tanti posti di lavoro senza che se ne accorga nessuno”. Fino a qualche tempo fa eravamo più vicini al sud che al nord, dal punto di vista dell’occupazione. E’ ancora così? “No. Dal ’97 in poi l’Umbria si situa alla metà del dato nazionale sulla disoccupazione, ed oltre 2,5 punti sotto la media delle regioni del centro, quindi una posizione di assoluto rilievo in contatto con le regioni del nord. Ciò non toglie che rimangono le fragilità strutturali dell’economia umbra, ad esempio il fatto che molte imprese siano di subforniture, ovvero dipendono da fuori regione. Penso che la formazione debba essere per noi una leva per agire non solo sull’avvenire dei giovani ma su tutta l’economia umbra”. Parla di formazione professionale?”Sì, ma non è più la formazione professionale classica pensata per i giovani che non riuscivano a completare la scuola dell’obbligo. Soprattutto con le iniziative europee si è sviluppata una formazione che propone qualifiche post-diploma, post-laurea, master, che ha assunto ruolo di pari dignità con la formazione universitaria e soprattutto è un sistema abbastanza flessibile ed elastico che può accompagnare le persone per tutta la vita”. Per intervenire efficacemente occorre avere ben chiaro il quadro in cui si interviene. Fino a qualche anno fa era più semplice, con la grande industria. Oggi la struttura dell’occupazione in Umbria è ben definibile o non si riesce a mettere a fuoco?”Non lo è qui come in nessuna parte del mondo. In una recente pubblicazione di Sviluppumbria, dal titolo “Medio è bello” i dati registrano per la piccola e piccolissima impresa, grande dinamicità di crescita ma anche alta mortalità. L’impresa che sembra consolidarsi è appunto quella di dimensione media. Sono dati dai quali deve partire anche la politica formativa perché una impresa così avrà bisogno di formazione dei suoi occupati ed anche dei suoi manager e dei suoi imprenditori” C’è chi dice che molta parte delle nuove professioni legate alla new economy sia senza tutela.”E’ una questione scottante perché mi sembra che il lavoro senza tutela sia diventato un obiettivo di questo governo di centro destra. Temo che potremmo trovarci davanti a questo problema anche per lavoratori finora garantiti”. Non può dunque stare tranquillo nessuno?”Direi proprio di no, soprattutto la generalità dei cittadini perché le incertezze e l’instabilità non giova neppure alle imprese. La flessibilità di cui possiamo ragionare è quella che serve da trampolino al giovane che entra nel mondo del lavoro ma se la flessibilità è precarietà, se diventa una trappola dalla quale non è possibile uscire, allora non siamo d’accordo”.Sulla formazione professionale c’è chi dice che serve a chi la offre.”Si dice sempre meno. La formazione professionale di cui parliamo oggi è una formazione che le riforme del centro sinistra pongono come attore di un sistema: è stato introdotto l’accreditamento delle agenzie formative, la certificazione dei percorsi, la valutazione degli esiti di quella formazione, ed è messa in rapporto con il sistema dell’istruzione, università e mercato del lavoro. L’azione del ministro Moratti sta mettendo in discussione anche questo”. In che senso?”La formazione professionale è valida, assomiglia all’Europa , produce, se è un nodo di una rete, se sta in un sistema in cui le persone possono fare percorsi nell’istruzione, poi anche nella formazione professionale, poi tornare all’Università, poi in azienda, al fine di costruire un percorso personalizzato. La controriforma del ministro Moratti prevede una rigidità precoce, una scelta a quattordici anni: un’idea ingiusta per il ragazzo che la subisce ma anche scellerata per il Paese che non ha bisogno di scuole di serie A e di serie B”. Lei ha anche competenza per le politiche sociali. “E’ una materia appassionante anche nella sua asprezza e durezza perché mette in contatto con i problemi reali della vita quotidiana. Questa materia sta nel quadro di una legge quadro nazionale, la 328/2000. La legge si basa su un concetto: gli interventi di welfare non sono soltanto di cura del disagio ma sono un sistema diversificato e flessibile di strumenti che servono a prevenire il disagio, e sono quindi rivolti all’insieme della popolazione. Questa legge quadro, con il piano sociale nazionale, porta a sistema anche interventi di settore su tossicodipendenze, infanzia e adolescenza, handicap gravi, avvio al lavoro dei disabili. Posso dire che è stata un’operazione profondamente condivisa da tutte le regioni”. Molto spesso il sociale confina con il sanitario.”Con il collega assessore Rosi alla sanità, stiamo costruendo un contesto di integrazione socio sanitaria, perché è cambiata l’idea della salute ma anche l’idea delle cure che la salute esige, perché ci sono problemi che esigono integrazione nella prevenzione, cura, riabilitazione. Possiamo citare dai casi dall’Aids alla malattia mentale, la tossicodipendenza”.

AUTORE: A cura di M.R.Valli