L’accusa mossa da Trump a Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica, nel corso dello show andato in onda in diretta streaming e televisiva mondiale dallo Studio Ovale della Casa Bianca, era quella di “genocidio dei bianchi”.
Questo il presidente Usa continuava a ripetere mentre mostrava articoli di giornale, fotografie e un video che, analizzati attentamente a distanza di qualche giorno (si chiama fact-checking!) si sono rivelati clamorosamente falsi. È falsata è anche la narrazione del possesso delle terre di cui è stata data in pasto all’opinione pubblica una semplificazione di una condizione molto più complessa e articolata.
E soprattutto il presidente Trump ha utilizzato la categoria del diritto internazionale di “genocidio” che respinge per la Striscia di Gaza e adotta per la situazione in Sudafrica. All’opinione pubblica è sfuggito che due giorni dopo quella visita, il ministro per le Comunicazioni del governo sudafricano, Solly Matsi, ha annunciato di aver avviato la procedura per autorizzare Starlink a operare nel Paese.
Per i pochi che non lo sapessero, Starlink è un’azienda di sistemi satellitari di proprietà di Elon Musk, sudafricano che, oltre ad occupare un posto nell’attuale amministrazione Usa, ha un’influenza decisiva nelle scelte politiche del presidente.