Gesù è presente: incontriamolo

Meditazione di mons. Crociata, segretario della Cei, al clero di Orvieto-Todi

Si è svolto giovedì 19 gennaio, a Spagliagrano, il ritiro spirituale mensile con la partecipazione numerosa del clero della diocesi. La meditazione di cui riportiamo una breve sintesi è stata svolta da mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, invitato da mons. Giovanni Marra, amministratore apostolico della diocesi. “Il contesto del ritiro mensile conferisce alla mia proposta di riflessione – ha detto mons. Crociata – il tono prevalente di una meditazione. Il clima di meditazione mi permette di porre l’accento su un aspetto che, comunque, ha un rilievo oggettivo anche quando parliamo della educazione cristiana in termini di pedagogia religiosa. Per questo motivo, mi viene spontaneo prendere spunto dal brano del Vangelo di Giovanni (1,35-42) che è stato proclamato domenica scorsa. Il ruolo decisivo che vi svolge Giovanni Battista, in rapporto ai suoi discepoli, consente di prenderlo a modello di educatore. Egli si presenta come colui che sta portando a compimento la missione di preparare la strada al messia che viene. La lunga attesa si consuma nell’atto del riconoscimento di Gesù, nell’indicazione di lui ai suoi discepoli e nel conseguente invito a seguirlo. L’educazione è l’accompagnamento verso il riconoscimento e l’incontro con una presenza. Nell’orizzonte cristiano ciò significa essere consapevoli che Gesù è già presente, ma non è visto, non viene ancora identificato né riconosciuto. All’educazione questo aspetto della pagina evangelica ha molto da dire, perché fa capire che educare non è aggiungere, sovrapporre, inserire dentro, costringere, o altro di simile”. “Da parte dell’educatore – ha proseguito – si richiede innanzitutto la convinzione che ciò che deve essere portato a maturità è già presente nell’educando, non si deve inventare. Per incontrare Cristo, per riconoscerlo presente nella propria vita, c’è bisogno di qualcuno che già lo abbia incontrato, lo conosca, lo frequenti. C’è bisogno di un testimone. L’educatore è innanzitutto un testimone. Non a caso è questo il titolo che il Vangelo di Giovanni soprattutto conferisce al Battista. Non solo il prologo, ma anche il seguito qualifica tutta la sua missione come ‘testimonianza’ (1,19). Noi preti siamo i primi educatori. Lo siamo per il ministero che abbiamo ricevuto, e lo siamo per la responsabilità che portiamo dentro le nostre comunità, noi saremo veri educatori se vivremo sempre più come se tutta l’efficacia della nostra azione dovesse dipendere dalla coerenza della nostra vita. La meta del cammino cristiano e il nostro servizio educativo è dunque l’incontro personale con Gesù e la comunione con lui. Questa è la meta della iniziazione cristiana che introduce al mistero nell’ambiente vitale della comunità per condurre a una fede adulta”. Mons. Crociata ha esortato a respingere l’illusione che ci sia una formula, una ricetta, che abbia potere risolutivo. “Dobbiamo metterci in testa – ha detto – che i problemi sono complessi e i tempi lunghi. Bisogna armarsi di pazienza e di coraggio, ma anche di passione e di speranza, cose che non possono semplicemente scaturire da ciò che osserviamo attorno a noi, ma dalla visione che la fede ci ispira e dalla forza che essa ci dona nella grazia dello Spirito santo per guardare e agire”. A partire da qui, nascono, secondo mons. Crociata, alcune esigenze come la necessità di capire le condizioni in cui si svolge la vita delle nuove generazioni per avviare un’efficace opera educativa, e la capacità di elaborare una proposta di fede adeguata alle fasce di età degli educandi.

AUTORE: Antonio Colasanto