Gesù vince sul male

Nel “segno dell’alleanza” inizia il periodo forte della Quaresima. In questa prima domenica infatti la Liturgia ci propone il brano tratto dalla Genesi e relativo alla stipula dell’alleanza del Signore con tutta l’umanità. È appena conclusa la fase del diluvio e il Signore attraverso Noè e i suoi figli stabilisce un’alleanza che ha le seguenti caratteristiche: è universale perché riguarda “ogni essere vivente”, è unilaterale perché è solo il Signore a esserne il garante, è gratuita perché non chiede nulla in cambio ed è eterna perché promessa per “tutte le generazioni future”.

Inoltre è un’alleanza che ha un segno visibile che è l’arcobaleno (“l’arco sulle nubi”) che ricorda la promessa del Signore di aver cioè appeso il suo “arco” sulle nubi perché non intende più distruggere l’umanità, ma di pattuire con essa un legame di amore eterno. Ecco allora la risposta del Salmo pronunciata da colui che è nel pericolo e che quindi chiede al Signore di “ricordarsi” del Suo amore “che è da sempre” e di salvarlo perché non soccomba a causa del suo peccato. Dio si è “ricordato” del Suo amore e della Sua alleanza e, proprio a inizio della Quaresima, la Liturgia propone la I Lettera di Pietro nella parte in cui elabora una “prima” professione di fede riferendosi alla morte, alla discesa agli inferi, alla risurrezione e allo stabilirsi di Cristo alla destra del Padre. La Lettera ci descrive il “compimento”, la pagina del Vangelo gli inizi. Si tratta infatti della narrazione delle tentazioni di Gesù che l’evangelista Marco riporta in modo molto sintetico e che, grazie all’avverbio “subito”, ci rende palese il legame con l’episodio che precede, ossia il Battesimo nel fiume Giordano. Il soggetto è lo Spirito che (letteralmente) “getta fuori” Gesù nel deserto. Si parla poi di un periodo di 40 giorni durante i quali Gesù è tentato. Il numero 40 nell’Antico Testamento rappresenta un periodo di “approfondimento” del rapporto con il Signore che prepara sempre aduna missione favorevole. Oltre che a Noè, si pensi a Mosè (Es 34,28) che rimane con il Signore 40 giorni, al termine dei quali porta impressi i segni dell’intimità vissuta con il Signore grazie al volto raggiante ecorona questa fase con la consegna delle Tavole delle Dieci parole. Anche Elia cammina per 40 giorni fino al monte di Dio, l’Oreb, dove assiste ad una teofania durante la quale gli viene indicata la missione da compiere. Così il popolo d’Israele transitante nel deserto per 40 anni, conclusi i quali ottiene dal Signore la Terra promessa. Come Mosè, Elia e gli israeliti, anche Gesù prima di giungere al termine dei 40 giorni è stato “tentato”. Il verbo “tentare” è già noto nell’Antico Testamento con due accezioni principali: soccombere sia umanamente che religiosamente nel momento del dolore (Giobbe) oppure cedere al peccato.

Considerando che Gesù fu in tutto uguale agli esseri umani fuorché nel peccato (Eb 4,15), si può ritenere che Gesù possa essere stato tentato a non adempiere la sua attività messianica con tutto ciò che ne concerneva, Passione compresa.

Questo trova conferma nel nome che Marco preferisce usare per definire l’avversario di Gesù (3,23.36; 8,33) che è appunto “Satana”, lo stesso nome con cui è chiamato anche il tentatore (eb. Satan) di Giobbe. A questo punto viene riferita la presenza di due categorie di esseri: le bestie e gli angeli. La Genesi (2,19) narra che Dio plasma e conduce ad Adamo ogni sorta di “animali selvatici” ed una riflessione giudaica (Sin 59b) presenta Adamo anche in compagnia di angeli che lo servono e gli danno da mangiare e da bere. Il parallelismo Adamo – Gesù è quindi evidentissimo. Giustino a proposito afferma “Satana credette di potersi comportare anche con Gesù nel modo che aveva usato per imbrogliare Adamo” (Dial. 103,6), ma Gesù vince sul male e inaugura l’èra dell’instaurazione del regno di Dio sulla terra. E infatti al versetto successivo si descrive l’avvio dell’attività evangelizzatrice di Gesù: Giovanni Battista esce di scena perché ha compiuto la sua missione e Gesù (dal Giordano) torna in Galilea “annunciando il Vangelo di Dio”. Il contenuto dell’“annuncio” è diretto e conciso “il tempo è compiuto e il regno di Dio è giunto. Convertitevi e credete al Vangelo”. Il sostantivo “tempo” non è inteso in senso cronologico, ma in senso “propizio, opportuno, giusto” (kairòs). È lo stesso con cui l’evangelista parla della stagione dei frutti maturi (11,13) o dell’arrivo programmato del servo (12,2).

Allude al momento della venuta di qualcuno che porta gioia e prosperità. In questo caso si tratta del “regno di Dio”, espressione che rimanda alla corrente apocalittica dell’ebraismo che attendeva l’imminente era messianica descrivendola con i termini suggestivi dell’ambiente regale. E come si accoglierebbe l’arrivo di un re liberatore, tanto più deve essere accolto il Messia: accettando la novità. Il verbo “convertirsi” (gr. metanoeo) vuol dire “cambiare idea”, ma considerando che nella cultura semitica c’è la tendenza a concretizzare i significati, si deve optare decisamente per un “cambiare vita” e per chi è abituato a sentire questo linguaggio senza soffermarsi non percepisce che la posta in gioco è davvero alta: l’invito è a completare la Torah con il Vangelo di Gesù. Per noi oggi vuol dire decidersi e credere e vivere il Vangelo. La Colletta prega chiedendo al Signore “di farci crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita”.

La Quaresima è allora il nostro kairòs, tempo di grazia e di scelte!

Il giorno delle Ceneri è coinciso con la festa di san Valentino.

Un’antica preghiera chiede per sua intercessione la grazia di saper scegliere Cristo: “Distogli il cuor nostro dal fascino della vanità, e rendici in cambio poveri di spirito, per modo chè lucrar possiamo le dovizie della scienza e sapienza di Dio nascoste in Gesù Cristo”.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA
Dal Libro della Genesi 9,8-15

SALMO RESPONSORIALE
Salmo 24

SECONDA LETTURA
Dalla I Lettera di Pietro 3,18-22

VANGELO
Dal Vangelo di Marco 1,12-15

AUTORE: Giuseppina Bruscolotti