“Gli ebrei non sono cristiani mancati”

Conferenza di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

“Gli ebrei non sono dei cristiani mancati, non possiamo dimenticare l’abbondanza di amore e conoscenza che il mondo ebraico ha formato nel corso degli ultimi 2000 anni, e il patrimonio di spiritualità che noi ancora non conosciamo”. Così il vescovo Paglia – ricordando il suo primo incontro con la comunità ebraica romana, in occasione dell’attentato alla sinagoga, quando lui era ancora parroco a Santa Maria in Trastevere – ha introdotto la conferenza tenuta al teatro Antoniano di Terni dal rabbino capo di Roma, il prof. Riccardo Di Segni, sul tema: “Il Midrash: l’interpretazione della Scrittura nella tradizione ebraica”. “Come voi cristiani leggete ogni anno un vangelo anche noi – ha spiegato Di Segni – leggiamo i cinque libri della Torah, cioè il Pentateuco, e li commentiamo applicando diversi metodi. Ovviamente il problema che si pone è quello di rendere attuale la parola”. “Oggi la religione ebraica – ci ha detto Di Segni dopo la conferenza – si basa su una fedeltà assoluta alla tradizione orale e scritta trasmessa dai nostri maestri e in questa tradizione facciamo ciò che è possibile fare, per cui non essendoci più il santuario la parte più strettamente cultuale è sospesa”. Abbiamo chiesto di spiegarci cosa si intende per ‘sospesa’: “Noi preghiamo sempre – ci ha risposto – affinché quando potremo essere nuovamente riuniti si ricominci con quella parte di riti di cui parla la Bibbia che chi sa quando e come potremo fare, ma il nostro centro spirituale è sempre Gerusalemme e non abbiamo mai cessato di sperare nel ritorno alla Terra Promessa”. La speranza e l’obiettivo del popolo ebraico, quindi, è quello di un ritorno definitivo e completo in Palestina, dove “quando il Padre vorrà” verrà ricostruito il Tempio e restaurato il sacerdozio. Inevitabile, quindi, il conflitto che – come ripete lo stesso Di Segni – ha trasformato la terra dove scorreva “latte e miele” nella terra del “sangue e fiele”.”Vorrei però sottolineare – aggiunge – che il sangue che scorre è anche nostro, non solo palestinese, e non crediate che la tragedia che si sta vivendo in quei luoghi non ci travolga e non turbi le coscienze. Vorrei sottolineare anche che se la maggior parte della gente che si trova in contrapposizione appartiene alla religione ebraica o a quella islamica, anche i cristiani e la Chiesa cattolica hanno la loro parte in causa e non al di sopra delle parti”. Riguardo alla Shoah ricorda: “è una tragedia che ci ha lasciato attoniti, per questo per decenni abbiamo scelto il silenzio. Solo adesso i teologi ebrei hanno cominciato a cercare di formulare qualche spiegazione; per molto tempo si è parlato di Olocausto, ma questa è una definizione pericolosa, perché fornisce già una spiegazione. L’Olocausto è un sacrificio rituale, nella Bibbia è il capretto che viene immolato sull’altare. Ma a chi sarebbe stato immolato il popolo ebraico? E da quale sacerdote? E’ vero che alcuni maestri hanno lasciato scritto, prima di essere uccisi nei campi di sterminio, di sentirsi agnelli sacrificati, ma non ce la sentiamo di presentare questa come una chiave di lettura teologica”.

AUTORE: Arnaldo Casali