Gli studenti stranieri nelle scuole

Sulle 'classi ponte' pro e contro ed esperienze in Umbria

L’Italia si spacca in due sulla riforma della scuola. Da sinistra Veltroni, e quelli non più rappresentati in Parlamento, accusano il governo Berlusconi di razzismo; il popolo della destra sostiene che i piccoli studenti stranieri, ignoranti la lingua italiana, rallentano l’apprendimento di intere classi di cittadini nostrani, e per questo vanno ‘separati’. Il Governo, intanto, sta migliorando la comunicazione sulla riforma: ‘Non faremo classi separate – dichiara chiaramente il ministro Gelmini – ‘le classi ponte saranno corsi di italiano, magari pomeridiani, per consentire agli studenti stranieri di imparare la lingua il più rapidamente possibile’. In realtà, l’acceso dibattito sulle ‘classi ponte’ sembra essere solo la punta, strumentalmente resa ideologica da destra e da sinistra per attaccarsi meglio, dell’iceberg dei tagli alla scuola, all’università e alla ricerca per 1,5 miliardi di euro nei prossimi tre anni, sui quali anche in Umbria si sono concentrate le più vibranti proteste. A Perugia, pure il rettore Francesco Bistoni, timoroso che il suo ateneo perda 20 milioni di euro, ha sposato in pieno la tesi degli studenti contro il Governo, che raffigurano il ministro Gelmini come una marionetta mossa dal duo Tremonti-Brunetta. Gelmini? ‘Sui piccoli stranieri siamo ottimisti. Ma dacci i soldi”’Voglio essere ottimista – afferma la dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Perugia, Eleonora Bodo – leggendo l’opera del ministro Gelmini come un’ulteriore opportunità data agli studenti stranieri della scuola primaria’. Un punto, però, sarà decisivo: avrà davvero il ministro Gelmini tutti i soldi per attuare la sua idea, ossia la riforma godrà di una reale copertura finanziaria? ‘Spero proprio di sì – dichiara Bodo – anche perché l’Umbria è la prima regione a livello nazionale per la presenza di alunni di cittadinanza non italiana nelle scuole dell’infanzia e al primo posto, insieme all’Emilia-Romagna, per la scuola primaria’. ‘Nelle nostre classi – aggiunge – gli studenti stranieri (attualmente all’11, 04 per cento a livello regionale sul totale della popolazione scolastica e al 12, 35 per cento nella Provincia di Perugia; il dato nazionale è del 6, 4 per cento, ndr) aumentano di numero, segno che le loro famiglie vivono bene nel tessuto sociale umbro. Le scuole dell’Umbria, pur nella loro autonomia, già programmano importanti iniziative di integrazione’. ‘I nostri insegnanti – continua Bodo – pur nella estrema ristrettezza di risorse economiche, già fanno corsi di sostegno per i bambini stranieri, raggiungendo ottimi risultati in collaborazione con gli enti locali, la Caritas e il volontariato. È chiaro che quando si inserisce un bambino cinese, magari a metà anno, bisogna per forza fare delle lezioni individualizzate; ma questo la nostra scuola già lo fa. Ciò che ora ci aspettiamo dal ministro Gelmini è l’individuazione di risorse umane ed economiche ad hoc, perché questo è stato finora il vero punto debole dell’inserimento scolastico dei bambini stranieri: la scuola, ad oggi, non ha mai avuto i fondi sufficienti per fare questo lavoro’. C’è poi intervento ed intervento: ‘Con un bambino cinese o arabo è più complicato – spiega – mentre è molto più facile inserire nelle nostre classi un piccolo romeno o albanese’. Mille interventi integrati per i bambini stranieri’Occorre vedere la cosa con gli occhi del bambino straniero – dice l’assistente sociale Maria Grazia Marcacci – che soffre se non capisce gli altri attorno a lui. A volte, i suoi comportamenti ‘deviati’ vengono letti dagli adulti in modo esagerato, ma il vero problema è che il piccolo immigrato non comprende l’italiano’. Qual è la soluzione, allora? ‘Ce n’è una sola: mille e mille interventi di sostegno integrati in suo aiuto. Subito. È positivo – aggiunge Marcacci – raggiungere una gradualità nell’inserimento nella scuola italiana del bambino straniero che ha bisogno di una alfabetizzazione intensificata nell’apprendimento di quella che per lui è una lingua straniera’. Chi deve fare questa opera? ‘Non c’è dubbio – conclude -: tocca al mondo della scuola, che è perfettamente in grado di farlo. Il problema è che, oggi, quando un bambino cinese o arabo arriva in classe, ogni maestra si arrabatta come può. Alla fine i risultati ci sono, ma è tempo di pensare ad interventi più strutturati ed omogenei’.

AUTORE: Paolo Giovannelli