Da dieci anni non è più con noi e ci manca don Elio Bromuri, direttore del nostro settimanale per più di trent’anni, chiamato dai Vescovi a guidare il rilancio di questa testata negli anni ’80. È rimasto al timone de La Voce fino al giorno della sua morte, il 17 agosto 2015, facendo di questo giornale anche una scuola di vita e di giornalismo per diversi di noi.
Pur essendo sempre viva la sua figura attraverso le sue opere e il suo pensiero- insegnamento, don Elio sarà ricordato sabato 11 ottobre, giorno del 95° della nascita (Deruta, 11 ottobre 1930), con il convegno: “Don Elio Bromuri. L’attualità delle sue scelte e della sua testimonianza”. Soprattutto sarà fatto conoscere ai giovani ai quali ha sempre riposto le sue aspettative. In più di un incontro, dibattito, riunione di redazione…, don Elio, con i suoi ragionamenti, spesso, era più giovane dei giovani. Questo era molto incoraggiante, ti faceva sentire a tuo agio, ti trasmetteva una certa sicurezza che in gioventù è difficile acquisirla. Non possiamo dimenticarci di questo uomo e sacerdote non per le grandi cose che ha compiuto, ma per quelle piccole, quotidiane realizzate nel servire la Chiesa e l’intera società. La sua vita è stata “una vocazione al servizio della comunità”.
Don Bromuri sorprendeva anche per il suo spirito dialogante e laico a 360 gradi. “Con il mondo laico abbiamo un obiettivo comune – commentò alla cerimonia della sua iscrizione all’“Albo d’Oro” della città di Perugia (2010) –, quello di fondare una società che assomigli il più possibile alla città di Dio”. Uno spirito laico che emerge con nitidezza anche dai suoi innumerevoli editoriali e articoli. Editoriali che La Voce selezionerà e raccoglierà in una pubblicazione in vista del 75° anno di vita del nostro settimanale (1953-2028). È nostro desiderio dedicare questo significativo traguardo a don Elio, perché il suo raggiungimento lo si deve in gran parte a lui. Noi non abbiamo fatto altro che proseguire, con modestia, la sua opera ad iniziare da quella di dare voce a chi voce non ha. “Comunicare la Carità è necessario – disse don Bromuri ad un incontro della Caritas perugina (2014) –, perché oggi vige il mondo dell’individualismo, del nichilismo, dell’arroganza del più forte…”.
In segno di gratitudine e ringraziamento a don Elio, diversi suoi amici e collaboratori, un anno dopo la morte, gli dedicarono la pubblicazione Don Elio. Uomo del dialogo. Nella carità, nella libertà e nella fedeltà alla Chiesa. Grazie ancora don Elio, nostro “storico” direttore, un grazie che gli rinnoviamo oggi per averci anche insegnato a “Comunicare i segni che la Chiesa compie”. Nel tenere una meditazione ai giornalisti della Fisc, la Federazione italiana settimanali cattolici, riuniti a Roma, nel maggio 2003, don Elio disse: “Quante volte non sappiamo cosa scrivere perché si ha l’impressione che non succeda niente che abbia valore di segno. Comunicare “fatti di Vangelo”, non solo riti e omelie di vescovi. I segni di Mosè erano delle magie, i segni di Gesù erano le guarigioni, i nostri segni sono il servizio alla verità e alla carità, alla carità della verità, alla verità fatta con carità”.


