Grazie Perugia, buongiorno Gubbio

Il saluto del nuovo vescovo di Gubbio alla diocesi che le è stata madre nella fede

Più si avvicina il sei febbraio, giorno del mio ingresso nella diocesi di Gubbio, più avverto sensazioni nuove, mai sperimentate. Mai prima d’ora avevo pensato che un giorno avrei dovuto lasciare la mia diocesi, i miei confratelli, con i quali ho condiviso un bel tratto di strada. Di colpo mi trovo a chiudere l’ufficio dove, per quasi dieci anni, ho condiviso i problemi della diocesi, dei confratelli, degli enti e della vita diocesana in tutte le sue articolazioni. Tutto ciò che è stato oggetto delle mie occupazioni non mi ‘apparterrà’ più. Dovrò cominciare ad occuparmi di nuovi problemi, di nuove amicizie, di nuove collaborazioni, e non più come vicario del vescovo, ma come responsabile ultimo. Tutto questo è fonte di preoccupazione. Avverto però soprattutto una immensa gratitudine per la mia Chiesa perugina. Mi è stata madre: mi ha generato alla fede e alla vita cristiana, mi ha trasmesso il Vangelo, mi ha sostenuto con i sacramenti, mi ha donato il sacerdozio che mi ha configurato a Gesù buon pastore, abilitandomi a compiere i suoi gesti e a proclamare la sua parola; ora mi sta donando la pienezza del sacerdozio inserendomi nella successione apostolica. Non finirò mai di ringraziare questa madre, piena di premure. Quando parlo di Chiesa madre, non posso non pensare al pastore che la guida con amore sponsale: l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti. A lui va tutta la mia gratitudine e la mia ammirazione per lo zelo apostolico, l’intelligenza e la sapienza con cui conduce il popolo santo di Dio. Il suo modo di essere pastore mi sarà di modello; certamente non sarò capace di imitarlo, ma ci proverò. Quando il 23 dicembre salutavo la Chiesa eugubina, parlavo di un cuore che si dilata per accogliere altri fratelli: è ciò che sto facendo in questi giorni. Non cesseranno tuttavia di essere presenti coloro che già ci sono. Penso ai miei fratelli sacerdoti: di tutti ho un caro ricordo e da tutti ho imparato qualcosa. Penso a tutti gli amici e collaboratori e anche a ognuna delle persone che si sono avvicendate nel mio studio per chiedere aiuto, un consiglio o anche solo una preghiera. Per tutti loro ringrazio il Signore. Affido al nostro settimanale La Voce questi miei sentimenti, che consegno ai suoi lettori, ai quali chiedo la preghiera in questo passaggio impegnativo della mia vita.

AUTORE: Mario Ceccobelli