I giovani vanno incontrati nei loro spazi, non attesi nelle chiese

Convegno pastorale diocesano/Le riflessioni di don Domenico Sigalini

È partita sabato scorso, 16 giugno, la prima fase dei lavori del Convegno pastorale diocesano che proseguirà domani, sabato 23, con i gruppi di studio, ma che avrà il suo culmine solo a novembre, quando tutto il lavoro di riflessione e confronto andrà a confluire con quello delle altre diocesi umbre al Convegno ecclesiale regionale che si terrà ad Assisi. Vista l’importanza di tutto il progetto ci si aspettava sicuramente un numero più elevato di partecipanti, all’Aula Magna dell’Università di Perugia.

Un dato che deve far riflettere: si pensava ad un Convegno per “addetti ai lavori”, cioè solo per coloro che hanno a che fare con i giovani (studenti o universitari)? O forse si pensava che solo i delegati dovevano partecipare?

“Sull’onda della Gmg, come trascinati – ha detto l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti introducendo i lavori – molte altre diocesi come la nostra si sono impegnate in una riflessione sui giovani”, perché il confronto con le nuove generazioni sia la chiave di un rinnovamento di stile, di linguaggi e di vita.

Il confronto è partito, sabato scorso, grazie al contributo di alcuni interventi. Primo fra tutti quello dell’Ufficio di pastorale giovanile che ha presentato un’indagine svolta nell’ambito degli universitari che studiano nell’ateneo perugino.

Studenti di Perugia e di fuori regione, delle facoltà scientifiche e umanistiche, età media 23 anni; alcuni praticanti, alcuni anche impegnati, altri lontani. Come arriva loro il messaggio cristiano? Sicuramente la via migliore sarebbe quella del contatto diretto con amici o conoscenti, quella della testimonianza con la vita, piuttosto che la proposta di fede fatta attraverso annunci vaghi o volantini.

“I ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati” ha detto la prof.ssa Lucia Ciappi, docente di Diritto nelle scuole superiori, portando la sua testimonianza all’assemblea. Anche dalla testimonianza di un altro professore, Lorenzo Testaferri, docente all’Università, viene fuori la necessità del contatto personale, da parte dei giovani, con qualcuno che sappia trasmettere la fede. Le comunicazioni dell’Ufficio di pastorale scolastica e di pastorale universitaria, a confronto con le indicazioni della Chiesa italiana, hanno evidenziato la necessità del dialogo tra Scuola e Chiesa, tra Università e Chiesa, visti come interlocutori del mondo giovanile. Un campo aperto davanti alla Chiesa, quello della carità culturale: una grandiosa frontiera.

Ma è toccato a mons. Domenico Sigalini, direttore del Servizio nazionale Cei di Pastorale giovanile, dare il tono ai lavori del Convegno con una serie di spunti di riflessione e anche di provocazioni. “C’è un ritorno esigente – ha detto mons. Sigalini – all’esperienza religiosa, da parte dei nostri giovani: le nostre parrocchie sono preparate ad accogliere questa valanga di giovani con le loro necessità?”.

È necessaria estroversione, apertura, accoglienza incondizionata. E progetti comuni: “Una parrocchia non può pensare di accogliere tutti i 30.000 universitari presenti a Perugia, ma dieci parrocchie, sì”, ha continuato don Domenico. I giovani vanno a cercarsi spazi di aggregazione al di fuori della parrocchia: “Le nostre chiese si spartiscono il territorio e credono di spartirsi anche i giovani. Ma i giovani – ha detto il Direttore nazionale della Pastorale giovanile – vanno incontrati fuori, nei loro luoghi, nei loro spazi, e non attesi nei nostri”. Uscire, allora, è la parola d’ordine!

Dall’altra parte, un altro suggerimento: aprire le strutture parrocchiali sempre e in maniera gratuita, “ma non nell’indifferenza educativa”. È necessaria un po’ più di radicalità davanti a questa gioventù profondamente cambiata, rispetto a qualche anno fa. Occorre “impegnarsi per una fede che dà gusto vivere!”… e dimostrarlo.

AUTORE: Francesca Acito