I sei figli di Marije cresciuti in un campo di internamento

Il Premio Santa Rita assegnato ad una brasiliana, un'albanese e una italiana

Mentre risuonano i clamori per le vittorie o le sconfitte politiche, a Cascia nella giornata del 22 maggio verranno premiate tre donne, che hanno lavorato sodo nel silenzio. Sono come altrettante pietre angolari che sostengono tutta la costruzione, incuranti di una bellezza esteriore, ma ricche di saggezza, di umanità e di fede. Come Rita non sono mai apparse sulle prime pagine dei giornali e non c’è stato mai frastuono intorno alla loro persona: hanno dato tutto il loro amore ai poveri e agli ultimi della terra senza attendersi ricompense o riscontri umani particolarmente gratificanti, semplicemente perché la sequela del Cristo le ha spinte a tanto. Nella mattinata del 21 presso l’auditorium di S. Chiara ci sarà la presentazione ufficiale e potremo ascoltare la loro testimonianza di vita, mentre il giorno successivo riceveranno, durante la Concelebrazione in basilica, il riconoscimento internazionale S.Rita. Esse sono: la sig.ra Margarida Maria Séllos de Brito, Marije Muzhani e Ada Preci. Margarida Maria Séllos ha 56 anni ed è brasiliana. E’ vedova e da vent’anni è responsabile de la “Soupa dos pobres” ( mensa dei poveri ), dove viene distribuita la mensa a circa 400 persone ogni giorno. Ha una figlia di 26 anni e nove figli adottivi. Profonde il suo impegno a favore dei piccoli e degli abbandonati: drogati, alcolizzati, barboni, malati mentali, ragazze madri e orfani all’interno della sua parrocchia e nell’arcidiocesi di Rio de Janeiro. In questo servizio per i più poveri tra i poveri si trova spesso a dover affrontare diverse sfide e problemi d’incomprensione, se non di ostilità. Questa la motivazione del riconoscimento : “Ha vissuto come Rita il valore della fede, abbracciando come lei la causa dei poveri, della pace, della giustizia sociale e della liberazione, seminando amore, perdono e speranza”. Marije Muzhani, vedova Deda, è nata a Scutari in terra albanese il 2 dicembre 1928. Cresciuta in una famiglia numerosa (6 figli) e con un’educazione profondamente cattolica, s’innamorò di Guglielmo Deda, che nel ’45 per motivi politici fu condannato a 5 anni di reclusione e all’internamento a vita. Nel ’62 lo ha sposato, condividendo con lui l’internamento e i lavori forzati. Nel ’90, grazie all’intervento del segretario delle Nazioni Unite, Perez de Cuellar, che chiede la liberazione di tutti gli internati dell’Albania, le loro sofferenze hanno termine. Nel ’91 si trasferiscono a Perugia, dove dal ’37 risiede una sorella di Guglielmo. Nel ’94 le muore il marito a causa di un enfisema polmonare. Maria si ammala, ma riesce a superare anche questa difficilissima prova. Ora abita ancora a Perugia in una casa che il comune le ha messo a disposizione. Motivazione al premio: “Per aver vissuto come Rita i valori irrinunciabili della fede a Cristo e della fedeltà coniugale, condividendo con il marito internamento e persecuzione e aver creduto alla forza indistruttibile e vitale dell’amore”. Ada Preci di Nomadelfia, “mamma di vocazione”, che ha donato la maternità a tanti figli abbandonati, scegliendo la verginità. E’ nata il marzo 1926 a Rosola di Zocca (Mo). Al termine della guerra, incontra don Zeno e comunica la sua decisione di farsi “mamma di vocazione”. Dal ’45 vive in Nomadelfia, donando la maternità ad un numero notevole di figli e occupandosi di diverse attività. Attualmente ricopre la carica di vicepresidente nella comunità. Motivazione: “Per aver vissuto come Rita il valore della consacrazione. Ha sposato come Rita la causa della giustizia, della pace, della solidarietà della famiglia, dell’infanzia, dei poveri”.

AUTORE: Gianfranco Flamini