Il cardinale vietnamita Van Thuan nei ricordi di un frate-vescovo

Il XX secolo è stato un'epoca di dure persecuzioni contro i cristiani. Molti nomi, in questa lunga schiera di martiri, sono rimasti ignoti. Mons. Ronchi racconta la vicenda di un 'luminoso testim

Nella lettera apostolica Tertio millennio adveniente del 10 novembre 1994 Giovanni Paolo II, nello stimolarci a celebrare il Giubileo del 2000, fa questa forte affermazione: ‘La Chiesa del primo millennio nacque dal sangue dei martiri. Al termine del secondo millennio la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri. Le persecuzioni nei riguardi dei credenti – sacerdoti, religiosi e laici – hanno operato una grande semina di martiri in varie parti del mondo. La testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti. Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi militi ignoti della grande causa di Dio’ (TMA, n. 37). Da diversi mesi faccio oggetto di meditazione Il libro rosso dei martiri cinesi, edito dalla San Paolo nel 2006. Nella prefazione del libro il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong, scrive: ‘Tra i numerosi cattolici che sono stati imprigionati per trenta e più anni in Cina, non sono pochi coloro che ci hanno lasciato le loro memorie. Molte di esse sono state tenute nel cassetto per un lungo periodo. C’erano motivazioni valide per farlo: non si volevano urtare le autorità politiche, mettendo ancora più in pericolo i nostri fratelli di fede’ Oggi continuare sulla strada sarebbe un errore incomprensibile e imperdonabile’. Infatti – continua il Cardinale – ‘i confessori e i martiri della Chiesa in Cina appartengono all’intera cristianità ed è nostro dovere, oltre che diritto, presentare le loro testimonianze perché alimentino la fede dei cristiani di tutto il mondo’. Anche io voglio unirmi all’invito del cardinale Zen Ze-kiun ed offrire la mia testimonianza. Nei miei numerosi viaggi missionari, sono rimasto molto colpito nel visitare alcuni luoghi, in particolare nei pressi di Seoul, dove ho visto il luogo e gli strumenti delle torture subite dai martiri coreani; e a Nagasaki la cappella che sorge sul luogo dove furono crocifissi i martiri giapponesi, Francescani e Gesuiti. A tal proposito, il 2008 sarà un anno storico per la Chiesa cattolica in Giappone poiché il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, eleverà agli onori degli altari 183 laici e 5 sacerdoti uccisi tra il 1603 e il 1639, il periodo nel quale la Chiesa del Giappone dovette entrare in clandestinità, colpita da una feroce persecuzione imperiale. Ma, più in particolare, vorrei offrire la mia testimonianza su una grande figura, che mi ha onorato con la sua amicizia fraterna per oltre 14 anni: il cardinale vietnamita Francesco Saverio Van Thuan, che i fedeli della diocesi di Città di Castello ben ricordano per essere venuto quattro volte tra noi. Giovanni Paolo II lo ha definito ‘un esempio luminoso di coerenza cristiana sino al martirio’. E martire lo è stato davvero durante i 13 anni di durissima prigionia nelle carceri comuniste del Vietnam, sottoposto ad ogni genere di privazione e di tortura fisica e mentale. Nei nostri frequenti incontri ho potuto ascoltare con tanta emozione, dalla sua viva voce, le esperienze tremende che hanno fatto di lui un martire dei nostri giorni. Alcuni esempi: l’arresto alle ore 14, proprio nel giorno dell’Assunta, il 15 agosto 1975. Subiva spesso lunghi ed estenuanti spostamenti da una prigione all’altra; una di queste era completamente buia (non riusciva a distinguere il giorno e la notte) e quasi priva di aria, al punto che era costretto a sdraiarsi per terra per respirare attraverso un piccolo foro tra la parete e il terreno. Nascondeva dentro un pezzo di sapone il crocifisso di legno che gli serviva per pregare. Celebrava ogni giorno la messa di nascosto e da una piccola bottiglia (che si era fatto inviare da casa, spacciandola come medicina per lo stomaco) estraeva poche gocce di vino sul palmo della mano per la consacrazione (che celebrava intorno alle 3 del pomeriggio, l’ora di Gesù agonizzante sulla croce). Ha sperimentato la crudeltà degli aguzzini che non mancavano mai di esternare il loro disprezzo verso il cristianesimo, usando i metodi più subdoli per annientare la persona, non solo dal punto di vista fisico, ma nella stessa volontà. Questi sono solo alcuni esempi. Chi volesse approfondire la sua meravigliosa testimonianza, lo invito a leggere questi suoi libri: Il cammino della speranza; La speranza non delude; Preghiere di speranza; Testimoni della Speranza (esercizi spirituali tenuti alla presenza di Papa Giovanni Paolo II); Cinque pani e due pesci; Il miracolo della speranza. Queste pubblicazioni sono edite dalla San Paolo e da Città Nuova. Io le ho tutte avute in dono da lui stesso, ciascuna con dedica personale. La mia amicizia con il cardinale Van Thuan è iniziata a Roma nel 1988, dove lui era stato ‘esiliato’, ma sarebbe più giusto dire ‘cacciato’ dal suo Paese dopo la scarcerazione, come ‘persona sgradita’. Il Cardinale soffriva moltissimo per questa situazione e non mancava mai di ricordarmelo; per questo si raccomandava alle mie preghiere, al punto da stabilire tra noi l’impegno di restare sempre uniti ‘l’uno nel cuore dell’altro’ e di sostenerci a vicenda. Attraverso i suoi numerosi scritti, che mi inviava dovunque si trovasse (Roma, Gerusalemme, Sydney, Lourdes) e che conservo come ‘reliquie’, si percepisce tutta la sua sofferenza di pastore e padre per non poter essere in patria in mezzo al suo ‘gregge’ : ‘La mia Via crucis continua. Ma mi abbandono alla volontà di Dio’ (28.11.1991). ‘Ho fatto un rapporto della situazione della Chiesa in Vietnam, mentre ho bisogno di tante preghiere, perché lo Spirito santo illumini le anime per una soluzione utile all’evangelizzazione’, la soluzione che lui tanto desiderava: tornare tra la sua gente (19.12.1991). ‘Spero di poter ritornare in Vietnam il 10 maggio. Molte difficoltà mi aspettano, ma non recuso laborem se è la volontà di Dio, della Santa Sede! Mi affido ancora più alle sue fraterne preghiere. So chiaramente che il Governo non vuole la mia presenza in Vietnam, e può farmi ogni male, incidente, per qualunque motivo, da loro inventato, ma Dio chiede sacrificio. Cantiamo Misercordias Domini in aeternum’ (25.03.1992). ‘È sorpresa che mi trovo ancora a Roma. Non ho potuto ritornare a casa. Mi hanno impedito: (devo) prolungare il soggiorno fuori, fino a quando? Accetto la volontà del Padre, ma soffro molto. Il Santo Padre (Giovanni Paolo II) è deciso: devo essere nel Vietnam. Affido tutto alle sue preghiere e rimango unitissimo in Corde Jesu’ (11.06.1992). ‘Sto aspettando le notizie dalla Santa Sede dopo che la delegazione’ ritorni dal Vietnam. È ancora difficile, perché loro non sono pronti ad accettarmi, sono in una situazione assai drammatica economicamente e anche politicamente, hanno paura di figure di leadership nel Paese. Tutto è volontà di Dio, mi abbandono nelle sue mani. Credo che è una grazia per me, in quest’anno del mio Giubileo d’argento vescovile’ Lei sa che cosa (vuol dire) essere vescovo fuori di diocesi, da 17 anni! Ma il Signore e la Madonna mi hanno aiutato molto. Grazie, grazie delle sue preghiere!’ (24.06.1992). ‘Il suo delicato e fraterno pensiero mi ha apportato consolazione e fiducia in questi giorni di durissime prove. Fanno insidie, minacce’ perché non possa ritornare in Vietnam! È difficile da spiegare. Bisogna avere una finezza speciale per capire questa furberia dei comunisti + asiatici. Mi affido alle sue preghiere, ci teniamo ‘uniti in cuore’, e abbandonati nelle mani dell’Immacolata. Essa ci salva quando siamo nel fondo dell’abisso della miseria’ (15.09.1992). Il cardinale Van Thuan è stato presidente del Pontificio consiglio Giustizia e pace, nonché membro di varie Congregazioni vaticane; ma, nonostante la prigionia fosse ormai alle spalle, un’altra croce era ancora ad aspettarlo. Infatti, un tumore maligno lo ha accompagnato negli ultimi anni della sua eroica vita. Quando fu creato cardinale, il 21 febbraio 2001, il male si era già manifestato. Subito fu sottoposto ad intervento chirurgico, ma l’anno successivo, il 16 settembre 2002, all’età di 74 anni la morte lo colse. L’Osservatore Romano del 22.09.2002, nel titolare: ‘Eroico araldo del Vangelo di Cristo. Esempio luminoso di coerenza cristiana sino al martirio’, riporta queste parole dell’omelia del Papa al suo funerale: ‘Negli ultimi giorni, quando ormai era incapace di parlare, rimaneva con lo sguardo fisso al Crocifisso che gli stava di fronte. Pregava in silenzio, mentre consumava il suo estremo sacrificio a coronamento di una esistenza segnata dall’eroica configurazione a Cristo sulla croce’. Anche nella circostanza della malattia il cardinale Van Thuan ha dimostrato la sua eroicità offrendoci una grande testimonianza nell’affrontare e accettare questa ulteriore e durissima prova. Nel retro della fotografia che mi ha inviato a ricordo della sua elevazione a cardinale, ha scritto: ‘Questa foto è presa prima dell’operazione chirurgica. Un sorriso nelle sofferenze sconosciute dagli altri’ (21.02.2001). Tanto eloquenti e significative queste altre sue parole che, come mi ha scritto, gli erano state suggerite dalla Madonna: ‘Talvolta tu temi che a causa dell’età, della tua salute, non potrai terminare tanti progetti per la gloria di Dio. Vivi nel momento presente, per amore, come l’orologio batte tic-tac, tic-tac l’uno dopo l’altro, per arrivare a fare milioni e miliardi di volte tic-tac’ Abbandona tutto nelle mie mani (di Maria), offrirò tutto al Padre. È il tuo amore che conta, non il numero delle tue attività’. Che l’esempio di questi grandi eroi della fede sia di stimolo ad ognuno di noi, affinché possiamo testimoniare ogni giorno e senza reticenze la nostra fede in Gesù e nella sua Chiesa.

AUTORE: ' Pellegrino Tomaso Ronchi