Il ‘custode’ saluta la sua Assisi

Intervista a padre Coli che, dopo due mandati e 16 anni di incarico, cede il testimone del Sacro Convento

Padre Vincenzo Coli ha lasciato il servizio di custode del Sacro Convento, assunto ufficialmente da padre Giuseppe Piemontese durante il Capitolo conclusosi venerdì 13 scorso. L’impronta di padre Coli risulta ben identificabile nel percorso del lungo, duplice mandato, esercitato dal 1981 al 1989 e successivamente dal 2001 al 2009. Padre Coli, come mai questo passaggio di incarico? ‘Per una mia personale richiesta: pesano i 71 anni e i malanni persistenti dopo 13 interventi chirurgici. È venuto il momento di alzare le vele, indipendentemente da una possibile riconferma. Occorre essere efficienti: è quanto auguro al mio successore’. Confrontando i due mandati di custode, ha riscontrato differenze e mutamenti? ‘Certamente. Nel secondo mandato una mentalità più secolarizzata tanto nei turisti quanto nei pellegrini, e al contempo una sete del sacro… Discorso apparentemente contraddittorio, anche se questa è la realtà’. Come ha vissuto il terremoto del ’97? ‘All’epoca era custode padre Giulio Berrettoni; io mi trovavo nei pressi di Lourdes in visita canonica. Tornato a Roma la sera stessa come da programma, mia sorella mi informò del disastro accaduto durante la mattina; quando vidi in televisione gli effetti devastanti, persi la voce recuperata dopo tre giorni’. Quale avvenimento annovera quale più significativo della sua ‘custodia’? ‘La Giornata di preghiera interreligiosa per la pace tra i popoli del 27 ottobre 1986 indetta da Giovanni Paolo II, che mi capitò di incontrare nuovamente, anziano e sofferente’. Come giudica il motu proprio di Benedetto XVI? ‘Offre alle Famiglie francescane l’opportunità di una sinergia a favore della comunione ecclesiale e dell’efficacia apostolica’. Per quale ragione il Sacro Convento attrae personalità di ogni genere? ‘Per un desiderio di immergersi in una fonte tra le più pure della cristianità, per la curiosità di comprendere la testimonianza francescana ed anche, per essere schietto, per ‘rifarsi una verginità”. A quale sede è destinato? ‘Preferirei Arezzo o Siena, dove la vita basilicale esige un impegno più compatibile e mi lascia coniugare l’arte con Dio; ritengo tuttavia che sarò ‘dirottato’ a Firenze presso la basilica di Santa Croce. Torno con serenità nella mia amata Toscana, terra d’origine, ma avverto la sofferenza di lasciare Assisi, patria adottiva per ogni francescano. Ai miei confratelli che stanno preparando una celebrazione per il 1’marzo va la mia gratitudine’.Qualche ringraziamento? ‘Ai Vescovi dell’Umbria ed alle comunità cristiane, ovviamente ai vescovi diocesani, il vescovo emerito mons. Goretti e il vescovo attuale mons. Sorrentino. Estendo il mio grazie ai rappresentanti istituzionali, civili, alle Forze dell’ordine, alla gente assisana. A tutti, fecondità di vita’.

AUTORE: Francesco Frascarelli