Secondo una certa linea di pensiero, nessuno è veramente cattivo e se qualcuno diventa delinquente è solo perché i casi della vita non lo hanno aiutato a tirar fuori la sua parte buona; metterlo in prigione non è dunque un rimedio, anzi si fa peggio. Questa linea di pensiero a me lascia qualche dubbio, ma chi non ne ha – nel senso che pensa esattamente il contrario – è la maggioranza politica che ci governa. Infatti con un decreto legge, il n. 48 del passato aprile, ora all’esame del Parlamento per l’approvazione definitiva, ha introdotto nel codice penale nuove figure di reato, maggiorazioni di pene, eccetera. Tutto questo, ovviamente, si può discutere. Ma diamo per superato il primo punto, accettando in via generale il principio che il carcere, quando ci vuole, ci vuole.
C’è però il quesito successivo: nello specifico, le nuove pene, le aggravanti, le misure restrittive introdotte dal decreto n. 48, sono giuste, ragionevoli, equilibrate? Se ne potrebbe parlare a lungo, ma vogliamo ammettere anche questo, e rispondiamo di sì. Viene però al pettine il punto successivo: quali risultati avremo nella pratica? E qui vengono i dolori. Le statistiche relative ai reati che di più provocano l’allarme sociale – che sono il furto, la rapina, l’estorsione, la truffa – ci dicono che annualmente le sentenze di condanna sono sì e no il cinque per cento delle denunce presentate.
Questo avviene, in genere, perché gli autori sono rimasti ignoti o irreperibili. Se quei reati (che non sono i più gravi, ma sono quelli ai quali, a torto o a ragione, tutti ci sentiamo esposti) restano in gran parte impuniti, non è perché la legge penale non sia abbastanza severa. E c’è ancora un altro aspetto della questione. Si tratta della situazione assurda delle carceri nel nostro paese. In Italia ci sono circa 62.000 detenuti (compresi quelli in attesa di giudizio) mentre i posti disponibili sarebbero poco più di 50.000. Il che significa che buona parte dei detenuti vive in condizioni di sovraffollamento che contrastano tanto con la legge italiana quanto con le regole internazionali.
Infatti il nostro Stato deve ogni tanto varare una legge “svuotacarceri” , solo per rientrare nei parametri. Se questa è la situazione, sembra assurdo fare leggi che accrescono le pene: con una mano li metti dentro e con l’altra li metti fuori. Bisogna studiare soluzioni diverse; e anche spendere di più.