
Tra gli eventi culturali di giugno, a Perugia, segnaliamo la partecipata presentazione del libro Il Dio nuovo. Storia dei primi cristiani che portarono Gesù a Roma (Rizzoli) di Alessandro Sortino, giornalista e autore televisivo, una delle “Iene” di Italia1. All’evento, promosso dalla Libreria delle Volte, sono intervenuti, oltre l’autore, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero della comunicazione della Santa sede, e l’arcivescovo Ivan Maffeis che ha moderato l’incontro.
Il libro di Sortino è un pellegrinaggio sulle orme degli apostoli
Il libro, “una provocazione”, definita da mons. Maffeis, è un “pellegrinaggio” compiuto da Sortino sulle orme degli Apostoli Pietro e Paolo nell’annunciare la fede cristiana da Gerusalemme a Roma. Un’epoca, quella degli albori del Cristianesimo, molto simile all’odierna con complotti, tradimenti, scandali, violenze, omicidi, ingiustizie, miserie, stragi degli innocenti, guerre… Ingredienti perfetti per una serie televisiva di successo. Soprattutto, come si è interrogato Sortino, i social media e tutta la stampa odierna se ci fossero stati al tempo di Gesù come avrebbero trattato figure discusse come Maria Maddalena, Giuda, Ponzio Pilato… e gli stessi Pietro e Paolo?
Un interrogarsi sui valori su cui i cristiani credenti fondano la loro vita
L’autore incontra la fede attraverso il suo pellegrinare della vita, attraverso la lettura del Vangelo e della Bibbia, offrendo delle provocazioni nelle testimonianze di Pietro e Paolo. Il libro, attraverso la descrizione di eventi e persone dell’antica Roma, è un viaggio che conduce il lettore fino al sepolcro degli Apostoli e attraversando la Porta santa, un’occasione per interrogarsi sui valori su cui i cristiani credenti fondano la loro vita e su quanto si impegnano a coltivarli e a trasmetterli. Motivi per i quali ancora oggi i “grandi” e i “potenti” del mondo vengono sulla tomba di Pietro, perché lì c’è la proposta del Bene, del cristianesimo che annuncia la salvezza mentre al paganesimo anche di oggi vuole l’uomo un mezzo e non il fine.
L’arcivescovo Maffeis ha chiesto a Ruffini “quale è la bellezza e la fatica con cui contribuisce a veicolare il linguaggio di Chiesa in maniera autentica, trasparente e propositiva in un contesto, tante volte, della Chiesa in cui è più facile parlare male, vedere i limiti, i difetti, gli scandali, che pur ci sono?”. “Non c’è una ricetta per la buona comunicazione – ha risposto –, se non una che è molto antica e mi ha sostenuto in questi anni di servizio alla Chiesa, quella dell’unità tra comunicazione e comunione fatta di cuore. Il prossimo 27 giugno il Dicastero della comunicazione compie dieci anni di vita, ma la storia della Chiesa è molto più antica, è nata con Gesù che predicava…”.
Ruffini: “disarmiamo la comunicazione”, come diceva papa Francesco
Soffermandosi sull’opera di Sortino, Ruffini ha detto: “Il racconto del suo pellegrinaggio, fondamentalmente, è basato sul meccanismo amiconemico, del capro espiatorio, del linciaggio più o meno mediatico, del resto Alessandro fa la ‘iena’, ma in fondo si possono adottare altri meccanismi. Come diceva Papa Francesco nel suo ultimo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali e poi ripreso da Papa Leone, ‘disarmiamo la comunicazione, troviamo luoghi in cui si possa dialogare, ascoltare l’altro’. La comunicazione è mettere in rete e raccontare ciò che non è inferno per farlo crescere, perché noi crediamo nella redenzione del mondo redento da Dio che si fa uomo proprio per redimerlo dai nostri errori e peccati”.
Maffeis: “Oggi il termine cristiano non emoziona”
Maffeis, nell’introdurre Sortino, ha citato un passaggio del libro: “Oggi il termine cristiano non emoziona, ne scandalizza, ci lascia indifferenti… L’aggettivo cattolico con cui la Chiesa è definita suscita indignazione e disprezzo agli occhi della coscienza contemporanea la quale è indifferente al male, ma si impegna tantissimo se il bene è il collante”.
“Bisogna fare ascolti per fare informazione – ha esordito Sortino – e chiunque oggi è chiamato a fare informazione, soprattutto in tv, è continuamente messo in discussione se quella cosa funziona. E cos’è che funziona? Funziona trovare il cattivo e se poi dimostri che il cattivo non è così cattivo e che il buono non è così buono…, la realtà è complessa e stai in trincea. Se i valori evangelici annunciati e messi in pratica dalla Chiesa sono continuamente costruiti e generati dall’incontro concreto con le persone, non c’è partita, perché quei valori accolgono tutti gli sbagliati del mondo, gli scarti, le pietre che poi sono diventate pietre angolari”.


