Il fatto ha riportato alla ribalta il problema dell’usura nel territorio

Todi / Arrestato un presunto usuraio

La recente notizia dell’arresto del capo di un’organizzazione di usurai (un pensionato tuderte di 62 anni) e delle denuncia di cinque suoi compagni ha riportato in primo piano un problema vecchio e nuovo per la città di Jacopone. Che l’usura avesse attecchito anche nel territorio del Tuderte, sia pure in maniera isolata e non sostenuta da una rete organizzata, era noto: molti dicevano di non saperne nulla o quasi ma poi, sottovoce, si mormorava che chi aveva bisogno di soldi (e non può o non vuole passare per i canali istituzionali) poteva rivolgersi, direttamente o tramite “generosi” intermediari, alle persone “giuste”. Lo conferma anche l’iniziativa intrapresa anni e anni fa dal vescovo della diocesi Todi-Orvieto mons. Decio Lucio Grandoni: consapevole che il problema esisteva ed era reale, il Vescovo istituì un fondo per impedire che le vittime cadessero nelle mani degli strozzini, mettendo generosamente a disposizione degli usurati una consistente somma di denaro da restituire, senza interessi, nei modi e nei tempi opportuni. Ma mons. Grandoni non riebbe indietro nulla di quanto generosamente elargito e questo, a distanza di tanto tempo, spinge taluni a considerare persone poco serie, in un certo senso, anche le presunte vittime. Resta un dato di fatto: solo adesso la pratica dell’usura – negli ultimi anni ci sono state solo denunce e mai arresti – è venuta alla luce con elementi probatori di un certo spessore che hanno permesso ai militari dell’Arma di far cadere nella rete un’intera banda di usurai. E subito si è scatenato in città il toto-nomi, da indovinare leggendo le date, il luogo di nascita e le professioni. Alcuni tuderti si sono dimostrati stupiti per l’assenza, tra gli inquilini, di qualcuno “di quelli sicuri”, altri non hanno avuto dubbi sull’arrestato, riconosciuto dalla foto comparsa anche in televisione. Intanto le indagini, molto complesse, proseguono, l’operazione è ancora in corso e i carabinieri, guidati dal tenente Pietro Petronio, attendono nuovi sviluppi. Anche se un reato come l’usura è molto difficile da contestare, perché è difficile individuare il tasso usurario. Per dimostrare l’attività illecita di queste persone i militari dell’Arma sono ricorsi a intercettazioni telefoniche, pedinamenti e riprese filmate. A questo si aggiunga il muro d’omertà che circonda in genere questo reato: la gente ha paura di parlare, all’inizio l’usuraio è visto come un salvatore ma da questa spirale si può uscire solo denunciando l’aguzzino.

AUTORE: Susi Felceti