Il gioco è bello quando non è stupido

La finale di Champions League tra Juventus Milan ha fatto scorrere fiumi di inchiostro, fiumi di soldi, fiumi di lacrime (degli Juventini sconfitti), fiumi di autoesaltazione (dei Milanisti vincitori): una riedizione in quarantottesimo dell’alluvione del Polesine. I giornali sportivi hanno dato fondo alle sublimi sciocchezze di sempre. Entrato nella storia il Milan. Quante volte la Juve è entrata e uscita dalla storia? Come se la storia fosse il retrocucina di un pranzo di gala. Entrata, uscita: per questo Lippi ha l’aria dell’uomo perennemente raffreddato. Siamo sul tetto del mondo, attenti che le tegole non siano scivolose. Appuntamento con la gloria, speriamo che sia puntuale. La Juve nel baratro, il Milan in Paradiso, solo perché Gianluigi s’è buttato a destra invece che a sinistra. La mattina dopo Roberto, ragazzo picchiatello della mia comunità, ha aggredito Serenella, la donna che ci tiene il guardaroba e che di calcio non ne sa nulla: Milanista bastarda! Disgraziato quel popolo che ha bisogno di eroi. Quando tornerà per il 24.mo anno, provate il lunedì sera ad assistere al Processo di Biscardi dopo aver tolto l’audio al televisore: gli omoni solenni che vi si accapigliano sembrano austeri relatori ad un convegno su Pantaleo Carabellese, impegnati a disquisire la filosofia sia o non sia la palingenetica obliterazione dell’io pensante, che s’infutura nell’archetipo prototipo dell’antropomorfismo universale. Aggraziato e nasale, su un’altra TV, il Giampierino Mughini parla di calcio con la stessa oleosa serietà con la quale da giovane ipotizzava sfracelli in politica. Disgraziato quel popolo che ha bisogno di eroi. Disgraziatissimo quel popolo che ha bisogno di questo tipo di eroi? Fortuna che, una volta distribuiti a tutti i soci della cricca i miliardi incassati, tutto torna ad essere un giuoco. Tranne quel We care about football, con il quale la Ford reclamizza se stessa nell’avanpagina di ogni trasmissione di Champions league. Quel care (‘mi sta a cuore’, ‘mi ci dedico’) era il motto della prima, forte contestazione dei giovani americani, era il motto della Scuola di Barbiana. Pessimo gusto. Cancellatelo, please. E impedite a bilanciane del calibro di Veronica Ciccone di chiamarsi Madonna, please. E proibite ai jeans di chiamarsi Jesus, please: con la placca piazzata al centro della natica. Il gioco è bello quando non è stupido.