Una donna su tre non lavora; quelle che lo fanno spesso possiedono un titolo superiore a quello richiesto per le loro mansioni; vengono pagate meno degli uomini, specialmente in posizioni dirigenziali, e si fanno carico della maggior parte del lavoro di cura familiare. È quanto emerge da “Il Passo Pari: Lavoro ed Equilibrio di Genere in Umbria ”, l’indagine statistica presentata al convegno organizzato dalla Regione Umbria in collaborazione con la Consigliera di Parità e l’Agenzia Umbria Ricerche, che si è svolto mercoledì 28 maggio a Perugia. Tre i rapporti presentati, “Asimmetrie di genere nella società umbra ”, “Indagine sull’occupazione maschile e femminile nelle imprese umbre ” e “Focus Group sugli squilibri tra vitalavoro” ancora in elaborazione, basati su dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, relativi ad imprese umbre con 50 dipendenti ed oltre. Ad introdurre i lavori la consigliera Rosita Garzi e l’amministratore unico dell’AUR, Marco Damiani; le ricerche sono state illustrate da Enza Galluzzo, esperta di politiche di genere, e da Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia dell’Agenzia Umbria Ricerche.
Dottoressa Tondini, che cosa emerge da questa indagine?
“Emergono cose già note: le donne lavorano maggiormente come impiegate, gli uomini molto più come operai, anche per una diversa distribuzione settoriale. Le donne sono più presenti nella pubblica amministrazione, perché lavoro impiegatizio, ma sono più dedite al lavoro di cura, molto presenti nella sanità e nell’assistenza sociale, negli ospedali e anche in tantissime cooperative. Guadagnano sempre meno degli uomini, grossomodo intorno a un 6-5%. Rispetto a due anni fa, vediamo una diminuzione in positivo di questo differenziale, ma a parità di altre condizioni le donne continuano a guadagnare di meno”.
Per quanto riguarda la gestione del lavoro di cura familiare?
“Riguarda ancora fondamentalmente le donne, tant’è che, nei casi di dimissioni di genitori con figli sotto i tre anni, le madri sono il doppio dei padri. Per il congedo parentale, anche se c’è stata una forte crescita della componente maschile negli ultimi due anni, le donne si fanno ancora carico del 90% dei casi di assistenza familiare. Questo si affianca all’alta percentuale di part-time nel lavoro femminile, che nell’80% dei casi è una scelta obbligata, perché ritenuta necessaria. Il lavoro di cura sarà sempre più importante, a causa del forte invecchiamento della popolazione; ultimamente, il problema si sta aggravando, perché c’è una scarsità di personale dedicato alla cura, specialmente degli anziani, dove la domanda supera l’offerta. Occorre aiutare le donne che hanno bisogno di lavorare, e che vogliono lavorare, con servizi dedicati alla gestione del lavoro di cura, soprattutto per gli anziani “.
Numeri e parole della differenza nel lavoro delle donne
• Occupazione : 66,3% il tasso di occupazione femminile su un tasso maschile all’80,6%.
Il gap è di 14,3 punti percentuali a sfavore delle donne; si riconferma ancora una significativa asimmetria di genere
• 31,6% sono le donne inattive; quasi una donna su 3 è lontana del mercato del lavoro
• Sovraistruzione ; il 36,9% delle lavoratrici umbre possiede un titolo superiore a quello richiesto per la propria attività lavorativa; l’Umbria detiene il primato in Italia
• Retribuzione : le lavoratrici dipendenti umbre guadagnano oltre 8mila euro all’anno in meno rispetto agli uomini; molto dipende dalla maggiore diffusione del parttime, spesso legato a responsabilità familiari
• 6,3%di guadagno in meno per le donne aggiustando il differenziale retributivo per ora lavorata.
Dato in diminuzione rispetto al -11,5% di due anni fa, ma che aumenta al crescere della qualifica professionale e raggiunge picchi del 25% tra i dirigenti
• Le promozioni, soprattutto per le qualifiche più elevate, riguardano prevalentemente gli uomini.
Valentina Baldoni