Il “metodo” Proietti

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L'aula del Consiglio regionale in fondo Stefania proietti presidente della Regione Umbria

Conta l’obiettivo, ma conta forse allo stesso modo, se non di più, il metodo che si usa per raggiungerlo. Ad illuminare il ‘come’ Stefania Proietti, la presidente dell’Umbria, vuole conseguire lo sviluppo della regione che amministra dal novembre scorso potrebbero essere utili alcune sue affermazioni pronunciate nel corso di una recente seduta dell’assemblea legislativa in cui si è acceso lo scontro tra maggioranza e opposizione sull’argomento, bollente, delle liste d’attesa.

“Stiamo davvero operando per un serio e vero abbattimento delle liste d’attesa, cambiando la governance”, ha tenuto a precisare la presidente, dove la frase chiave è quella che fa riferimento alle persone chiamate ad occuparsi della questione.

Proietti, docente di ingegneria, politicamente definibile di centro sinistra ma senza tessera di partito (oggi chi fa politica come lei viene definito ’civico’) ha dato sin dal suo insediamento diversi segnali di voler utilizzare competenze e professionalità di alto livello per conseguire gli scopi che lei e la sua coalizione si sono prefissi. Non soltanto per le questioni, prioritarie, della sanità, ma anche per altre poste rilevanti, come l’impegno per le nuove generazioni e l’ambiente, le infrastrutture e la digitalizzazione. Non a caso uno dei primi atti della presidente per le liste d’attesa è stato quello di nominare il responsabile unico di assistenza sanitaria.

L’impressione che si ha valutando queste mosse è che voglia trasportare nell’ambito della sua azione amministrativa metodi e pratiche mutuate da criteri che si ispirano non tanto e non solo alla politica ma anche e soprattutto alla soluzione tecnica, pratica, dei problemi. Schermata, la presidente, nel prendere le sue decisioni, proprio dal fatto di sentirsi orientata a rispondere più ai cittadini che l’hanno votata che ai partiti che l’hanno appoggiata.

Fosse veramente così – e molti segnali lo fanno ritenere – Proietti potrebbe essere chiamata a compiere uno sforzo ulteriore: quello di superare, per il superiore bene dell’Umbria, le resistenze che si dovessero appalesare nella coalizione che la sostiene rispetto a quella realtà che, molto spesso, si propone di ridimensionare, se non di smentire, i proclami inseriti nel programma elettorale. Ma di questo probabilmente si troverà riscontro nei prossimi mesi.

Un lavoro più strettamente politico, e probabilmente ancora più rilevante, la presidente – che ripetutamente richiama a uno sforzo congiunto dei soggetti coinvolti nelle azioni per lo sviluppo economico della regione – sarà proprio di chiamare tutti a superare steccati e divisioni. Oltre i campanili e le torri civiche. Oltre i recinti degli interessi delle singole realtà economiche. ‘Fare sistema’ è slogan tanto ascoltato da risultare consunto, se non prende vita in termini efficaci ai fini del bene comune.

Competenze, professionalità, spirito di squadra: si spera bastino per aggredire le fragilità di quella piccola l’Umbria che decenni fa qualche studioso spezzava in due (un pezzo alla Toscana e un pezzo al Lazio) e che vive in questi anni una fase delicata, di grandi incertezze. Il tempo per risolvere i tanti problemi non è infinito.

Daris Giancarlini

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