Il migliore Raffaello “umbro”

ARTE. Un libro racconta le origini e le movimentate vicende della 'Madonna di Foligno' di Raffaello

Fu oggetto di ammirazione sia in Italia che all’estero, tanto che addirittura granduchi, principi e regnanti tentarono nel passato di acquistarla. Non vi è pubblicazione d’arte che non la citi, tanto è famosa in tutto il mondo. La Pala della Madonna di Foligno, oggi conservata nella Pinacoteca dei Musei vaticani, venne realizzata da Raffaello tra il 1511-12 per la basilica di Santa Maria in Ara Coeli di Roma, su commissione dell’umanista Sigismondo dei Conti, nativo di Foligno e segretario di Giulio II, ma da tempo alla corte dei Papi. Non ben definito l’evento che spinse il committente a chiederne la realizzazione: forse un ex-voto per uno scampato pericolo, ma è molto probabile che tra i due ci fosse anche una reciproca stima. Nel 1565 l’opera da Roma partì per Foligno, per arrivare al monastero di Sant’Anna o delle Contesse, dove rimase per oltre duecento anni, per poi tornare nella città dove nacque. A raccontarci la storia di questa bellissima opera è Franco Ivan Nucciarelli, docente di Iconologia all’Università di Perugia. Una storia raccolta per la prima volta in una monografia di recente pubblicata dallo stesso professore, insieme a Giovanna Severini, per i tipi della Quattroemme: Raffaello. La Madonna di Foligno. Un volume edito su iniziativa congiunta della Fondazione Cassa di risparmio di Foligno, in occasione dei suoi 150 anni, della Cassa di risparmio di Foligno e della Pro Foligno. Per la prima volta sono raccolti in modo completo la storia dell’opera, il suo peregrinare e i motivi che la legano alla città di Foligno, e in più si dà conto delle copie oggi esistenti (9 quelle conosciute, forse ce n’è un’altra), insieme alla raccolta di tutti i documenti, molti dei quali inediti, conservati sia negli archivi del convento di Foligno che del Comune. E poi ci sono le stampe che la ritraggono. Un’opera certamente significativa nel percorso artistico del maestro urbinate ‘perché – spiega Nucciarelli – rappresenta l’unica testimonianza umbra del periodo maturo dell’artista dopo il primo salto fiorentino e il secondo romano. Di Raffaello in Umbria abbiamo solo opere giovanili, che pur straordinarie non raggiungono il livello della Pala di Foligno’. La tela (3 m x 2 m) ritrae la Madonna mentre volge il dolce sguardo verso il Bambino. Sullo sfondo il disco solare, ai piedi un ammasso di nuvole e intorno, a fargli da corona, una schiera di angeli. In basso san Giovanni Battista, san Francesco e san Girolamo nell’atto di presentare il committente dell’opera genuflesso in preghiera. ‘Incerta la data di realizzazione – sostiene Nucciarelli – certo è che documenti più che attendibili testimoniano che negli anni ’40 del ‘500 la pala si trovava sull’altare maggiore dell’Ara Coeli’. Quali furono le circostanze che portarono l’opera a Foligno? ‘Negli anni ’60 dell’800 la Controriforma impose una nuova disposizione dell’altare maggiore e un diverso approccio con i fedeli. Anche l’Ara Coeli si ritrovò a dover ristrutturare la chiesa secondo le nuove disposizioni. Al posto di Raffaello sull’altare maggiore venne posizionata un’icona bizantina del IX secolo: la Pala, di proprietà dei Conti, nel 1560-63 ritornò nelle loro mani. Nel frattempo il committente era scomparso: l’opera passò nelle mani della nipote Anna dei Conti che, essendo badessa del monastero di Foligno, la portò con sé e venne messa nella chiesa esterna al convento’. Nel 1797 prima campagna di spoliazione di opere d’arte in Italia condotta dagli inviati napoleonici, ai quali certamente non poteva sfuggire un’opera di Raffaello. Dall’Italia portarono via centinaia di opere, e l’Umbria fu una delle regioni che ne soffrì di più. La pala, a cui fu tolta la cornice, venne spedita al Louvre dove, constatate le cattive condizioni di conservazione, fu fatta restaurare per essere esposta. Il Congresso di Vienna (1814-15) obbligò la Francia a restituire tutti i dipinti. ‘Molti non furono ritrovati – prosegue Nucciarelli – , e in alcuni casi la stessa Francia giocò d’astuzia: restituì le pale ma non le predelle. Fortunatamente molte opere furono restituite. Tra loro ritornò in Italia anche la Pala: fu venduta dalle monache al Vaticano per 5 mila lire, quando un’opera come lo Sposalizio della Vergine fu venduto per 50 mila lire. Purtroppo le monache del convento di Sant’Anna non avevano di che sostenersi: il Papa aveva infatti imposto che si sarebbero potuti riaprire solo i conventi che avessero avuto almeno dodici membri e una fonte di sostentamento sicura’. Oggi la Madonna di Foligno si trova in Vaticano, in una sala appositamente dedicata a Raffaello.

AUTORE: Manuela Acito