‘Il pastore buono che si prende cura della città’

Omelia del vescovo Paglia per la festa del patrono san Valentino

San Valentino 2006: Terni, in un passaggio cruciale della propria storia recente, ritrova la solidarietà, l’unità e la robustezza del legame con il santo patrono della città e dell’amore. L’amore senza confini è stata la ragione della vita di Valentino ed anche della sua morte. È ancora oggi il fulcro di un legame con il territorio e la comunità ternana che si rinnova nel tempo con immutato vigore perché ‘San Valentino è il pastore buono che ha guidato e curato Terni con un amore grande e generoso’ ha ricordato mons. Paglia nel corso del solenne pontificale. Il vescovo non ha esitato, con fermezza e incisività, a ribadire la forza di un amore così grande e universale, e che non ha tralasciato il ricordo di Giovanni Paolo II e di don Andrea Santoro ‘che hanno mostrato al mondo intero come si vive e come si vuol bene’. Terni, oggi più di ieri, riparte da questo amore, dalla vitalità che muove i cuori. San Valentino è un testimone di questo e indica la strada verso una cultura di dedizione, di rafforzamento dell’amicizia, di altruismo. La città dell’acciaio ha sempre ricevuto una spinta all’universalità e al rinnovamento dalla testimonianza di San Valentino, che va ben oltre le tradizioni popolari, il folklore, le leggende sugli innamorati, i mutamenti della storia economica e sociale, ma segna radicalmente le prospettive e le speranze della gente. Il futuro della città, secondo il presule, non può prescindere dall’amore, ma deve contare anche ‘u una modernità più flessibile che punta sulla qualità, sulla creatività, sulla conoscenza, sull’apertura; su un modo diverso di vivere e di essere parte della città’. Ed è in tale ottica che si sta sviluppando il piano universitario ternano e la neonata Fondazione per le cellule staminali, quali propulsori di un nuovo sviluppo che va oltre la vocazione industriale della città degli anni passati. Mons. Paglia ha quindi detto che ‘l’orientamento verso gli interessi comuni deve finalmente prevalere su quello degli interessi egoistici, perché lo sviluppo della città, ma anche dell’Umbria, non può essere solo di una parte. Per questo si richiede il rispetto delle regole della convivenza, della solidarietà ‘ ha proseguito – e della sana competizione per erodere lo spazio al particolarismo, al localismo, alla protezione solo di cerchie sociali ristrette’.

AUTORE: Elisabetta Lomoro