Il Piano sociale non sia lettera morta

Si attende la nuova versione... purché poi la si applichi
Pierluigi Grasselli
Pierluigi Grasselli

Lo studio della povertà, e soprattutto delle nuove povertà, con le conseguenti politiche specifiche, porta inevitabilmente a considerare con rinnovata attenzione le azioni di contrasto alla povertà, che vanno dai tradizionali interventi di protezione sociale alle politiche del lavoro, allo sviluppo economico.

L’Umbria non brilla di certo su questo versante. Il secondo Piano sociale regionale 2010-2012 non è stato attuato. Si è in attesa del nuovo, anche se in merito ancora non ci sono informazioni certe. La Cisl, ad esempio, sta incontrando, non senza difficoltà, le istituzioni regionali e locali per fare il punto della situazione e apportare il proprio contributo.

“Purtroppo non disponiamo di un quadro conoscitivo complessivo e articolato degli interventi attualmente condotti su questo fronte. Certamente si tratta di un’azione frammentaria, non organica, di tipo assistenziale”.

Così Pierluigi Grasselli, già docente di Politica economica all’Università di Perugia, coinvolto dalla Cisl Umbria in una ricerca su questo tema, riferisce sconfortato circa gli ostacoli che incontra quando cerca di conoscere quali sono le scelte di Regione e Comuni per far fronte alla povertà: “Siamo in attesa del nuovo Piano sociale regionale che dovrebbe, speriamo, assicurare un coordinamento serio tra livello regionale, comunale e terzo settore, con valorizzazione del ruolo meritorio, e per certi aspetti determinante, di organismi quali le Caritas diocesane che, come noto, si stanno impegnando in misura crescente e multiforme nella lotta contro la povertà”.

Insomma, il percorso per le politiche specifiche contro la povertà non si presenta facile, ma senza il nuovo Piano sociale regionale la situazione certamente non potrà migliorare. Purché, avverte Grasselli, non sia una riproposizione del secondo Piano, rimasto totalmente inefficace.

AUTORE: Francesco Carlini