Il prete in cerca di antichità umbre

Nel 30° della scomparsa di don Ansano Fabbi

Trenta anni fa moriva don Ansano Fabbi. Fu un grande prete, parroco di Todiano – Abeto – Montebufo, piccole comunità della montagna nursina, nel cuore geografico della esperienza benedettina (abbazia di S. Eutizio, Preci). Buono, semplice, umile, fedele alla sua gente, autodidatta eruditissimo, ma senza particolari titoli di studio, come tanti parroci di montagna d’una volta. Di famiglia cristiana ottima, con altri due fratelli preti: don Pio, parroco anche lui in montagna, e mons. Fabio, teologo ed esegeta, rettore del Seminario regionale di Assisi, autore di fortunati libri di testo sulla divina Rivelazione e il sacramento della confessione; e con un nipote non da meno, mons. Oscar Battaglia, biblista ed esegeta, docente all’Istituto teologico di Assisi, rettore del Seminario regionale, rinomato educatore, brillante conferenziere, autore di numerosi studi esegetici e libri divulgativi. Evidentemente “buon sangue non mente!”. Di don Ansano, dunque. Alla scuola di mons. Pietro Pirri, parroco di Mevale e di Triponzo prima di farsi gesuita e storico di vaglia del Risorgimento italiano, si dedicò anche lui a rovistare tra le vecchie carte delle parrocchie e degli archivi comunali locali, scoprendo notizie che davano ragione di tante ricchezze d’arte e di pietà, ricostruendo con pazienza, come in un puzzle, attraverso la piccola cronaca, la grande storia di monumenti, di istituzioni sociali, di paesi. Il suo era talvolta un sapiente trascrivere, senza molto badare a tutte quelle accortezze (ad esempio, dati di riconoscimento del documento citato…), che sono certamente necessarie ai fini critici, ma rallentano talora il racconto. Questo fatto gli ha in qualche modo nociuto, per cui molti lo saccheggiano impunemente senza citare la fonte. Questo saccheggio non inficia comunque la serietà della ricerca e la grande messe di notizie portate alla luce, riguardanti specialmente la sua Norcia e l’amata Valnerina, in un intero trentennio di ricerche. Gradualmente ha allargato lo sguardo anche a regioni limitrofe e all’intera Umbria, scrivendo delle sue “antichità” e ricostruendo vicende di artisti e pittori “minori”, che hanno affrescato tante chiese e chiesine della montagna. Come appassionato della propria terra, si è fatto anche lui narratore di usi e costumi, redigendo libri e guide preziose (purtroppo tali anche per… i ladri!). Se fosse vissuto all’inizio del secolo, avrebbe certamente fatto parte di quella “Società (di preti) per la storia ecclesiastica dell’Umbria”, costituita dall’instancabile mons. Michele Faloci Pulignani il 31 luglio 1912, con produzione regolare e programmata di ricerche e di studi e la pubblicazione del prezioso Archivio. Se al dire del Carducci “donne e preti non furono mai poeti”, non può certamente dirsi che non furono mai ricercatori e storici di vaglia, come dimostrano abati famosi quali il Muratori, il Tiraboschi, il Lanzi, o in Umbria il Ciatti, lo Jacobilli, il Serafini e tanti altri: così argomentava il Faloci. Certamente mons. Ansano Fabbi, morto ancor giovane a 64 anni di età, può essere considerato di quel gruppo con la notevole mole delle sue ricerche, pubblicate in forma di articoli su riviste amiche le più varie, compresi i “Quaderni umbri” del prezioso Centro studi Vanoni-Mattei, e le ultime monografie, per lo più pubblicate a sue spese. Cominciò scrivendo biografie popolari de I Santi nostri delle montagne umbre, per le quali dettò la prefazione l’amico professore Piero Bargellini. S’interessò molto della “scuola” medico-chirurgica di Preci e degli eremiti e monaci benedettini, scrivendo più articoli e presentando relazioni in più convegni. Scrisse opere di storia e d’arte di più paesi della Valnerina, della quale è stato lo storico più illuminato e più fedele: Preci, con prefazione dell’amico Ugo Procacci, Visso, Cascia, Norcia, Monteleone, Cerreto, Ferentillo. Scrisse molti articoli per la rivista Leonessa e il suo Santo e per riviste storiche locali. Redasse anticipando i tempi, la singolare compilazione Antichità umbre (Seminario regionale di Assisi, 1971, pp. 450), per l’iniziazione dei chierici del Seminario alla conoscenza della storia e dei beni culturali ecclesiastici; tale volume, pur con i suoi limiti, fu un novum per i destinatari prescelti, ebbe recensioni e fu presentata a papa Paolo VI il 26 gennaio 1972. Don Ansano concluse le sue laboriose fatiche con Umbria mistica, Umbria guerriera, appaiando questi due singolari volti della stessa bella regione sempre amata. Questo volumetto, postumo, è aperto dall’omelia del vescovo Alberti in occasione della morte di don Ansano. Una accurata bibliografia farebbe miglior giustizia del suo amore per l’Umbria e del suo valore di ricercatore e di storico. Era povero, e morì povero in ospedale a Roma il 20 novembre 1980, stroncato da un male non compreso. Scrisse nel suo testamento: “Accetto con rassegnazione, in unione alla Passione di Cristo, la fine della vita, che considero meno triste per la decadenza religiosa della società in cui si è costretti a vivere. Ho fiducia di raggiungere presto la visione di Dio per la fedeltà conservata alla mia vocazione e per lo zelo mai smentito nell’apostolato. Raccomando ai parrocchiani, ai parenti, agli amici di utilizzare al massimo per l’eternità il breve tempo della vita ut in omnibus glorificetur Deus”. Lasciava i suoi pochi risparmi a Propaganda fide, al seminario di Norcia, e alle sue tre parrocchie. Lasciava anche libri, manoscritti, schedari, documenti fotografici, all’archivio-biblioteca della diocesi di Spoleto perché fossero utilizzati dai giovani. Non sarebbe male ricordarlo con una qualche iniziativa culturale.

AUTORE: † Giuseppe Chiaretti