Il rischio dell’indifferenza

Editoriale

Alcune settimane fa, dopo una tragedia avvenuta in mare con la scomparsa di centinaia di profughi travolti dalle onde del Mediterraneo Claudio Magris, un intellettuale illuminato che gode di grande stima e rispetto, in un articolo sul Corriere della sera (24 aprile 2011), ha messo in guardia dal rischio dell’indifferenza di fronte alle enormi tragedie che avvengono sotto i nostri occhi. Qualche tempo (6 Giugno) dopo, sull’argomento, è tornato anche il presidente della repubblica Napolitano. Il rischio che avvenga un processo di assuefazione nella psiche umana che faccia scomparire lo stupore, la meraviglia e l’indignazione, lo scandalo, desta una preoccupazione non supeficiale ed è giusto che qualcuno suoni l’allarme. In altri ambiti e con minore senso di preoccupazione l’indifferenza sembra insinuarsi anche di fronte alle scelte di vita. Un’insegnante mi confida che nella prima classe del suo liceo artistico il 20 per cento dei ragazzi non sceglie di usufruire dell’insegnamento dell’ora di religione e si affretta a dire subito che non si tratta di ragazzi che sono contrari alla religione, né che rifiutano insegnanti che non conoscono. Semplicemente non fanno la scelta, e con l’avallo dei genitori escono o fanno altro, cioè nulla per la maggior parte dei casi. ltro esempio di indifferente scelta è quella di una coppia che convive e non si sposa e non perchè è contraria alla Chiesa o altro e si domanda: “alla fine cosa cambia?”. Anche sulle questioni ultime. Non c’è tempo per agitarsi sulla questione se Dio esiste o no con tutto ciò che segue. Vi sono persone agnostiche e atee, devote e contente come se tutto fosse la stessa cosa. Vi è un appiattimento di interesse per tutto ciò che non risulta di diretto interesse individuale. Ora si può dire che i risultati dei referendum con l’alta imprevista partecipazione, abbia segnato una ripresa di attenzione e di risveglio, un soprassalto di presa di coscienza e di sforzo di esprimersi su leggi di comune interesse. Si sono visti giovani esultanti reclamare per sé la vittoria ritenendo di aver operato nel volontariato sociale per la difesa dell’ambiente e dell’acqua. In Spagna è sorto pure un movimento detto degli “indignatos”. Come si spiega tutto ciò? Forse, come nelle oscillazioni del pendolo, c’è un tempo e il suo opposto. Oppure si sta diffondendo l’idea che la ricrezione è finita. Persone, famiglie e popoli che ora piangono le vittime di traversate maledette, di bombardamenti e di stragi nelle piazze di alcuni paesi arabi musulmani si stanno svegliando e suonano la tromba per svegliare chi pensa di poter continuare a rimanere indifferente di fronte al cumulo di dolore che colpisce persone e popoli interi. Al pericolo dell’indifferenza non deve far seguito l’intolleranza e la violenza, ma una concreta operosità. Al fondo dell’educazione e dello sviluppo di una società c’è l’interesse per la vita, la persona, lo sviluppo sociale, la giustizia, la felicità. Di tutto ciò don Milani insegnava ai suoi semplici alunni un motto: mi importa, mi interessa, mi interpella: “I care”.

AUTORE: Elio Bromuri