Il sasso contro l’autista. Una follia pura

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Quel fatto orribile di Rieti – i tifosi che hanno inseguito il pullman dei sostenitori della squadra ospite per prenderli a sassate – mi spinge a chiedermi: come si saranno sentiti, cosa avranno pensato, quando si sono accorti che avevano ammazzato un poveraccio che oltre tutto non c’entrava niente?

Spero vivamente di sbagliarmi, ma temo che la loro reazione non sia stata affatto di rimorso e di dolore, bensì di rabbia per la maledetta sfortuna che, facendo morire quello là, aveva rovinato un gioco così ben riuscito e li aveva messi in un sacco di pasticci. Non è forse vero che siamo tutti portati a dare la colpa sempre a qualcun altro o, in mancanza di meglio, alla sfortuna, e a nasconderci le nostre responsabilità?

Quelli, poi, non sembrerebbero dotati di una spiccata capacità di coscienza e di ragionamento. Qual era, in effetti, la ragione che li spingeva ad aggredire con tanta violenza i loro avversari, inseguendoli con le loro auto per chilometri fino al luogo in cui, come era prevedibile, la scorta della polizia sarebbe tornata indietro?

A quanto pare, non si trattava di una speciale ostilità fra i tifosi di Rieti e quelli di Pistoia; ma del fatto che fra le tifoserie delle varie cittadine vi sono, oltre che antiche rivalità, anche “gemellaggi”. E così si dà il caso che i tifosi di Rieti sono “gemellati” con quelli della squadra A, quelli di Pistoia con quelli della squadra B, e che fra A e B si odiano.

Allora: in nome dell’odio che c’è fra A e B (località distanti centinaia di km l’una dall’altra ed entrambe da Rieti e da Pistoia), i reatini progettano un attacco in forze contro i pistoiesi: tanto in forze che ci è scappato il morto. Un pestaggio per conto di terzi e di quarti. Non vi sembra follia pura? Che ha a che fare con lo sport tutto questo? Assolutamente nulla, ma non ha niente a che fare neanche con il campanilismo; quest’ultimo è semmai la rivalità fra località vicine, e in genere non finisce a sassate, ma si ferma alle canzonature come fra Castello e il Borgo.

Dunque direi, con un paradosso, che nell’episodio di Rieti la morte dello sventurato è stata solo un dettaglio secondario: sarebbe stato ugualmente grave anzi mostruoso anche se tutti ne fossero usciti sani e salvi (meno che i finestrini del pullman). E gente come quella, si capisce, non nasce solo a Rieti.

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