Il ‘volano’ dell’arte medievale

Opere provenienti dall'Umbria alla mostra 'Giotto e il Trecento' in corso a Roma. Parla la prof.ssa Neri

Non poteva mancare l’Umbria alla grande mostra su ‘Giotto e il Trecento’ inaugurata il 5 marzo al Vittoriano di Roma. Tra le 150 opere esposte, tutte di altissimo livello (tra cui polittici, opere su tavola, sculture, rari manoscritti e oreficerie di pregio) anche una decina di opere umbre. Certamente nella nostra regione il maestro lasciò uno dei suoi capolavori più mirabili, benché di paternità a tuttoggi discussa, come gli affreschi della basilica di San Francesco ad Assisi. ‘Un luogo presto diventato un volano perché le più grandi conquiste della pittura realizzatesi in quel periodo si estendessero poi in tutta Italia, diffondendo una visione più umana della realtà. Questo grazie a due condizioni: una nuova spiritualità e il grande impulso dato dal potere papale alla basilica francescana – spiega Enrica Neri Lusanna, docente di Storia medievale all’Università di Perugia. Suo è il contributo dedicato a Giotto e alla pittura in Umbria nel catalogo della mostra di Roma. ‘Quello che si è cercato di far vedere in mostra dell’Umbria ‘ spiega la Neri ‘ è quel sostrato precedente o immediatamente contemporaneo all’artista che ha saputo captare, partecipare o reagire a queste innovazioni per poi protrarle, con delle individualità importantissime, in tutta l’Umbria’. Quali furono i principali aspetti innovativi assimilati dalle maestranze umbre? ‘Sicuramente un nuovo modo di concepire la figura femminile della Madonna, che possiamo trovare nella controfacciata della Basilica superiore di Assisi e una nuova tipologia di croce, il cui prototipo è la croce di Santa Maria Novella a Firenze. Due soggetti che diventeranno modelli e fonte di ispirazione per vari maestri: nel primo caso, ad esempio, per la Madonna con bambino del Maestro del Farneto, proveniente dal convento di San Damiano ad Assisi. Qui la figura femminile acquista una nuova plasticità, un nuovo impianto rappresentativo, ma soprattutto una maggiore partecipazione al sentimento evidente soprattutto nel modo in cui si accosta al bambino. Un sentimento che l’artista esterna con quella tipica passionalità di derivazione umbra. La croce, invece, che ritroviamo ritratta, sia nelle scene del Presepio di Greccio della basilica Superiore come nell’Accertamento delle stimmate, a testimonianza che nella basilica una croce c’era, diventerà modello per quelle di Montefalco e di Spello, non presenti in mostra. Quest’ultima rappresenta uno dei vertici dell’arte umbra proprio per la tipica partecipazione sentimentale con cui il san Francesco, raffigurato in basso, si accosta ai piedi del crocifisso’. Tra le opere più significative presenti in mostra vale la pena segnalare l’affresco staccato di Puccio Capanna, proveniente dal museo diocesano di San Rufino: ‘un artista che tra gli anni ’30 – ’40 del XIV sec. ‘ spiega la Neri – ha sicuramente portato avanti quelle che sono state le conquiste dell’ultima fase assisiate di Giotto, quelle cioé della chiesa Inferiore. Di Giotto, Puccio Capanna ha captato la sintesi tra organizzazione scenica e partecipazione sentimentale, di cui è espressione la Crocifissione del transetto destro della basilica assisiate. Pur rappresentando un soggetto doloroso, una crocifissione, l’artista non è eccessivamente brutale, ma solo naturalistico’. Proseguendo nel percorso in mostra non mancano esempi provenienti dallo spoletino, ‘con i cosiddetti extra-giotteschi’, oggi conservati in musei fuori dell’Umbria. ‘Sono coloro che hanno saputo vivere la religiosità con viva partecipazione e identificazione. Tra loro il maestro del Crocifisso d’argento, il Maestro di Fossa, il Maestro del dittico Cini, tutti caratterizzati da una potente resa espressiva oltre che da una drammatica narratività’. Altro pezzo di valore è il calice donato da Nicolò IV (1290), proveniente dal Museo del Tesoro della basilica di Assisi. ‘Realizzato da Puccio di Mannaia inaugura la cosidetta tecnica dello smalto traslucido. ‘È un pezzo emblematico perché apre tutto un problema dibattutissimo circa l’avvio della campagna d’affresco nella basilica di Assisi, che per alcuni si avviò proprio con lui. Nicolò IV infatti, oltre che un grande papa francescano, è stato anche un grande committente’. OPERE UMBRE a RomaTra le opere umbre presenti alla mostra: da Assisi l’affresco staccato di Puccio Capanna, (museo diocesano e cripta di san Rufino, Assisi) il calice di Nicolò IV di Puccio di Mannaia, un disegno preparatorio di Iacopo Torriti (Figura dell’Eterno) e un messale di Luigi IX provenienti dal Museo del Tesoro della basilica di Assisi; dal convento di San Damiano una Madonna con bambino su tavola del Maestro del Farneto. Da Perugia (Galleria nazionale dell’Umbria) dipinto su tavola del Maestro di Paciano. Da Gubbio (museo diocesano) una Madonna con bambino fra angeli, Orvieto, Opera del Duomo, San Pietro, anta del Polittico Orsini. Dalla biblioteca comunale Augusta, Secondo miniatore perugino, Corale di San Domenico a Perugia.

AUTORE: Manuela Acito