Immigrati: nelle diocesi umbre accoglienza su tutti i fronti

Al convegno di Spoleto l'invito ad una migliore accoglienza

“La presenza di tanti immigrati chiede alle Chiese dell’Umbria più che di trovare delle facili ricette, come fanno tutti, di cercare delle vie per capire e trovare insieme con la gente delle soluzioni”. Al Caio Melisso di Spoleto, lunedì scorso, gli operatori (preti, religiosi e religiose e tanti laici che fanno un servizio volontario) hanno raccolto la ‘provocazione’ di mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Spoleto – Norcia e delegato Ceu per la Carità, a non fare del convegno una giornata celebrativa. Ed è stato un incontro di approfondimento di temi sui quali ognuno avrebbe potuto aggiungere la testimonianza della propria esperienza fatta sul campo. Nella platea del teatro c’erano “i testimoni di una accoglienza umana più che di una accoglienza materiale”, la pattuglia dei fedeli che sta in prima linea sul fronte dell’accoglienza dello straniero, ma che non deve restare sola. Altrimenti – ha detto mons.Fontana a La Voce, “si rischia di ridurre il problema immigrati ad una appendice della raccolta di vestiti o ricerca di lavoro”. Dovrà essere anche questa la direzione del prosieguo del convegno nelle singole diocesi alla ricerca di “soluzioni”. Occorre tenere conto che “la visione del mondo, dell’uomo e della storia è diversa secondo le cultura d’origine”, perciò il problema dell’immigrazione “va collocato nel più vasto tema della globalizzazione”. E per trovare le soluzioni migliori il vescovo invita a “ritrovare il gusto proprio umbro della piazza” e chiede “all’Umbria incantata” di interrogarsi su cosa vuol dire “razzismo e giustizia, i grandi temi che la Chiesa raccoglie. “L’immigrazione – ricorda mons.Fontana – può essere un grande arricchimento di idee sensibilità, umanità, ma può essere anche una serie di occasioni perdute”. Il pensiero va agli immigrati dell’Est europeo la cui presenza sollecita “una accoglienza adeguata su sensibilità che hanno radici culturali analoghe” e si sposta poi all’Africa del Nord da cui provengono i magrebini che portano con sé la loro fede, l’Islam, e si sposta all’Asia e all’America latina da dove stanno arrivando persone che non cercano solo soldi e casa”. Il processo di integrazione in Umbria “è un modello – ha detto mons. Fontana – che noi costruiamo concretamente con le istituzioni civili regionali, puntando più sulle diversità che sulle generici radici di uguaglianza”. Occorre comunque riflettere per evitare “di far diventare il problema dell’immigrazione puramente un problema materialistico, mentre ci sono ragioni di fondo che sono quelle nobilissime della ricerca della propria realizzazione, di una condizione di vita più degna della persona”, e che “il nostro Paese sia riconosciuto come una patria di libertà è molto bello” commenta mons.FontanaLe diocesi umbre non dimenticano i problemi degli immigrati né le loro difficoltà per la regolarizzazione, di cui si occupano già nei Centri di ascolto e con gli Sportelli aperti per la Bossi – Fini. Ma la legislazione va migliorata per ridurre la clandestinità, ha detto mons. Sergio Goretti, presidente della Conferenza episcopale umbra, e vescovo di Assisi. Con questo convegno si è voluto porre l’attenzione sulla accoglienza specifica per gli immigrati cristiani “che spesso si sentono dimenticati”, e sulla necessità di “crescere nel dialogo interreligioso” senza temere di “proporre con rispetto la fede” Un aiuto nell’accoglienza degli immigrati cattolici arriva dal Consiglio permanente della Cei che ha approvato la possibilità di inserire nel Sostentamento del clero anche preti stranieri che siano temporaneamente in Italia per servizio pastorale alle comuntià di immigrati.

AUTORE: Maria Rita Valli