In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete

Commento alla liturgia della Domenica a cura di Oscar Battaglia III Domenica di Avvento - anno B

È ancora la voce di Giovanni Battista a tenere banco in questa domenica e a guidarci verso il Natale incontro a colui che è venuto, ma che continua a venire e verrà, sempre in cammino verso di noi, come al tempo di Giovanni. Il Vangelo di oggi è pieno di interrogativi, come la nostra vita. Sembrano domande di gente in ricerca, in realtà sono domande curiose e sospettose, niente affatto interessate a conoscere la verità. Perciò le risposte sono quasi tutte negative, impostate sulla difensiva: “Non sono io quello che cercate”, ripete il Battista. Quegli uomini che interrogano hanno sbagliato bersaglio, non sanno nemmeno loro quello che cercano. Le loro sono domande superficiali, all’inseguimento di risposte preconfezionate e rassicuranti. Giovanni alla fine mette a nudo la loro ignoranza e la loro ricerca sbagliata: ‘Voi state cercando uno che già sta in mezzo a voi, e che non conoscete’ perché non siete interessati a conoscerlo.

È estremamente attuale la sua risposta, per noi che stiamo per celebrare il Natale e abbiamo finito per ignorare “colui che viene”. Viviamo in una società dove l’ignoranza religiosa è dilagante. C’è una gran folla di analfabeti della fede che pretendono però di saper tutto su Dio e su Gesù Cristo. Si creano un Gesù a misura delle loro opinioni personali e dei loro gusti, raccogliendo magari brandelli irriconoscibili di lui da scritti esotici e prendendoli per buoni. E gli interrogativi si fanno sempre più assillati e incalzanti. Il brutto è che non ci poniamo la vera domanda giusta su Gesù e sul suo significato per la nostra vita. Dietro le luci sfacciate del Natale, accese più dal commercio che dalla fede, cerchiamo un Cristo che non disturbi, che non inquieti con le sue esigenze morali e di fede, un Gesù che non faccia scandalo perché si adegua al comportamento e alle idee del momento. Ignoriamo ciò che celebriamo.

Fa impressione sentire che il Battista “venne come testimone per rendere testimonianza alla luce. Egli non era la luce” e non pretendeva di saper tutto, voleva solo comunicare la sua esperienza di fede viva. ‘Testimone’ è colui che narra ciò che ha visto e sentito. Che cosa ha visto e sentito Giovanni per essere così sicuro nella sua confessione? È lui stesso a rivelarci la fonte della sua fede: “Ho visto lo Spirito santo scendere come una colomba dal cielo e posarsi di lui. Io non lo conoscevo, ma Chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: ‘L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza in Spirito santo’. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1,32-34).

Non si conosce Gesù, se non si ascolta lo Spirito santo che ci parla di lui. Tanti cristiani non conoscono più Gesù Cristo, perché hanno smesso di leggere il Vangelo; ed è lì che egli parla ancora. Ascoltano mille voci e non riconoscono più la vera “voce” di Dio. Così diventano sordi e analfabeti nei suoi confronti. Il Battista ha udito la voce del Padre che al Giordano aveva presentato Gesù dicendo: “Questi è il Figlio mio, l’amato” (Mt 3,17). Per questo l’evangelista Giovanni lo ha inserito come primo testimone di Cristo nel prologo del Vangelo che abbiamo letto. È come il raggio di luce riflesso in uno specchio: non era lui la luce, ma venne per riflettere la luce del Verbo-Dio, il creatore del mondo, che si era fatto carne tra noi.

Quella luce aveva mille riflessi, tutti puntualmente colti e rinviati dal precursore che battezzava sulle rive del Giordano. Alla gente che accorreva al suo richiamo, diceva: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!”. Quell’uomo che gli passava accanto era il Figlio di Dio, il Messia, ma non come se lo immaginavano loro. Non cavalcava nessun cavallo bianco e non si tirava dietro lo splendido corteo della sua gloria divina, non brillava come il sole in pieno giorno; era invece curvo sotto la croce, massacrato come un agnello che esce dal macello, schiacciato dall’enorme peso del peccato del mondo (Is 53,7.12). Ci vuole coraggio e lungimiranza per dire cose così scandalose e inusuali. Ci vuole l’occhio di un esperto per scoprire la perla preziosissima nel fango sporco della grande pozzanghera del mondo. Chi poteva arzigogolare e trasmettere una simile trovata pubblicitaria, se non lo Spirito di Dio che il Battista ascoltava nel deserto, lontano dalle voci bugiarde del mondo? Basterebbero queste due confessioni contrapposte e così cristiane per fare di Giovanni il più grande tra i nati di donna e a farlo rientrare tra i piccoli del regno di Dio (Mt 11,11).

Quelli di Gerusalemme che vennero ad interrogarlo dall’alto delle loro cattedre universitarie, non potevano capire certe cose, perciò i loro interrogativi avevano l’aspetto di una schermaglia vuota e ipocrita. A chi gli poneva domande, senza essere capace di ascoltare le vere risposte, Giovanni rispondeva con una selva di “no”. Non aveva nessun titolo umano che lo accreditasse come esperto. Non pretendeva di essere il profeta Elia redivivo, che tutti aspettavano per la venuta del Messia (Mal 3,1.23), anche se era comparso a predicare proprio là dove l’antico profeta era scomparso rapito in cielo. Non era il Profeta promesso da Mosè per gli ultimi tempi del mondo (Dt 18,15-19).

All’insistente domanda: “Tu chi sei? Che cosa dici di te stesso?” egli rispose in maniera enigmatica: “Io sono voce di uno che grida nel deserto”. Come a dire: sono un fallito in partenza, perché grido in un deserto dove nessuno mi ascolta. Io annuncio uno che voi non conoscete e non volete conoscere: il Figlio di Dio, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. A tutti noi Giovanni oggi ripete: “Siete in grado di capirmi? Siete in grado di credere alle mie parole che vengono da Dio? Se siete in grado di riconoscere e accettare il Figlio di Dio crocifisso e risorto, allora siete veri credenti, preparati a celebrare il Natale”. Ma allora la nostra vita deve cambiare totalmente, in risposta alla voce potente del Battista che dice di rendere diritta la via del Signore. Capiremmo che non siamo più del mondo, perché figli amati di Dio, anche se viviamo nel mondo con impegno di cittadini onesti e laboriosi. Allora quella voce non risuona più in un deserto, ma grida forte dentro di noi. Siamo sulla strada giusta di Betlemme, e Gesù può nascere ancora tra noi e dentro di noi.

AUTORE: Oscar Battaglia