In Umbria mercato di droga impazzito dove si piazza qualsiasi cosa

Claudia Covino del Sert: da noi vengono anche giovani con un lavoro

E’ triste dover aggiornare con una cadenza così frequente la già lunga lista di decessi per droga in Umbria. La settimana scorsa, tra l’indifferenza e la consuetudine alla notizia, si sono dovute registrare, in rapida sequenza, le morti dodici e tredici, in quella che è diventata non solo una vera e propria strage, ma la dimostrazione di un fallimento che coinvolge tutta la società. Negli ospedali di Perugia e Terni ogni giorno viene salvato un ragazzo in overdose (la settima scorsa 4 in un giorno a Foligno). Non bastano più i controlli delle Forze dell’ordine per frenare il lugubre mercato (27 arresti a Terni in una sola operazione), come non servono i richiami a stare lontani dalla droga dell’Umbria, tagliata male, letteralmente svenduta da spacciatori non affidabili. “Con lo smantellamento delle organizzazioni di magrebini – dice il capo della squadra mobile Piero Angeloni – è migliorato l’ordine pubblico, ma il mercato è impazzito: piccoli gruppi di spacciatori piazzano qualsiasi cosa. Ormai una dose di eroina costa 120 mila lire, contro le 250 di altre città del centro Italia, ma non conviene comprare droga a Perugia: potrebbe essere letale”. Eppure secondo le ultime stime sarebbero 5.000, in Umbria, le persone intrappolate nella rete delle varie droghe. Dati che si riflettono sulla realtà carceraria della regione, con il 25-28% dei detenuti in Umbria classificati come tossicodipendenti; 286 nei primi sei mesi del 2000, scesi a 249 a fine anno. Le recenti statistiche dicono anche che dei tossicodipendenti negli istituti umbri il 36% è detenuto da oltre un anno, il 32% è stato segnalato al Sert, il 25% ha fatto richiesta di terapia con metadone cloridrato ed il 24% ha seguito o segue terapia metadonica sotto controllo sanitario. Cifre impressionanti rispetto alla popolazione e confermate dal numero di coloro che si sono rivolti al Servizio per la Tossicodipendenza. “Nel 2000 si sono appoggiati alle nostre strutture – dice la dottoressa Claudia Covino del Sert – circa 800 pazienti, in maggioranza uomini con età media tra i 15 e i 39 anni, e la maggioranza fa uso di eroina. Da noi non vengono solo i ‘segnati’, ma anche figli di professionisti, di impiegati, giovani con un lavoro e un futuro”. Un futuro, evidentemente, fatto di poche prospettive, di scarsi legami affettivi, di capacità di scelta ridotta che porta a preferire il paradiso artificiale della droga ad un sano desiderio di vita. “Perdiamo un po’ di tempo con i nostri figli – continua la dottoressa Covino – ascoltiamoli, facciamo delle cose insieme con loro. Non possiamo pensare che la droga sia un fenomeno che non ci riguarda, che quello che succede non ci toccherà mai. Forse già ci tocca e non lo sappiamo”. Un avvertimento che lanciano anche i comitati di genitori di tossicodipendenti che si sentono abbandonati, costretti ad affrontare tutto da soli. “Il drogato è un malato da curare, il carcere non serve. Bisogna obbligarli ad entrare in comunità ed aiutarli a reinserirsi quando escono. Se li si lascia soli è facile che ricadano nel tunnel, con il dovuto sostegno psicologico ed un qualche lavoro possono farcela”. Un invito a fare di più, a ripensare le modalità d’intervento sul mondo droga, a prendere coscienza che decisioni del passato (riduzione del danno, dose personale, o peggio l’antiproibizionismo) non pagano e che, nel migliore dei casi, la situazione è rimasta stabile. I primi mesi di quest’anno, però, dimostrano che, almeno per l’Umbria, il fenomeno è in crescita, come il numero delle morti.

AUTORE: Umberto Maiorca