Si inaugura la parrocchia dei cattolici romeni di rito bizantino

Grazie al cielo, la Transilvania non ‘esporta’ solo vampiri ma anche cristiani di una comunità dalla storia molto particolare, detti “cattolici di rito bizantino” (o anche “di rito greco” o “uniati”, ma quest’ultimo termine ha una sfumatura polemica). Un’emigrazione che interessa anche Perugia e dintorni: tra il capoluogo, Assisi, Magione, Tuoro, sono circa 500 gli aderenti a questa comunità.

In Romania i cattolici di rito bizantino rappresentano circa il 5% della popolazione, ma in Transilvania la loro percentuale è triplicata. E in Umbria costituiscono il 10% dei romeni emigrati.

Dalla diocesi di Oradea ai confini con l’Ungheria viene appunto padre Lucian CordisQuarantacinquenne, sposato (come è lecito ai sacerdoti di rito bizantino, ma solo prima dell’ordinazione), sarà il primo parroco dei cattolici romeni di rito greco a Perugia e dintorni. Finora infatti questa comunità non riceveva una cura pastorale specifica.

La decisione di creare una Chiesa strutturata è venuta “dai segnali e dalle richieste dei fedeli” presenti nelle nostre zone, racconta padre Lucian. Così, domenica 21 ottobre alle ore 10 nella chiesa di San Giovanni Apostolo in via Col di Tenda, a Ferro di Cavallo, verrà celebrata la messa di inizio di questa nuova realtà.

La liturgia sarà parte in romeno e parte in italiano, data la presenza di mons. Paolo Giulietti in rappresentanza della diocesi. Tutti anzi sono invitati. “La Chiesa romena di rito bizantino – dice ancora il sacerdote intende portare avanti le sue attività in comunione con le altre Chiese cattoliche di rito greco, ad esempio quelle ucraina e albanese, e con la Chiesa cattolica romana, nonché con la Chiesa ortodossa.

Rivolgo un appello ai parroci cattolici dell’Umbria perché aiutino a far conoscere la nostra comunità, cosicché tutti i romeni interessati le si possano accostare.

Succede anche – aggiunge – che nostri giovani partiti cattolici dalla Romania, arrivati a Perugia aderiscono a qualche Chiesa neo-protestante pentecostale o ai testimoni di Geova. Perché? (continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce, basta registrarsi). 

Dario Rivarossa