Incidenti e morti sul lavoro. Umbria ancora in zona rossa

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Sullo sfondo un lavoratore di profilo con casco e giubbotto antinfortunistico

Un triste primato quello che ancora affligge l’Umbria già dai primi mesi del 2025, in particolare la provincia di Perugia che è seconda nella graduatoria nazionale dei casi di morte sul lavoro con 4 decessi e un indice di incidenza del 14,4% su 278.247 occupati.

A rilevarlo l’elaborazione su dati Inail aggiornati al 31 gennaio 2025, dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering. La provincia di Perugia è preceduta solo dalla provincia di Brindisi con 2 casi totali di morte e un indice di incidenza del 15,3% su 130.431 occupati.

Nessuna vittima invece nella provincia di Terni al trentunesimo posto della graduatoria nazionale tra le regioni con nessun decesso, su 83.439 occupati e un indice di incidenza dello 0,0%. (Sugli infortuni e le morti sul lavoro intervista a Angelo Manzotti – segretario generale Cisl Umbria).

Gennaio 2025, +33,3% morti rispetto al 2024

Sempre secondo i primi dati del 2025, a livello nazionale, a gennaio si sono registrati 60 morti sul lavoro con un incremento del 33,3% rispetto al 2024. Nella mappatura dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering, stilata in base all’incidenza degli infortuni mortali, calcolata sulle vittime in occasione di lavoro per milione di occupati, l’Umbria si trova in zona rossa tra le regioni a rischio con Trentino-Alto Adige, Calabria, Basilicata, Puglia, Piemonte.

Trasporto e magazzinaggio il settore più colpito

I dati settoriali a livello nazionale mostrano che il trasporto e magazzinaggio è il comparto con il maggior numero di decessi in occasione di lavoro (6 morti). A seguire le attività manifatturiere e le costruzioni con 4 morti ciascuna.

Chi rischia di più?

L’analisi per fasce d’età conferma un rischio più elevato per i lavoratori e le lavoratrici tra i 55-64 anni con il tasso di incidenza più alto; 4,5 decessi per milione di occupati. A seguire la fascia tra i 15 e i 24 anni con 2,5 decessi per milione di occupati. I dati evidenziano quindi che il rischio infortunistico colpisce sia i lavoratori più esperti sia quelli più giovani, con dinamiche e cause differenti.

A gennaio 2025, 10 delle 46 vittime in occasione di lavoro erano lavoratori stranieri, registrando un’incidenza di 4,2 morti per milione di occupati, più del doppio rispetto agli italiani con un’incidenza di 1,7 per milione.

Valentina Baldoni

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