Intervista al neo-diacono Emanuele Frenguelli di Fratta Todina

DIOCESI. Intervista a Emanuele Frenguelli che sabato verrà ordinato diacono
Emanuele Frenguelli e mons. Tuzia durante l’accoglienza dello stesso Vescovo a Todi
Emanuele Frenguelli e mons. Tuzia durante l’accoglienza dello stesso Vescovo a Todi

Otto giovani provenienti da diverse diocesi dell’Umbria, sabato 31 agosto alle ore 17, nella basilica di Santa Maria degli Angeli riceveranno l’ordinazione diaconale. Con la partecipazione di tutti i Vescovi dell’Umbria, mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Ceu, imporrà le mani e reciterà la preghiera consacratoria.

Tra questi giovani Emanuele Frenguelli, 28 anni, originario della parrocchia di San Sabino in Fratta Todina, è un frutto della nostra diocesi. Per la circostanza lo abbiamo avvicinato e intervistato.

Che studi hai fatto?
“Ho frequentato il liceo linguistico presso i Salesiani a Perugia, poi ho conseguito la laurea in Conservazione dei beni culturali. Successivamente presso il Seminario regionale di Assisi ho compiuto gli studi teologici”.

Quali i ricordi forti della tua giovinezza?
“Soprattutto certe derive verso l’anticlericalismo, anche se non mi si doveva togliere la messa della domenica!”.

Quando hai iniziato a pensare di diventare prete?
“Durante l’ordinazione di un sacerdote, nell’aprile del ’97, a cui ero andato per pura curiosità. Uscii da quella celebrazione completamente cambiato. Ricordo che il mio parroco, vedendomi in piedi, mi disse di sedermi vicino a lui, nell’unica sedia rimasta vuota tra quelle preparate per i sacerdoti. Non ci andai perché non era il mio posto, o forse non era ancora ora”.

Quand’è che hai avuto la certezza che Gesù ti chiamava?
“Ovviamente non c’è stato un solo evento. Solo più tardi sono riuscito a vedere in tutto ciò la mano di Dio che mi stava indicando il percorso. Un episodio in particolare, ricordo: avevo da poco iniziato l’anno propedeutico al Seminario ed eravamo in una basilica importante. Vedevo solo arte, non il peso che il luogo aveva per la fede, e mi chiedevo continuamente se fosse il caso di tornare a studiare storia dell’arte. La risposta arrivò dalla lettura che proclamai: la vocazione di Samuele. Non mi dette la certezza assoluta che quella fosse la mia strada, ma placò l’insicurezza”.

Quali sono i pensieri che in questo momento ti attraversano la mente?
“Posso sintetizzarli con l’espressione di Luca ‘timore e gioia grande’. Timore sia per il sacramento che sto che ricevere, tanto singolare da non sentirsi pronti al massimo, sia per il ministero che comporterà, in preparazione al sacerdozio ma non meno denso di aspettativa; e gioia grande quanto il dono che il Signore mi sta facendo. Lo sguardo è rivolto in alto, ma i piedi sono ben piantati a terra”.

Cosa vuoi dire ai tuoi genitori, ai tuoi maestri e a quanti ti hanno accompagnato in questi anni?
“Non posso non dire loro ‘grazie’, ma allo stesso tempo di sentirsi dei privilegiati, perché proprio di loro Dio si è servito per coltivare questa vocazione per la sua Chiesa”.

Cosa vuoi dire ai tanti giovani che verranno alla tua festa?
“Di guardare in alto: alcuni, Dio li chiamerà al matrimonio, altri al sacerdozio o alla vita consacrata, comunque mai avere paura. ‘Buttatevi in Dio!’ ripeteva sempre san Filippo Neri”.

Noi de La Voce facciamo giungere al neo-diacono Emanuele auguri e preghiere perché il suo apostolato sia una stupenda lode a Dio Padre.

AUTORE: Antonio Colasanto