Il giorno volge al tramonto. Il cielo è azzurro, il freddo pungente. Le mamme non rincorrono i “marmocchi” intorno alla fontana. Piazza S. Chiara è quasi deserta. E quasi vuota è anche la Basilica, visitata da alcuni stranieri che si possono facilmente contare. Nella Cappella di San Giorgio siedono scolaresche accompagnate dalle maestre. Gli occhi si fissano sul Crocefisso che nella diruta chiesina di S. Damiano ispirò Francesco di Bernardone: il Crocefisso che, libero da ogni protezione, sospeso come una presenza angelica, divide virtualmente la Cappella in due parti, una volta concretamente separate da una struttura in ferro e vetro. Si nota l’altare rivolto alla grata dietro la quale si raccolgono le clarisse, tutte ormai ritornate dal Convento di Monteripido di Perugia. Confessionali moderni occupano lo spazio riservato un tempo al reliquiario, sistemato nei pressi della tomba di Santa Chiara, in un vano ricavato grazie allo svuotamento di un terrapieno: luogo impregnato di misticismo, oggi agevolmente raggiungibile grazie alla nuova gradinata. Nell’unica vasta navata una suora dispensa informazioni con un filo di voce; altra suora esce ed entra attraverso una minuscola porta pressoché invisibile; altra suora si affaccia nella Cappella del SS. Sacramento, dedicata a S. Agnese sorella di Chiara: nella penombra un gruppo di pellegrini recita il rosario. Queste “sorelle”, che per dispensa speciale sono tenute ad accudire alla Basilica e ad affrontare altre incombenze, venivano una volta chiamate “esterne” o “torriere”. Vivevano nello stesso monastero che ospitava le consorelle di clausura, ma in ali distinte. Rare volte nel corso dell’anno era loro concesso il “privilegio” di entrare negli ambienti claustrali. Il Concilio ha spezzato via ogni differenza di nome e di sede. Una luce morbida illumina gli affreschi restaurati nella zona del transetto dove capita di incontrare frà Donato, fratello laico che può vantare 40 anni di servizio presso la Basilica, residente, insieme a tre padri consacrati, presso il convento attiguo al monastero. Disponibile come sempre, offre notizie e chiarimenti su vari argomenti: l’organo a canne che sembra antico e risale solo al 1935; il coro sapientemente ripristinato, già proveniente dal monastero; la nicchia scoperta nel transetto destro con conseguente trasferimento della pala di S. Chiara sulla parete del transetto sinistro; la Madonna con Bambino trasmigrata dal suddetto transetto alla parete di quello destro; le fasi di consolidamento e restauro… Si è fatto tardi e la Basilica deve essere chiusa. Frà Donato ci accompagna all’uscita ed oltre il portale rivela una “sorpresa”: “Non si nota qualcosa di diverso? Forse ancora sfugge… Oggi venerdì 16 novembre 2001 il cantiere esterno alla Basilica ha chiuso i battenti. Gli operai si sono prodigati per togliere ogni tipo di materiale e con la pompa a pressione hanno lavato il sagrato a mattoni che si incunea sotto i tre archi rampanti”. In effetti il pavimento risplende alla luce dei fari e non esiste traccia di lavori in corso, se si eccettua una palizzata laterale nella piazza, che serve come ingresso alle maestranze ancora occupate presso il monastero. Arriva padre Marino della Chiesa Nuova, lo studioso che pagine significative ha destinato anche alla Basilica e, non contento di quanto già scritto, chiede e intende sapere se la parete opposta è percorsa, come la destra, da strisce di pietre, bianche e rosa, in magnifica alternanza. Supposizioni e congetture. Lo scoprirà, ma ora occorre ritirarsi in convento.
La basilica di santa Chiara si svela restaurata nella sua completezza
Chiuso anche l/ultimo cantiere esterno
AUTORE:
Francesco Frascarelli