La battaglia per la qualità

'Per resistere al mercato globale - dice Marini della Coldiretti, per la Giornata del ringraziamento - bisogna esclusivamente scommettere sui prodotti tipici'

‘Il ringraziamento al Signore per i frutti della terra costituisce un evento molto importante, che conferma la nostra matrice cattolica fondata sulla dottrina sociale della Chiesa. Ma è anche – afferma il presidente regionale della Coldiretti, Sergio Marini, che da sei anni è anche vicepresidente nazionale della stessa organizzazione – un momento per riflettere sulla realtà dell’agricoltura che, da risorsa sociale qual è, ha profonde relazioni con la vita dei cittadini-consumatori e con tutta la comunità del territorio’. Occasione di riflessione è stata anche quest’anno la Giornata del ringraziamento, celebrata dalla Conferenza episcopale dell’Umbria e dalla Coldiretti, ad Orvieto la scorsa domenica. Forte identità per le nuove aziendeIn Umbria l’agricoltura è in una fase di forte cambiamento. Si sta passando infatti dal periodo dell’aiuto pubblico al settore a quello dell’affermazione delle singole imprese agricole, in libera concorrenza fra loro sul mercato. Ci vorrà ancora del tempo affinché la trasformazione sia completa, ma tale tendenza è ineluttabile. Come fa notare lo stesso Marini ‘sarà un’azienda vincente quella con appena cinque ettari di vigna ben coltivata, il cui proprietario si è dotato anche dei macchinari per fare l’imbottigliamento e l’etichettatura del vino e ha pure capito la decisiva necessità di comunicare il suo prodotto per raggiungere i potenziali acquirenti’. Viceversa, un’azienda con 200 o più ettari di seminativo, quindi con un prodotto povero di identità e scarsamente legato al territorio, si troverà subito a dover competere con la concorrenza europea ed internazionale e, molto probabilmente, non riuscirà a resistere alle sfide del mercato globale. Questi, dunque, gli imperativi della nuova agricoltura: scommettere esclusivamente su prodotti fortemente legati al territorio (tipo: lenticchia di Norcia o sagrantino di Montefalco), eccellere in una produzione, puntare sui marchi che ne certificano l’alta qualità, scalare il più possibile la filiera (accorciandola, magari creando una propria rete di vendita diretta), comunicare i vantaggi dei propri prodotti alimentari e dei prezzi praticati (che con una filiera più corta saranno più bassi) ai clienti. ‘In questa fase di trasformazione, piuttosto delicata – aggiunge Marini – sarà decisivo sfruttare al meglio i fondi europei del Piano di sviluppo rurale, da trasformare in investimenti per la crescita e la qualificazione dell’agricoltura umbra’. Le sfide: energia dalla campagna e sicurezza alimentareLa grande novità dell’agricoltura d’avanguardia è costituita da quelle aziende che stanno già ricavando energia elettrica dal consumo delle cosiddette biomasse (legname da ardere, residui agricoli e forestali, specie vegetali coltivate per lo scopo), ossia sfruttando ‘ attraverso processi di combustione – gli scarti della produzione dei campi. C’è n’è una, a Città di Castello, che dovrebbe iniziare tale attività entro la fine dell’anno: la sua energia verrà poi immessa in rete e sarà lautamente pagata dall’Enel, proprio per incentivare tale tipo di produzione. ‘L’altra grande partita – sostiene poi Marini – si gioca poi sulla sicurezza alimentare del prodotto che arriva dalla terra e dagli allevamenti di bestiame. L’identità del prodotto – continua – la sua provenienza, la sua tracciabilità sono tutti elementi di assoluto valore per i nuovi consumatori, che effettueranno le loro scelte alimentari sempre più sulla base di tali indicazioni. Che possono essere fornite solo da agricoltori d’eccellenza’. Grazie al Piano di sviluppo rurale, all’Umbria vanno 750 milioni di euroÈ sull’innovazione, sulla diversificazione produttiva, sulla qualità e sulla competitività delle aziende agricole che si faranno in Umbria gli interventi previsti dall’Europa per lo sviluppo rurale, grazie ai finanziamenti 2007-2013. Per attuare questi obiettivi, l’agricoltura umbra potrà contare sul prossimo Piano di sviluppo rurale (Psr): 750 milioni di euro di risorse pubbliche (334 milioni provenienti dall’Unione Europea, il resto dallo Stato e dalla Regione). A questi soldi si aggiungerà il cofinanziamento dei privati, per raggiungere la bella somma di mille milioni di euro spendibili nei prossimi sette anni. Ben 250 milioni in più rispetto alla programmazione 2000-2006. Canta vittoria il vicepresidente della Giunta regionale con competenza alle Politiche agricole e agroalimentari, Carlo Liviantoni, che si è detto soprattutto ‘molto soddisfatto dei risultati dell’accordo per il riparto dei fondi europei raggiunto in sede di Conferenza Stato-Regioni, che assegnano all’Umbria una quota pari a 334 milioni 430 mila di euro, di cui 130 milioni 95 mila per la quota tabacco’. ‘A fronte di una riduzione di fondi comunitari che ha interessato molte regioni – ha infatti precisato Liviantoni – la nostra regione, grazie alla buona qualità del lavoro svolto nel periodo 2000-2006, ottiene 15 milioni 61 mila euro in più. La quota di risorse assegnata all’Umbria supera adesso il 4 per cento del totale nazionale, con un aumento di quasi due punti rispetto al passato’.

AUTORE: Paolo Giovannelli