La camorra mette le mani sull’Umbria

Aziende in crisi rilevate dalla criminalità organizzata. Sedici arresti

Le “mani della camorra” anche in Umbria. Carabinieri e Guardia di finanza hanno sgominato una organizzazione diretta da persone di origine campana, in collegamento con esponenti del clan dei Casalesi di Villa Literno, che aveva costituito a Perugia una sorta di succursale della camorra operante in Umbria, Marche e Toscana. Approfittando della crisi economica, con gli ingenti capitali di illecita provenienza di cui disponeva, rilevava aziende in difficoltà, soprattutto del settore alberghiero, della ristorazione e dell’edilizia. Aziende che venivano svuotate dei loro capitali con la vendita dei beni di cui disponevano, e poi fatte fallire truffando i fornitori (che non venivano pagati) ed i clienti (che non ricevevano la merce pagata). Ma non solo: erano anche utilizzate per l’emissione di false fatture, per il trasferimento di capitali all’estero e per altre spericolate ed illecite operazioni, avvalendosi di prestanome e società costituite all’estero. Sedici le persone arrestate con l’operazione “Apogeo”, in esecuzione di provvedimenti di custodia cautelare emessi dalla magistratura di Perugia, non solo in Umbria ma anche nelle province di Caserta, Ancona, Firenze, Padova e Pesaro. L’indagine ha documentato un pericoloso salto di qualità delle infiltrazioni della criminalità organizzata in Umbria rispetto al passato. Anche l’Umbria infatti non è stata mai completamente immune da questo fenemeno: ci sono stati sequestri di immobili acquistati per riciclare “denaro sporco” e arresti per tentativi di estorsione e racket ai danni di negozi ed altre attività economica, per traffico di droga e per rapine. Episodi tutti riconducibili ad esponenti di mafia, ’ndrangheta e camorra, ma circoscritti e contrastati con efficacia dalle forze di polizia dell’Umbria. Questa volta invece la situazione è diversa proprio per questo intreccio tra criminalità ed economia, e per la costituzione a Perugia – secondo l’accusa – di una sorta di sede distaccata del clan dei Casalesi operante in tutto il centro Italia. “Si tratta – ha detto il gen. Fabrizio Cuneo, comandante regionale della Guardia di finanza – di fenomeni che in momenti di crisi forte come quello attuale tendono ad accentuarsi”. La camorra e le altre organizzazioni criminali hanno ingenti capitali da riciclare. Soldi sporchi che provengono da traffici illeciti. Avvicinano imprenditori in crisi, che non riescono più ad accedere al credito in banca, ed offrono somme invitanti per rilevare le loro aziende in difficoltà, che utilizzano poi per allargare il giro delle loro attività criminali, contagiando l’economia sana e la società. Enzo FerriniLa Commissione antimafia della Regione convoca d’urgenza la Guardia di finanzaUnanime il giudizio delle forze politiche: l’operazione “Apogeo” è un segnale allarmante ma la risposta delle forze di polizia e della magistratura è stata efficace, anche se non si deve abbassare la guardia. Per questo occorre l’impegno comune dell’intera società. “Il rischio di infiltrazioni malavitose non è mai scongiurato per sempre” ha detto la presidente della Regione Catiuscia Marini. Il presidente del Consiglio regionale Eros Brega ha sollecitato “la politica e le istituzioni a tenere alta l’attenzione su un fenomeno dal quale appare sempre più chiaro che l’Umbria non è affatto esente e che rischia di inquinare il tessuto sociale ed economico della regione”. Il consigliere regionale del Idv Paolo Brutti ha annunciato che la Commissione antimafia del Consiglio regionale da lui presieduta ha deciso di convocare un’audizione per per ascoltare il comandante della Guardia di finanza Fabrizio Cuneo, per “avere indicazioni ancora più precise per intervenire con la massima decisione affinché la normativa locale ostacoli l’infiltrazione delle mafie in Umbria, un fenomeno da prendere estremamente sul serio, che rischia di alterare profondamente l’assetto democratico ed economico della nostra regione”. Giro d’affari 100 milioni I reati contestati sono quelli di truffa aggravata, riciclaggio, bancarotta fraudolenta, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con l’aggravante del metodo mafioso. Sono stati sequestrati beni mobili ed immobili, tutti riconducibili a questa organizzazione criminale, per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro. Tra questi 320 immobili, 4 hotel (di cui due a Perugia), 18 società e 45 quote azionarie di società ed aziende di vario tipo, 200 conti correnti presso 53 banche, 2 barche e 144 autoveicoli, tra i quali molte vetture di lusso, ed anche un cavallo da trotto. Un elenco che rende l’idea della potenza economica e della ramificazione di questa organizzazione criminale che aveva interessi anche nel gioco d’ azzardo e nel riciclaggio di auto rubate. È stata ad esempio una società svizzera in mano alla camorra a rilevare a Perugia l’area “ex Margaritelli” di Ponte San Giovanni (nella foto) ed i relativi cantieri, con 300 appartamenti in costruzione, negozi e garage. Una operazione immobiliare per un valore commerciale stimato in oltre 70 milioni di euro.

AUTORE: E. F.