La carità della verità

Diocesi umbre. Una sempre più stretta sinergia nel campo della comunicazione

‘È bello che le otto Chiese sorelle dell’Umbria stiano trovando modi sempre più efficaci per agire insieme. Accanto alle dichiarazioni di principio, che pure sono importanti, i nostri giovani giornalisti hanno messo in pratica una rete per collaborare. L’effetto non è solo una nuova efficacia ai fini operativi, è la base per attivare un pensiero dialogico e comune. È il gusto di tornare a fare cultura, che va ben oltre il semplice esercizio di una professione, pur indispensabile come quella del giornalismo’. Sono alcune delle espressioni usate da mons. Riccardo Fontana all’incontro dei responsabili diocesani delle comunicazioni sociali che si è svolto giovedì 15 scorso. Mons. Fontana, che ha presieduto la riunione, ha convocato i responsabili delle singole diocesi in un luogo dedicato al silenzio, com’è il monastero di clausura delle Benedettine di Bevagna, come a dire che per comunicare bisogna pensare, pregare e riflettere bene nel raccoglimento. Forse a volte è proprio il silenzio che dobbiamo comunicare, insieme a parole che abbiano il sapore e la preziosità di qualcosa che esce dal profondo dell’anima. All’incontro non si è parlato solo di questioni tecniche di giornali, radio, tv, internet, ma soprattutto di come essere in sintonia con i nostri interlocutori ai vertici e alla base delle comunità, e come essere in sinergia sempre più convinta e funzionale tra operatori, in modo che la Chiesa umbra possa avere una voce e un messaggio non equivoco da inviare alla popolazione tutta intera. È stato rilevato, infatti, che a fronte della soddisfazione manifestata dall’arcivescovo Fontana e da tutti gli altri circa la disponibilità e professionalità delle persone, giovani e meno giovani, che si dedicano alla comunicazione, e a fronte della buona accoglienza delle nostre informazioni da parte dei media laici – la si è definita una stagione felice -, si prova una certa difficoltà a far penetrare i messaggi all’interno della gente. Ciò è dovuto sia al fatto che è già frastornata da informazioni, spettacoli, musiche e rumori d’ogni genere, sia al fatto che i media cattolici non arrivano capillarmente alle famiglie e alle persone. Per questo è stata ribadita la proposta, già fatta e approvata a livello nazionale e diocesano, di attivare dei centri di comunicazione e cultura, diretti da un portavoce, in ogni parrocchia e zona pastorale. Come c’è in ogni parrocchia un centro di ascolto Caritas per l’educazione e l’animazione di servizi rivolti alle necessità materiali dei poveri, così dovrebbe esserci un centro di ascolto rivolto alla comunicazione e cultura per l’educazione e la diffusione delle idee, e per rispondere alle necessità di ordine intellettuale, spirituale, educativo. Nel campo della comunicazione di carattere religioso, si è anche notato che vi è un’abbondante messe di giornali e riviste che provengono da iniziative molto apprezzabili, di varia estrazione cattolica e umanitaria, per i quali è necessario fare discernimento e scelte coerenti. La dimensione regionale che l’episcopato umbro ha voluta dare ai programmi pastorali esige che la comunicazione avvenga con una convinta collaborazione tra tutti i responsabili dei vari ambiti. La comunicazione – ha avvertito mons. Fontana – dovrebbe essere sempre fatta con uno spirito di comprensione e di amicizia verso l’intera comunità dei nostri concittadini, di ogni categoria e orientamento, per far risaltare, senza ombra di dubbio, che tutto ciò che la Chiesa compie nasce dall’amore e dal desiderio di porsi a servizio degli altri. Anche la comunicazione e la cultura sono espressioni della carità. Quella oggi più necessaria.