La Chiesa spoletina si rinnova nel settore delle comunicazioni sociali

Ufficio stampa diocesano

L’Ufficio stampa diocesano: un servizio ai media e alla comunità ecclesiale. Etica nelle comunicazioni sociali. Questi solo due dei nodi centrali che hanno interessato il convegno nazionale delle comunicazioni sociali, tenutosi a Roma, dal 7 al 9 novembre e conclusosi con l’udienza dal Santo Padre, che tanta fiducia ripone in questo ambito ‘pastorale’. Convegno indubbiamente interessante e per alcuni versi innovativo ma… nella nostra Chiesa particolare suona del tutto nuovo? Cosa sta facendo in sostanza Spoleto-Norcia per quanto riguarda il settore della comunicazione, fondamentale ma delicatissimo e ‘degno di attenzione al pari delle altre pastorali’, come ha ricordato anche Dino Boffo – direttore di Avvenire – durante una delle tavole rotonde del convegno? La Chiesa spoletana-nursina è, ormai da qualche tempo, in fase di rinnovamento nell’Ufficio per le comunicazioni sociali, per il quale l’arcivescovo mons. Fontana ha recentemente nominato il nuovo direttore, padre Modesto Paris. “La comunicazione è il futuro della Chiesa – spiega padre Paris – non si può pensare di vivere di rendita ancora per molto. In passato la comunità cristiana era l’unica a proporre, non aveva concorrenza mentre ora le iniziative rientrano in un circolo in cui ci sono tante proposte, tutte appetibili. E allora, senza comunicazione, come si farebbe a lanciarle? Non so se saremmo ancora in grado di far conoscere senza pubblicizzare, si rischia di sprecare occasioni anche di alta valenza culturale. Poi, certamente, bisogna saper comunicare, con un linguaggio vivo ma semplice”.Sei sono le persone dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia che hanno partecipato al convegno nazionale “Parabole medianiche: fare cultura nel tempo della comunicazione” che si è svolto a Roma la settimana scorsa. Riportiamo, di seguito, alcune considerazioni. SARA FRATEPIETRO, 18 ANNIIndubbiamente si è trattato di un’esperienza interessante, considerando anche che abbiamo avuto la possibilità di ascoltare relatori ‘di spicco’, che hanno incoraggiato i media cattolici, prendendo ad esempio Sat 2000, Avvenire… E’ stata per me formativa, mi ha aiutato ad avere più fiducia nelle mie capacità, da sfruttare nei settimanali cattolici, con cui attualmente collaboro. Ho potuto conoscere anche altri umbri che lavorano nelle comunicazioni sociali, che non avevo mai incontrato. ANTONIETTA RASPA, 49 ANNIHa aperto nuovi spazi a chi vive solo dietro la televisione, da spettatore che ‘assorbe’. La tavola rotonda che mi ha più lasciato il segno è stata quella in cui si è parlato di giovani, in particolare del disagio giovanile. Da mamma di due figli, ormai ventenni, mi ero accorta che manca qualcosa nella generazione di oggi, ma non mi ero resa conto della gravità della situazione, della mancanza totale dei valori, come ha dimostrato il rapporto del Censis. Credo che molti adulti, come me, non si rendono conto come sia triste la situazione. Sono peraltro convinta che i comportamenti dei giovani siano lo specchio di quanto imparato dagli adulti, seppur questi abbiano agito in bouna fede. E’ necessario fare qualcosa per ripulire, ci dobbiamo impegnare per primi noi, che lavoriamo nel settore delle comunicazioni sociali. Gli strumenti li abbiamo, dobbiamo sfruttarli di più. Tecla Vidoni, 39 anniHo capito, a Roma, come il settore delle comunicazioni sociali sia vivo in Italia. Ha certamente aperto nuovi orizzonti, per me che da poco vivo in questa realtà. Soprattutto è stato interessante il punto di vista ‘critico-cristiano’, che è positivo. È fondamentale perché trasmetterlo ai giovani significa trasmetter valori positivi. Anche nei nostri media, cerchiamo di puntare più che altro sui ragazzi, il futuro delle comunicazioni sociali. SIMONA PICOTTI, 29 ANNIAnche io sono rimasta scioccata dal conoscere la situazione giovanile e, da giovane mamma di una bambina di 3 anni, sono preoccupata per il suo futuro. Mi sono interrogata anche sulla mancanza della generazione precedente. E’ da qualche tempo che collaboro con i media cattolici e sono convinta che nella nostra diocesi già molto si sta facendo, anche nel verso indicato dal convegno. Possiamo comunque trovare nuove forme per sfruttare di più i mezzi a nostra disposizione per ‘fare cultura’, per incoraggiare soprattutto i giovani ad aprirsi, ad esprimersi. Non è escluso, poi, che si possano trovare anche nuovi strumenti, nelle forme che più piacciono ai ragazzi.