La difesa del matrimonio? Fatto di ragione e non di fede

Dalla Torre al convegno sulle famiglie di diritto e le unioni fatto

Le “unioni di fatto” non possono essere riconosciute e parificate al nucleo coniugale fondato sul matrimonio per motivi di carattere costituzionale, giuridico e logico. L’ha sostenuto il professor Giuseppe Dalla Torre, magnifico rettore dell’università Lumsa di Roma e presidente dell’associazione dei Giuristi cattolici. Di fronte ad un folto pubblico convenuto nella sala convegni del Centro servizi “Santo Spirito”, Dalla Torre ha spiegato le motivazioni che non consentono di equiparare le convivenze alle famiglie unite dal matrimonio, civile o religioso che sia. Un tema di attualità dopo la proposta di istituire un registro comunale delle convivenze, avanzata dal consigliere Gabriele Tognoloni (Prc). “La difesa del matrimonio – ha detto Dalla Torre – è una questione di ragione e non di fede, anche se molti si danno da fare perché la difesa sia lasciata soltanto alla Chiesa”. La conferenza del rettore della Lumsa è stata molto approfondita e dettagliata, ma allo stesso tempo chiara e schematica. “Secondo l’articolo 29 della Costituzione – ha spiegato – la famiglia è solo quella che ha all’origine un atto formale, solenne, pubblico, con cui un uomo e una donna decidono liberamente di prendersi in marito e in moglie”. Non è quindi un fatto né solo personale, né solo privato, perché coinvolge quali coniuge, figli, membri della famiglia allargata creando affidamenti, aspettative, attese, speranze che il diritto è chiamato a garantire sempre e ovunque. Inoltre la famiglia ha funzioni educative, sociali, assistenziali e solidaristiche. Ci sono poi anche motivazioni sempre giuridiche, ma non costituzionali, che non consentono di mettere sullo stesso piano convivenze e famiglie. Il diritto familiare, infatti, è una materia riservata al legislatore statale e non disponibile per la regolamentazione dei comuni. Un registro comunale delle convivenze avrebbe effetti e prerogative pressoché nulle, a fronte di una legislazione complessiva tutta orientata alla difesa e alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio. “Il nostro ordinamento giuridico – ha spiegato infine Dalla Torre – è caratterizzato dalla più ampia libertà in materia matrimoniale: a tutti è riconosciuto il diritto di contrarre matrimonio, così come ognuno è libero di non contrarlo. Sposare o non sposare significa volersi liberamente assumere o meno i diritti, ma anche i doveri, nascenti dal matrimonio. E’ del tutto evidente la illogicità insita nel chiedere gli effetti che sono propri del matrimonio, senza però volere il matrimonio”. Può sembrare un paradosso, ma non lo è di certo: nel garantire la libertà di scelta fra matrimonio e stato libero, l’ordinamento giuridico protegge anche la libertà di quanti intendono gestire liberamente la propria persona e la propria vita, compresa quella di coloro che non vogliono vincoli definitivi nelle relazioni sentimentali. La relazione del professor Giuseppe Dalla Torre è stata tutta incentrata su elementi di carattere giuridico, senza toccare quasi per niente le posizioni della religione cattolica. Grazie a una lunga serie di interventi del pubblico – tra cui quello del sindaco di Gubbio, Orfeo Goracci – sono stati poi affrontati altri aspetti della delicata questione. L’incontro con Dalla Torre è stato moderato da don Angelo Fanucci e introdotto dal saluto di Fabrizio Piccini dell’Ufficio diocesano di pastorale familiare.

AUTORE: D.M.